domenica 27 aprile 2008

CONTRIBUTO AL COORD. COMUNALE PD "ORVIETO"

Finalmente, passate le elezioni, il coordinamento comunale di Orvieto del PD si è riunito ed ha iniziato a dotarsi delle struttura organizzativa. Siamo solo un partito che che è nato sei mesi fa, non è stato possibile fin'ora organizzarsi, con tutti gli appuntamenti elettorali che si sono succeduti !

Per adesso è stato istituito uno "staff" di cinque persone, quasi tutti giovanissimi, che dovranno mettere a punto e proporre, entro il 15 maggio, l'articolazione operativa della macchina del partito: segreteria, comitato, forum e quant'altro. Mi auguro che lo "staff" faccia un buon lavoro e proponga pratiche e contenuti che portino al compimento del "fatidico" cambiamento !

Personalmente ho consegnato al coordinatore comunale di Orvieto "Trap" un contributo, delle riflessioni, che possono dare spunto e suggerimento alla mission dello "staff".

Colgo l'occasione per ringraziare: il Trap dell'invito a partecipare alla riunione, in quanto costituente all'assemblea nazionale del PD ed al coordinamento che mi ha accolto.
Non era scontato, che fossi ben accetta ad Orvieto, io risiedo a Castel Viscardo ed abito ad Allerona Scalo ( parte prima dello stop, terra di Castel Viscardo), un paese che ha dato molto alla politica locale, nel bene e nel male, politicamente vivo ed attivo da sempre, per ultimo il risultato del PD, 59,15% alla camera, migliore in Umbria. Forse è proprio per questo che noi Alleronesi siamo peggio del prezzemolo!

CONTRIBUTO AL DIBATTITO DEL COORD. COMUNALE ORVIETO PD

Il risultato elettorale conseguito, segnerà la vita del nostro Paese per i prossimi cinque anni, vista la compagine degli alleati della coalizione vincente, avrà una forte connotazione politica a favore del potere economico, sarà praticata perciò sul potenziamento dei poteri forti sia economici che sul cosiddetto quarto potere, la comunicazione .

La forbice tra ricchi e poveri sarà sempre più larga, la comunicazione sempre più limitata.

Abbiamo già in parte sperimentato, con la passata legislatura di Berlusconi , non è un caso che in Italia, negli ultimi 7-8 anni la povertà relativa è aumentata, di quella assoluta non è dato sapere, visto che le statistiche sono ferme all’anno 2003. L’Istat ha rilevato nel 2006 che il 19% della popolazione italiana è in condizione di povertà relativa, nel 2004 era pari all’11%, ovvero i consumi non sono superiori alle 967 E. al mese per nucleo familiare ( composto da 2 persone), l’inflazione recepita dai cittadini è circa del 20%.

L’Italia è al 35° posto, sulla lista dei Paesi che classifica la libertà di stampa, è l’ultimo dei Paesi Europei. Sappiamo tutti che il maggior proprietario delle testate giornalistiche e delle televisioni, è anche il più forte personaggio politico dell’Italia, ne consegue il condizionamento legislativo che regola la libertà di stampa, di parola e di pensiero, ed inoltre il mobbing, che all’occorrenza potrà esercitare su direttori di testata e giornalisti.

Non è più un tema di destra e sinistra, dei valori e degli ideali nei quali ci si riconosce, sperando che ancora qualcuno abbia dei credo, ma è questione di chi detiene il potere economico e di chi non ce lo ha,di ricchi e di poveri.

L’avanzata del liberismo a livello globale, ha esaltato il potere economico, riducendo la politica a servizio dello stesso. Quale rimedio è possibile affinché si possa raggiungere una equa distribuzione presso la popolazione, della ricchezza prodotta? C’è chi rispolvera il modello Keinesiano, chi vuole ritornare alla lotta di classe, chi propone modelli innovativi per le politiche di mercato, chi preferisce barricarsi nei propri confini, illudendosi di farla franca nei confronti della globalizzazione. Si evince, che un modello risolutivo della questione non è ancora definito, ovvero una regolamentazione del mercato libero, comunque, sembrerebbe che una base comune, condivisa dalla maggior parte dei politici e degli economisti europei esista, regolamentare e normare in base al principio della democrazia.

Nel prossimo quinquennio, il PD dovrà garantire la democrazia interna al Paese e farsi promotore di leggi sia a livello nazionale che europeo, che vadano a vantaggio delle classi sociali più deboli. Inoltre dovrà continuare ad interloquire con il mondo economico, con il sistema delle imprese, per creare le basi di un nuovo patto sociale, non cedendo, a differenza di altri partiti, alla tentazione di semplificare ed agevolare i profitti di pochi eletti, ma bensì concordando una strategia politica di sviluppo che porti benessere all’intera collettività.

Trasferito quanto sopra detto nel nostro micro sistema, implica un grande sforzo di tutti gli amministratori pubblici e dei dirigenti di partito, ad una grande apertura nei confronti di tutti i cittadini e del sistema impresa, iniziando a capire chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare.

Senza un’analisi attenta del nostro territorio ed una conoscenza dei bisogni reali, della domanda e dell’offerta, non si potrà costruire un nuovo progetto politico di sviluppo, che abbia per obbiettivo l’equa distribuzione della ricchezza.

Tutti dovranno essere attori principali, sentirsi parte essenziale, autori di un progetto, che rilanci e dia certezze al futuro nostro e delle prossime generazioni.

Come anticipato dal Coordinatore Comunale di Orvieto, l’istituzione di forum a tema, aperti a tutta la cittadinanza, saranno l’inizio di questo processo partecipativo e decisionale. Si auspica, perciò un immediato step, in sede di partito, sull’attuazione del programma dell’amministrazione ed un approfondimento dei vari temi che gravitano intorno alla macchina comunale ed anche un’analisi delle condizioni sociali delle fasce più deboli della cittadinanza, degli anziani, dei disabili, dei giovani e delle donne, da qui la realizzazione dei forum.

Amministratori pubblici e organi di partito, dovranno lavorare in tandem, progettare e gestire insieme, tutte le fasi che daranno vita ad una nuova politica, ad un nuovo modo di concepire i luoghi che abitiamo, ad un nuovo sviluppo a dei migliori servizi.

A tal riguardo, ben venga, l’istituzione di un forum incentrato sullo sviluppo e le politiche di area vasta, del comprensorio, aperto perciò alla rappresentanza della popolazione, in tutte le sue forme. E’ ferma la convinzione della realizzazione della rete, della politica e dell’economia messi a sistema. Il modello di sviluppo delle Regioni del nord-est d’Italia, sono l’esempio, dalla crisi economica sono appena sfiorate, grazie alla rete ed alla capacità di innovarsi e trasformarsi della miriade di piccolissime, piccole e medie imprese presenti sul territorio, collocate sia in pianura che in montagna, sia che operino in ambito industriale, nei servizi, nel commercio o nell’agricoltura. La Città di Orvieto insieme al territorio, dovrà riassumere un ruolo centrale, politico e programmatico comune, condiviso, per migliorare il benessere dei nostri cittadini ed elevare il loro livello di qualità della vita.

Nell’immediato, per iniziare il processo di partecipazione interno ed esterno al partito, per far meglio circolare l’informazione ed innalzare qualitativamente la comunicazione, è auspicabile, che ad ogni assemblea degli organi di partito,riunione dei forum o delle semplici iniziative, vengano redatti dei verbali e riportati sul sito del PD, anche comunicati stampa, che facciano conoscere al vasto pubblico l’operato del partito. Redigere i verbali delle assemblee degli organismi interni, è di fondamentale importanza, garantiscono l’autenticità e la veridicità di tutti i contributi verbali e dimostrano, ai cittadini, la grande apertura e democrazia che il Pd si è prefissato di darsi, come è scritto sullo Statuto e sul codice Etico.

E’ indispensabile perciò, un nucleo operativo che si dedichi alla comunicazione, interna ed esterna, che studi nuove forme d’interazione e d’informazione, che investa tutta l’opinione pubblica.

Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta al mondo “degli invisibili”, di coloro che non hanno la forza rappresentativa per influire sui processi decisionali,i bambini, le donne, i giovani,gli anziani, i diversamente abili, gli immigrati. Ottimale, sarebbe dedicare a queste classi sotto rappresentate nei luoghi del potere, dei forum che affrontino, analizzino e propongano, soluzioni e programmi ,che mirino all’inclusione ed alla parificazione nello stato sociale.

La grande mole di lavoro che spetta al partito nuovo, è complessa, di non facile esecuzione. Non si può sfuggire a ciò che è stato promesso ed a ciò che viene richiesto, sia dal popolo di sinistra, di centro, che di destra, occorre assumersi la responsabilità . La democrazia partecipativa, base fondante del PD, richiede un notevole sforzo, è certo, che una volta avviata porterà dei risultati ottimali, che soddisfano l’intera collettività e rilanciano e rinnovano il modo di fare politica, quella, con la “P” maiuscola.

Orvieto 24 aprile 2008

Costituente all’Assemblea Nazionale del PD

Silvia Fringuello

giovedì 24 aprile 2008

Elezioni 2008: aumentano (di poco) le donne in Parlamento.


Quest'anno si celebra il sessantesimo del voto alle donne in Italia, in un clima politico che vede una presenza ancora molto modesta di donne sia in parlamento che in senato, e soprattutto nei posti importanti della vita del paese. Ripercorrere la storia del voto, e quindi dell'accesso alla vita politica delle donne sia come elettrici che come elette, serve anche a comprendere le ragioni profonde di questa situazione.Anche se le abbiamo dimenticate, l'Italia ha avuto le sue battagliere suffraggette che, fin dalla seconda metà dell'800, hanno combattuto con determinatezza e coraggio per far passare il diritto alla presenza nella sfera politica delle donne nel nostro paese. Il programma ricostruisce la loro storia, aprendo anche continui confronti con quello che succede negli altri paesi europei e negli Stati Uniti, e ricostruisce anche una fase di solito dimenticata, cioè il ruolo delle femministe nel primo decennio fascista, e l'atteggiamento favorevole espresso da Mussolini verso il voto femminile, culminato nella concessione del voto amministrativo ad alcune categorie di donne 'meritevoli' nel 1925. Le guerre mondiali infatti sono il vero punto di svolta nella storia del rapporto fra donne e politica: dopo la prima, i grandi partiti di massa nuovi, cioè il partito popolare di Sturzo e i Fascisti, inseriscono nel loro programma il suffragio femminile, mentre il partito socialista lo aveva già fatto, grazie alle pressioni di Anna Kuliscioff, nel 1910. Ma la vera svolta viene con la Resistenza, a cui le donne partecipano consapevolmente, anche prendendo le armi: il 2 giugno 1946 le donne voteranno per la prima volta al referendum fra monarchia e repubblica, e voteranno e saranno anche candidate a far parte dell'Assemblea Costituente. Nonostante le molte paure, le donne italiane partecipano in massa al voto, e danno prova di non sentirsi estranee alla politica anche presentandosi come candidate, e partecipando attivamente alla fase costituente della repubblica


2008?


Secondo i primi dati elaborati dall'Osservatorio di genere di Arcidonna, bene Pd, maluccio Pdl e Lega, male Idv e Udc
Rispetto alle ultime elezioni politiche, un piccolo miglioramento c'è stato. Ma le donne elette al parlamento italiano continuano ad essere un'esigua minoranza. Secondo i primi dati elaborati dall'Osservatorio di genere di Arcidonna (che tengono conto dei dati del Viminale e delle prime indicazioni dei partiti sulle scelte di coloro che sono stati candidati in più circoscrizioni) le donne che siederanno nei seggi della Camera sarebbero 133, ossia il 21,1 % del totale. Al Senato, invece, le donne elette sarebbero 55, il 17,4 % del totale. L'Italia, secondo l'Inter-Parliamentary Union http://www.ipu.org/english/Whatipu.htm, passerebbe così dal 67° al 50° posto nella classifica mondiale per presenza di donne in parlamento. Nel 2006, infatti, le elette erano state 109 a Montecitorio (il 17,3 per cento) e 45 a Palazzo Madama (il 14 per cento). La crescita, insomma, è stata minima. Andando a guardare i singoli partiti, il Pd ha portato 65 donne alla Camera su 217 deputati (il 29,9%) e 36 donne al Senato su 118 senatori (il 30,5%). Si è vicini, insomma, al 33 per cento di donne in parlamento annunciato dal leader Walter Veltroni in campagna elettorale. Meno brillante invece il dato del Pdl, che porta 54 donne alla Camera su 276 deputati (19,5%) e 13 donne al Senato su 147 senatori (8,8%). Per quanto riguarda gli altri partiti, alla Camera le percentuali di donne sono 6,6 per l'Italia dei Valori, 16,7 per la Lega Nord, 5,6 per l'Udc. Al Senato, percentuali di donne sono 14,3 per l'Italia dei Valori e 12 per la Lega Nord. Niente donne per gli altri partiti.Commenta Valeria Ajovalasit, presidente nazionale di Arcidonna «Solo un quinto dei parlamentari è composto da donne: un dato allarmante, che non può essere spiegato, come ha fatto Berlusconi, alla luce di una maggiore presenza di uomini in politica. Al parlamento ci sono più uomini perché i partiti hanno scelto razionalmente di non fare eleggere le donne. E' una scelta politica. Non è un caso che il Pdl, pur vincendo, abbia portato alla Camera e al Senato meno donne del Pd. Speriamo che in sede di nomine governative ci sia una sorta di compensazione da parte della coalizione vincente.Il Pd, invece, ha avuto il merito di aver raggiunto un incoraggiante 30 per cento, quota che, però, rimane risicata, visto che l'obiettivo minimo indicato dal partito prima delle elezioni era stato del 33 per cento. I timori espressi prima delle urne non erano poi così infondati».

Tratto da http://www.vita.it/
del 16/04/2008

martedì 15 aprile 2008

DEDICATO ALL’ ONOREVOLE TRAP



Caro Trap, il 3 marzo, sul mio blog, scrivevo di te: “ bisogna essere un po' baciati dalla fortuna e il Trap vi posso garantire che fin'ora ce ne ha avuta tanta, ad appena 30 anni ha un curriculum da far fare invidia a qualsiasi politico !”; “In bocca al lupo Trap, fa che sia un piacere sostenerti, dimostra che il lavoro che con tanta fatica, insieme, abbiamo speso, valga ad un vero e profondo cambiamento, per il bene di tutti, della collettività. Ehi Trap, il bimbo è nato ! Ora deve camminare.”

Bhe, meglio di così ? Sei stato eletto ! Sei un deputato del Parlamento della Repubblica Democratica Italiana !

Il fattore fortuna è stato determinante per la tua candidatura, per la tua posizione nella lista, per la tua elezione. Mi auguro, per tutti quelli che ti stanno vicino, assorbano un po’ di questo fluido e riescano a raggiungere gli obiettivi prefissati, forse bisognerà darti una “toccatina” per trasferire un po’ di “fattore C “! ( al ricordo del buon Prodi).

E’ stato un piacere sostenerti in campagna elettorale: tranquillo, modesto, umile, da tempo non accompagnavo un candidato con queste caratteristiche, che se coltivate e mantenute, faranno di te un grande uomo. Forse avrei preferito che avessi incentrato la tua campagna elettorale e ti fossi esposto, su alcune delle questioni locali, le hai accennate, accarezzate, ma non approfondite, sei stato un po’ troppo filosofo. Capisco che sei un amministratore del Comune di Orvieto, e che addentrarti sulle politiche della città e del comprensorio orvietano, avrebbe sminuito il ruolo dell’amministrazioni comunali e sovra-comunali tutte, ma sono sicura che saprai affrontarle nei tempi e nei modi giusti, forte della nomina di “onorevole”, che ti sei guadagnato.

Si, tanto lavoro è stato speso, insieme ai giovani, alle forze nuove del Pd, con quelle vecchie, che sono rimaste ferme e convinte delle proprie scelte anche dopo la “tritata” delle primarie del 14 ottobre, la macchina, per la tua campagna elettorale e per il partito, è stata impegnata a tutto tondo, volevamo “il risultato” ed oggi è stato raggiunto. Un onorevole di Orvieto, finalmente!

La squadra dei dirigenti di partito provinciali dell’orvietano, rivendicarono con forza agli organismi provinciali e regionali, la presenza di un candidato in posizione eleggibile, ma non l’ottennero. Furono accontentati con un’unica posizione in coda alla lista, poi il risultato elettorale eclatante, ha consentito, con il meccanismo dei resti, a far scattare il nostro candidato.

Sulla base di questi numeri, caro Trap, dovrai farti paladino del nostro territorio, ne abbiamo proprio bisogno, siamo fermi e stagnanti da oramai troppo tempo, abbiamo pagato caramente l’assenza di una rappresentanza istituzionale a livello regionale e nazionale. Confidiamo nel tuo massimo impegno, affinché le politiche ed i progetti di sviluppo che ci riguardano, abbiano un buon esito e così potremmo ridisegnare il nostro futuro,con ottimismo e serenità.

Questo è il cambiamento che voglio, e che in parte è già diventato realtà, una nuova e rappresentativa classe dirigente che sappia curare l’interesse generale, ridare la speranza alle nuove generazioni e far credere alle più vecchie che ancora si può fare !

Ehi Trap ! Il bimbo ha mosso i primo passi, abbine cura, attento adesso, potrebbe cadere !

Auguri di cuore. Silvia

giovedì 3 aprile 2008

E' giunta l'ora?


Irlanda: "Mariti non fanno le pulizie? In galera!"

Quante sono le mogli stufe di essere sposate con una persona che non collabora nella gestione delle fatidiche faccende di casa? Milioni, miliardi. Bene da oggi le mogli irlandesi si potranno vendicare portando i propri mariti davanti al giudice.

Secondo il disegno di legge per la prima "carta dei diritti" dell'Irlanda del Nord, presentato alla commissaria per i diritti umani della regione, Monica McWilliams e che verrà in seguito sottoposto al voto dei parlamentari di Westminster - ciascun partner dovrà fare la sua parte nei lavori domestici.

"Tutti i lavoratori, inclusi coloro che lavorano in casa o in un impiego informale, hanno diritto a riposarsi, svagarsi, a fare una pausa e ad un limite ragionevole delle ore di lavoro", recita la legge. La legge potrà essere utilizzata da chiunque creda che i propri diritti siano stati violati tra le mura domestiche e apre la possibilità per i partner separati di invocarla in casi di separazione.

Fonte: www.dagospia.com

GRANDE LUCIANA !


Cesare Fiumi per il “Corriere della Sera Magazine"


«C’è questa amica, una chirurga. No, non sono tante le donne chirurgo in Italia, purtroppo. Beh, c’è questa amica che mi racconta: “Luciana, non immagini che faccia fanno i pazienti uomini, quando comunico loro che sarò io a operarli”. Il sorriso che va, l’imbarazzo che viene. Già, perché le donne dovrebbero fare altro, mica metterti le mani addosso. Per tagliuzzarti, poi. Noi andiamo bene soltanto per cambiare la padella. Eh no, troppo comodo».

L.L. è in forma, anche se ha fatto la notte in bianco, perché il bambino più piccolo ha avuto la febbre. E parlare di donne – di quello che le donne non dicono, «perché non glielo lasciano dire o nessuno glielo chiede» – è come fare palestra agli attrezzi preferiti: fanciulle al volteggio e maschi alla sbarra.
Ché vola basso, cocorito, il tormento dell’ultimo spot, è in fondo il suo modo divertito di invertire le rotte dei ruoli, sponsorizzando la propria compagnia di bandiera. «Anche se noi donne abbiamo esagerato. Vogliamo lavorare ma anche fare le madri, magari avere una carriera ma anche cucinare, avere il tempo per le amiche e pure quello per noi stesse, oltre naturalmente alle altre tremila cose che pretendiamo di fare ogni giorno. A un certo punto abbiamo avuto voglia di tutto quello che prima non potevamo avere».

Quasi un’incontinenza trasgressiva. «Solo che, alla fine, ad andare fuori giri, anche il piacere di fare le cose si appiattisce, si azzera. Così stiamo scoprendo che la vera trasgressione è la normalità». È un’icona, a suo modo, Luciana Littizzetto: «va sempre di moda, si porta sempre bene», ironizzano al Foglio.

E piace pure al pubblico maschile, anche se maltratta il maschio, perché si mette allo stesso livello, linguaggio incluso, volgarità ammessa: «All’inizio mi accorgevo che ai miei spettacoli ridevano solo gli uomini. C’era come un disagio femminile ad accettare i miei testi, specie su certi argomenti. Adesso è cambiato tutto: “digliele alla Chiesa, cantagliele ai politici”. Le più scatenate oggi sono le donne».

Di cui L.L. fa la portavoce senza averne l’aria. Epperò annusandola, in modo da capire quella che tira. Una portavoci, a essere precisi, visto che ogni giorno la signora fa il pieno di ascolti. No, niente a che vedere con quelli che porta a casa la domenica sera a Che tempo che fa, sbilanciandosi pericolosamente sulla scrivania di Fabio Fazio e, altrettanto pericolosamente, su faccende che in tv solo un comico-donna riesce a trattare in quello che, per molti telecittadini, è diventato «lo spazietto della laicità».
Un monologare con angolo-caricatura – dieci minuti inquadrati in tutto - dove cucinare, speziando di provocazioni e pure di parolacce («se, secondo me, uno spara una cazzata, io lo dico senza giri di parole») le indignazioni della settimana. Gli ascolti decisivi di Luciana Littizzetto, 43 anni, diploma in pianoforte al Conservatorio e laurea in lettere a Magistero, nove anni di insegnamento e sei in analisi, sono altri.

«Comincio al mattino, quando porto i ragazzi a scuola. Davanti a quel cancello succede di tutto. In pochi minuti le mamme sono capaci di mettere su un Porta a Porta su qualsiasi argomento di interesse reale. Vita quotidiana, intendo: quella che i politici spesso non sanno dove stia di casa. Ma a volte sono dei veri e propri Ballarò accalorati e si arriva anche al faccia a faccia tipo-Annunziata, quando la mamma di turno parcheggia il Suv sul marciapiede.

E io sto con le orecchie aperte, sento, registro, riporto. Poi tocca al supermercato: spunto lì davanti come una nutria direttamente dalla scuola, a volte aspetto pure che apra. A quell’ora, in coda, ci sono solo pensionati e pensionate. E lì si parla di altre questioni vitali: i soldi, la spesa, la sanità. I giovani? Quelli li incontro sul sito o il sabato su radio Deejay». Un’antenna su tre generazioni: difficile andare fuori tema, la domenica.

A PROPOSITO DI EMINENZ
C’è un gioco, nel suo sito, molto praticato dai visitatori: Se Luciana fosse…sarebbe… Tipo: se Luciana fosse un film sarebbe Mary Poppins (postato da Elisa). Si tratta, insomma, di riempire i vuoti, un po’ come ha fatto lei, inventandosi difensora-televisiva della laicità, da quando «indignata per l’invito del cardinal Ruini a disertare il referendum sulla fecondazione assistita, ho cominciato a ironizzare su Eminenz e sulle sue intromissioni nella mie scelte di donna e di cittadina, chiedendogli a quel punto lumi su tutto».
Fino al tormentone: scusi Eminenz, a Natale, pandoro o panettone? «È roba seria il rapporto con la Chiesa. Perché lo tratto io e non altri? Bella domanda. Forse perché, a differenza di tanti politici, io non ho niente da perdere. Resto comunque un saltimbanco, che vuole continuare a essere la cialtrona che è». Da ex prof a supplente, insomma. «Mal digerita da molti, però: ho uno zoccolo duro di contestatori, che scrivono al sito». Anche se l’unico a tuonare a viso aperto, ai tempi, fu Mastella: «Spero che la Littizzetto la smetta con Eminenz», ma poi l’ha smessa prima lui.

«Perché me lo lasciano fare, alla Rai? Forse perché non offendo mai la religione né chi crede, non ho malignità in tasca e neppure retro-pensieri. Ci mancherebbe, ho avuto una formazione cattolica: da ragazzina ho frequentato gli oratori e i preti di strada, qui a Torino, facendo volontariato. È solo che oggi non riconosco più le parole della Chiesa di allora: “Eri nudo e ti ho vestito” è diventato “Eri finocchio e non ti voglio vedere”. Forse è per questo che proprio tra i cattolici va crescendo un l’anticlericalismo».

Se Luciana fosse il Vaticano sarebbe attenta a non impicciarsi nelle vicende dello Stato italiano (Gian Gottardo). Uno Stato dove domenica si vota. Quote rosa? Voto imprescindibilmente femminile? Oppure le donne in politica restano comunque espressione di un capo o di un partito? «No, donne in gamba ce ne sono. Ma poi alcune si comportano come i maschi e ti fanno cadere le braccia. Come quelle candidate, rigorosamente bipartisan, che finiscono sui giornali perché dichiarano di preferire il perizoma. Ma che me ne frega a me, cosa indossi. Non è per quello che ti voto.

Non devi neppure rispondere a domande simili. E invece c’è questa voglia di piacere, di fare le simpatiche, tali e quali i loro leader. Ma io ti scelgo perché sei autorevole”. E non autoreggente o meno. «Ma faglielo capire. Eppure ce n’è di donne che m’ispirano fiducia. Una come la Finocchiaro per esempio: mi va bene ministro ma anche giudice o insegnante: ecco vorrei un mondo di Finocchiaro.

Poi c’è la Bonino, una dura. La Prestigiacomo? Beh, ha pianto quando il suo partito l’ha lasciata sola sulle quote-rosa, vuol dire che ci credeva. Lo so: stavolta c’è il primo candidato premier donna, la Santanché. Cosa dire? Sui manifesti, a guardarla, sembra una mistica, una santa. E magari lo è», sorride L. L.. Memore di quella dichiarazione della signora, andata oltre il dilemma sul perizoma: “Per fare carriera, io non l’ho mai data».
Da far le scarpe alla Littizzetto, la domenica sera. Se Luciana fosse un politico sarebbe l’unico da votare (Roberto). «Un appello alle donne, alla vigilia delle elezioni? Andate a votare, c’è bisogno di voi. Ma non farei campagna per un voto rosa. Anche se una donna vorrei vederla eletta: Hillary. E con Obama vice. Sarebbero una bella coppia, ciascuno capace di portare la sua esperienza e di parlare a un pezzo d’America. Ma non succederà: se il buon senso suggerisce una cosa, la politica di solito prende un’altra strada.

Eppure una presidente degli Stati Uniti mi farebbe sentire più sicura: secondo me una donna non userebbe mai l’atomica. Troppo casino, un gran disordine, chi è che rimette tutto a posto, poi?». In Italia per ora te la scordi una presidente, concorda L.L. Intanto è femminile la Confindustria.

«Dove a votare sono soprattutto uomini: mi sembra una bella notizia. La Marcegaglia mi pare una tosta, che però fa anche la mamma. Spero che, nei suoi confronti, non usino mai quell’immagine che invece certe manager sono fiere di sentirsi ripetere: “Quella c’ha le palle”. Ma si può? È come se, di un uomo di successo, dicessero: “quello è proprio uno con le tette”. A ciascuno la sua sfericità».

Se Luciana fosse un farmaco sarebbe un antidepressivo (Barbara). Eppure piccole bulle crescono. Ragazzine che mutuano dai maschi violenza e volgarità. Solo nell’ultima settimana: un sottufficiale della Folgore condannata per nonnismo; bande rosa che derubano le coetanee in classe e spaccano il naso a chi non ci sta. Gli uomini avranno fatto scuola, ma le donne studiano da prime della classe: ci sono un bel po’ di Minchia Sabbry in giro.

«Quel personaggio, ero agli inizi, è arrivato troppo presto. Ma avevo appena finito di insegnare e di Minchia Sabbry erano già piene le classi: figlie dell’emigrazione, spesso col genitore in galera. Ragazzine che quando entravi in aula, ti squadravano: “E tu, che minchia mi rappresenti?”. Lì ho capito che potevo recitare: se ti fai ascoltare in classe, ti ascoltano anche nella vita. E comunque, anche lì, l’unico argine sono le donne, perché scatta un effetto-madre: magari ti ribelli, ma con la prof ci parli.
Al prof maschio invece manca poco che lo attacchino al muro: e proprio le bulle, che lui non sa come prendere. Sono ragazze che non possono usare la bellezza per fare colpo: diciamo la verità, se le guardi, non ce n’è una figa. E per farsi accettare dai maschi, li imitano. Coerenti al messaggio dei media, oggi tiriamo su ragazzine carine vestite da micromignotte e brutte ragazzine che menano».

CHE TRISTEZZA LE DONNE MOGLI ALLA SPITZER
Chirurghe e deputate, manager e insegnanti. Sembra che manchino le madri, però. «Ai figli abbiamo concesso tutto e i ragazzi non hanno più desideri. Un bel problema». Ma c’è un posto dove mettere una donna, capace di mettere le cose a posto? «Forse ci vorrebbe una papessa. O almeno delle prete: sacerdoti donne, che tra l’altro porterebbero benissimo l’abito lungo».

E cominciare dalle mogli dei preti, visto che sull’argomento la Chiesa già discute? “Per carità, finirebbero tutte come la moglie del governatore Spitzer: a far compagnia al marito mentre quello confessa ai fedeli di aver peccato. No proprio delle prete vorrei. Perché le suore, e io ci ho studiato dalle suore e ne so qualcosa, si fanno un mazzo tanto, ma non sono considerate: devono ubbidire e non possono neppure mandarti a quel paese». (Postato da Alberto), in cerca di guai: se Luciana fosse l’eccezione sarebbe la regola.

fonte: www.dagospia.com
" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi