lunedì 29 ottobre 2007

BINDI: NON SONO UNA GUASTAFESTE, PERO’...

“Non fatemi passare per quella ‘solita guastafeste’ della Bindi: giuro che io l'altro ieri mattina ero contentissima. A sera è cambiato tutto...

C'era solo una cosa che mi rammaricava molto. Speravo che si dovessero superare i simboli di Ds e Margherita ma non quello dell'Ulivo. Non aver trovato traccia delle radici vere del Partito democratico mi ha colpito. Ma nel simbolo elettorale ci dovranno essere le foglie dell'Ulivo”. Lo afferma Rosy Bindi in una intervista al Corriere della Sera nella quale torna a lanciare frecciate all’indirizzo di Walter Veltroni: “Le regole della democrazia interna di un partito non possono essere sostituite dal leader dal volto umano. Io la penso così: un segretario che ha il 76 per cento dei voti è forte, e tanto più è forte tanto più deve rispettare l'altro 24 per cento. E invece c'erano più di cinquecento delegati che non sapevano quello che sarebbe successo. Ora, io non voglio un partito immobilizzato, bloccato da accordi: voglio un partito che corra spedito, ma ci deve essere una condivisione per realizzare il progetto che aveva illustrato in mattinata. Anche Walter è stato eletto da una pluralità di liste in cui non la pensano tutti allo stesso modo. E infatti l'altra sera io e Parisi ci siamo arrabbiati, Letta ha fatto qualche mugugno, ma di facce felici in giro ne ho viste poche, anche tra i suoi sostenitori”. Secondo il ministro della Famiglia “la conclusione di Veltroni ha stressato così tanto il concetto di partito a vocazione maggioritaria fino ad apparire alla ricerca dell'autosufficienza. Non doveva farlo adesso, con una coalizione così complicata. Lo si è visto dalle reazioni degli alleati, che, tra l'altro, ti potevi aspettare. Insomma, ieri sera qualche dubbio mi è nato. Non puoi dire quanto è brutta la coalizione perché questo non aiuta Prodi”.
Rosy Bindi sottolinea che “posso anche mettere tra parentesi l'elezione di Franceschini: non era prevista da nessuna regola, però non infierisco. Ma ci sono due cose che non tornano e che non posso non far notare. Primo: dare i pieni poteri al segretario nazionale e a quelli regionali. Secondo: nominare a sorpresa i coordinatori provinciali e comunali”. E aggiunge: “Con le regole che Veltroni ha annunciato ha mortificato il cittadino-elettore che aveva esaltato al mattino. La stragrande maggioranza dei coordinatori era stata già decisa da Ds e Margherita, e coincide con i segretari, tant'è che alcuni nomi erano stati pubblicati da settimane. Sono metodi da vecchia, vecchissima politica. Non si vogliono eleggere direttamente? Almeno ci si impegni a prevedere l'incompatibilità tra ex segretari, coordinatori provvisori e nuovi segretari”. Il ministro prosegue affermando che “Veltroni deve capire che il nostro è un partito plurale. Sennò poi sa che succede? Che Letta, che alla vigilia dell'assemblea non ha convocato i suoi, finirà per farlo la settimana prossima”. Esclude quindi di essere interessata a formare una corrente: “Mi interessa contribuire all'indirizzo del partito e non deludere le attese di partecipazione che abbiamo suscitato con le primarie. Io so solo che in questi ultimi due giorni mi sono arrivati sms ed email di tanta gente, eletta con me, ma anche con Veltroni, che non è affatto contenta di questo avvio. E alcuni delegati hanno strappato la loro delega perché c'è gente che non è abituata a questi giochi di potere. Il Pd deve essere la casa di tutti”.


29/10/2007
Da http://www.9colonne.it/

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi