martedì 2 ottobre 2007

"Un comunista non può morire democristiano e un democristiano non puoi morire comunista"

Mi trovo così, ad affrontare la mia prima campagna elettorale, candidato alla costituente nazionale del PD.
Un’amica ha avuto fiducia di me, nel mio modo di essere e di pensare, vicino alle idee innovatrici del Partito nascente. Un modo vicino a Rosy Bindi. Silvia Fringuello mi ha invitato e coinvolto, ho accettato entusiasta. Non è questo però che voglio discutere.

Grazie a questa mia nuova esperienza mi sono confrontato con amici dalle stesse opinioni, di idee opposte, di idee vicine ma parallele, con gente comune, con i “mussiani”. Proprio qualcuno di questi ultimi mi ha lasciato perplesso.

In una discussione mi sono sentito rispondere “Io comunista, non posso morire democristiano e tu democristiano, non puoi morire comunista”.
Credetemi sono rimasto allibito da tanto ardire e da tanta paura del “nuovo”.
Spero vivamente che ciò non sia pensiero comune e diffuso fra chi ha votato la mozione Mussi.

Quando mi sono sentito dire ciò, il mio pensiero ha vorticosamente guardato a ritroso nel tempo.
Il comunismo bene o male ha fatto, ripeto ha fatto, la sua storia.
Dalla rivoluzione bolscevica ai movimenti sessantottini.
Rappresentando per questo la rivoluzione, l’innovazione, la trasformazione.
Quel paventato comunismo che oggi rappresenta la reazione, il fermo biologico di una società che si evolve.
E poi i democristiani, coloro che si sono scissi dando vita ad altri partiti, l’UDC, l’UDEUR, molti sono confluiti in Forza Italia, la maggior parte ha creato il PPI, poi Margherita e oggi, con il coraggio di cambiare, vuole fortemente il PD.

Quei vecchi democristiani citati dal mio “amico mussiano” sono storicamente legati alla chiesa, una chiesa cattolica che ha rappresentato si le radici e lo zoccolo duro di un certo immobilismo ideologico, ma che ha saputo, soprattutto in tempi recenti, farsi, in certe occasioni e in un certo senso, “rivoluzionaria”.
Ventisette anni di pontificato di Karol Woityla, hanno cambiato, non il Vaticano, ma il mondo, dimostrando di evolversi con le necessità della società.
Abbattendo il muro di Berlino, facendo cadere muri più consistenti, i muri eretti dalla politica. Dando vita, direttamente o indirettamente, alla Perestrojka e alla Glasnost gorbacioviana, che poi hanno coinvolto altre realtà politiche e sociali e altri Stati.
Tutto ciò è stato l’incubatore dell’attuale movimento riformista europeo ed internazionale. L’abbattimento delle barriere ideologiche ha consentito l’evoluzione dello scenario politico, fino a far nascere per noi, in Italia il partito nuovo, il partito democratico.
Allora mi chiedo dove sta l’innovazione.
Forse in un partito che ha fatto le rivoluzioni ma che le rinnega con l’atteggiamento di oggi o in un partito che è sempre stato tacciato di essere “reazionario” e che si è evoluto seguendo le necessità dei popoli?
Allora dico: basta!
L’innovazione riesco a vederla dove la trasformazione positiva è visibile.
Il processo che in Italia si è attivato con la nascita del PD è rivoluzionario.
Stiamo trasformando il panorama politico.
Nel PD, i cattolici saranno una componente del nuovo Partito.
Ma il PD sarà laico nel rispetto di tutti coloro che vi confluiranno.
Il PD sarà popolare, democratico, sociale, laico, europeista, partecipativo ed innovatore; sarà un punto di incontro, di scambio, di critica, di volontà, di confronto, di evoluzione, di sentimento.
Il PD sarà quello che noi vogliamo che sia.

Per la prima volta saremo noi a decidere, per la prima volta si da l’opportunità ad ogni componente sociale, dall’operaio che non riesce con il proprio salario a raggiungere la meta della terza settimana del mese, al libero e consolidato professionista di partecipare in prima persona, quale attore principale, candidandosi, o scegliere chi più lo rappresenta.
Ormai le liste sono chiuse, i “giochi” notturni e diurni delle liste sono terminati.
Nuovi volti si sono affacciati sulla scena, persone che non avevano mai fatto politica, giovani e vecchi, chi come me, ignari del mondo politico, chi già plurieletto, si sono tutti resi disponibili a contribuire al rinnovamento, al cambiamento.

Le primarie del 14 ottobre sono l’inizio di un processo di grande apertura nei confronti della società civile, che continuerà, poi, dal 15 ottobre, ad incidere sui processi decisionali della politica, sui contenuti ed i programmi.
L’importante è volere, pretendere, il cambiamento. Ho aderito e partecipo perché ci credo.
Voglio che ci crediate esattamente come me. Dimostriamolo insieme.

Rosario Boglioli

1 commento:

Anonimo ha detto...

qualche altra cavolata????!!no perchè sono curiosa...!!!!ma perchè tu sei democristiano??pensavo che i democristiani avessero un animo!!!!almeno pensaci prima a quello che devi scrivere..!!!!un'amica di Mussi

" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi