lunedì 23 febbraio 2009

Bindi: sarà un leader di garanzia, finito il finto unanimismo

da Il Messaggero 22 febbraio 2009


Rosy Bindi il 14 ottobre si candidò, non da sola, contro Veltroní. Ora ha detto sì a Franceschini. E spiega perché: «Io non sono entrata in maggioranza. La mia adesione all'elezione di Dario è esattamente il contrario: è la fine della maggioranza del 14 ottobre».

E il giudizio sulla sua elezione è positivo...
«Sì, giudizio positivo su come si è svolta l'assemblea: finalmente si è discusso serenamente, si è votato... Le altre volte era liturgia, stavolta è stato un momento di confronto vero».

Meglio di primarie subito o di un congresso anticipato.
«Decisamente sì. Io penso che noi abbiamo bisogno di assise vere, che non era possibile fare adesso. Per questo ero d'accordo con l'elezione ora di un segretario. Noi continuiamo ad avere l'illusione di dover nominare un leader che poi farà il partito; invece l'impostazione va rovesciata: c'è bisogno di un partito che poi si sceglierà il leader».

Cosa le è piaciuto di più dell'intervento di Franceschini?
«Ha fatto un discorso diretto, a braccio, e così ha potuto avere accenti davvero sinceri: quando uno parla a braccio tira fuori le cose che ha dentro, e credo che sia stato un atto di verità di cui avevamo bisogno».

Ma lei ha parlato anche di discontinuità. Quale?
«Adesso è finita la maggioranza confusa del 14 ottobre, quel 75 per cento di finto unanimismo che non ha fatto bene al partito e neanche a Veltroni. Ora c'è un elemento di chiarezza. Io il 14 ottobre ero da un'altra parte, stavolta con il mio appoggio, quello di Enrico Letta è chiaro che comincia una fase unitaria vera del partito. Franceschini ha tutte le possibilità di essere un vero segretario di garanzia...».

E non solo un reggente.
«Esattamente. Ciascuno si assume le sue responsabilità e contribuirà con le proprie idee a che il prossimo congresso scelga un leader di un partito che ha definito una linea politica, programmatica, le alleanze, la qualità della sua opposizione. Ossia tutto ciò che finora è rimasto indefinito per responsabilità, io ritengo, di quella maggioranza delle primarie che non è mai andata d'accordo e ha imposto anche a Veltroni una gestione che invece di discutere moltiplicava gli incarichi. Quella fase sí è conclusa».

Qual è la priorità ora?
«L'orientamento prevalente in periferia, lo sappiamo, era cambiamento subito, primarie subito, leader forte subito. L'assemblea ha deciso un percorso diverso e dunque credo che si sia bisogno di spiegare ai nostri militanti, alla nostra gente, il perché di questa scelta. Non una decisione delle oligarchie, bensì una scelta di responsabilità in un momento difficile, un segretario di garanzia per il congresso».

E i pericoli di scissione si sono fugati?
«Un segretario di garanzia come è Dario, e che per di più è espressione della cultura cattolico-democratica, che guida un partito dove c'è una maggioranza di sinistra, è una garanzia per scommettere sulla validità del Pd come partito plurale. Questa mi sembra la risposta migliore a tutti coloro sono alla ricerca di pretesti per costruire un nuovo centro prendendo a pretesto il fatto che ci sarebbe una egemonia díessina. Oggi abbiamo assicurato futuro al progetto dell'Ulivo e del Pd».

domenica 22 febbraio 2009

Donne in Tv: poche e quasi sempre poco vestite

20 Febbraio 2009 - Non c’era bisogno dello studio e dell’esame scientifico del piccolo schermo per renderci conto che la femmina televisiva è prevalentemente non troppo vestita e in genere poco intellettuale. Ora però, a confermare l’espressione di una visione "machista" del corpo femminile, arriva anche l’evidenza di un monitoraggio televisivo permanente della trasmissione Chiambretti Night, che ha analizzato le principali edizioni dei tg e i più importanti programmi d'intrattenimento e approfondimento del mese di gennaio, per un totale di 450 ore televisive.

Meglio la minigonna del cervello - Le donne presenti in tv rappresentano solo il 29%, di cui il 38% "prezzemoline", il 18% esponenti politiche, l'11% attrici, il 10% conduttrici, il 9% cantanti, il 7% giornaliste, il 3% scrittrici. Ma la percentuale di donne raggiunge vette "bulgare" nei varietà, in cui, su un totale del 60% di apparizioni, il 47% è appannaggio della "prezzemoline" improvvisatesi opinioniste, il 13% delle attrici, il 12% delle presentatrici, l'11% delle cantanti, l'8% delle giornaliste e il 3% delle rappresentanti di partiti politici.

Il raro punto di vista femminile - Il monitoraggio che, in collaborazione con il massmediologo Klaus Davi, si prefigge di verificare le tendenze della tv, rileva anche che, nei telegiornali e nei programmi di approfondimento, le presenze femminili raggiungono solo il 13%. In questa categoria di programmi il 50% della visibilità femminile è attribuibile a donne della politica, il 20% ancora alle "prezzemoline", il 9% alle attrici, il 7% alle presentatrici e il 5% alle giornaliste.

Pochi “velini” - Esattamente l'opposto per gli uomini, le cui presenze televisive raggiungono il 71%, con punte dell'87% nei telegiornali e negli approfondimenti giornalistici, mentre nell'intrattenimento raggiungono un buon 40%. Nei tg e negli approfondimenti informativi i politici stravincono, con il 75% delle partecipazioni, mentre sono più assenteisti nell'intrattenimento, dove rappresentano appena il 5% delle ospitate maschili, superati da cantanti (7%), sportivi (8%), conduttori (14%), giornalisti (16%), attori (21%) e "prezzemolini" (25%).

giovedì 19 febbraio 2009

Pd: appello donne, "Non torniamo indietro, continuiamo a sostenere progetto".

Da notare: noi donne, lo stesso pensiero..........


18 febbraio 2009 Ufficio stampa - Comunicato stampa

Tra le firme Franco, Finocchiaro, Sereni, Bindi, Lanzillotta, Turco, Soliani, Magistrelli, Picierno, Zampa, Concia "Dopo le dimissioni del segretario Walter Veltroni, che ha incarnato sin dall'inizio il progetto del Partito Democratico, siamo entrati in una fase sicuramente difficile, delicata, che va gestita con saggezza e lungimiranza. Non possiamo assolutamente tornare indietro e deludere le speranze di milioni di persone che credono nella possibilità di cambiare questo Paese costruendo un'alternativa valida alla destra.Le donne del PD, che tanto hanno contribuito alla sua nascita, continueranno a sostenerne il progetto, a dare fiducia alle tante donne della società che ad esso guardano per procedere sulla strada dei diritti". E' quanto si legge in un appello delle donne del Pd sottoscritto da senatrici, deputate, ministre ombra: Vittoria Franco, Marilena Adamo, Silvana Amati, Maria Antezza, Teresa Armato, Emanuela Baio Dossi, Fiorenza Bassoli, Mariangela Bastico, Maria Teresa Bertuzzi, Dorina Bianchi, Franca Bindelli, Rosi Bindi, Tamara Blazina, Anna Maria Carloni, Susanna Cenni, Franca Chiaromonte, Poala Concia, Silvia Della Monica, Franca Donaggio, Anna Finocchiaro, Anna Rita Fioroni, Cinzia Maria Fontana, Maria Pia Garavaglia, Laura Garavini, Rita Ghedini, Marialuisa Gnocchi, Manuela Granaiola, Maria Fortuna Incostante , Maria Grazia Laganà Fortugno, Linda Lanzillotta, Maria Leddi, Donata Lenzi, Marina Magistrelli, Beatrice Magnolfi, Raffaella Mariani, Francesca Marinaro, Daniela Mazzuconi, Anna Margherita Miotto, Colomba Mongiello, Magda Negri, Pina Picierno, Leana Pignedoli, Roberta Pinotti, Daniela Sbrollini, Amalia Schirru, Anna Serafini, Marina Sereni, Alessandra Siragusa, Albertina Soliani, Livia Turco, Sandra Zampa.

"Il PD - continuano le senatrici e deputate democratiche - è nato per cambiare la politica, non per lasciarla così com'è. Per questo bisogna rinunciare ai personalismi e all'autolesionismo corrosivo, che sono le malattie storiche della sinistra e rischiano di disperdere l'enorme patrimonio di innovazione rappresentato dal PD. A questo progetto noi continueremo a lavorare portandovi le nostre aspirazioni e i nostri progetti, come abbiamo fatto finora con le proposte sull'occupazione femminile, sulla conciliazione e condivisione, sul welfare, sulla violenza contro le donne, sulla democrazia paritaria. Il PD - conclude l'appello - ha bisogno delle donne, le donne hanno bisogno del PD".

mercoledì 18 febbraio 2009

Dimissioni Veltroni: seriamente preoccupata

A seguito delle dimissioni di Veltroni, sono seriamente preoccupata per il futuro del PD..........ho il timore che il lavoro svolto negli ultimi anni dai democratici per davvero,vada perso e di ritrovarmi nella "recessione", catapultata nel passato. Faccio appello a tutti coloro che hanno creduto nel "progetto" del PD, di unire le forze e di non cedere alla tentazione di abbandonare il percorso, difficile e tortuoso, che con tanta fatica abbiamo intrapreso insieme.Abbiamo l'obbligo e la responsabilità nei confronti dei nostri figli,della collettività tutta, di procedere con determinazione nella via del cambiamento, per una vera e sana democrazia.
Silvia


PD,BINDI: VELTRONI NON DOVEVA DIMETTERSI,PARTITO MERITA GUIDA
da Ansa

«Ritengo che non doveva dimettersi, perchè il partito merita una guida». Lo dice Rosy Bindi nel corso della trasmissione televisiva "Otto e mezzo" su La7, commentando le dimissioni del segretario del Pd Walter Veltroni. Bindi spiega di «rispettare la scelta» del segretario, ma sottolinea la necessità di una guida in vista degli impegni dei prossimi mesi, dalle elezioni europee e amministrative al congresso.

«Non c'è il fallimento del progetto del Partito democratico, così come è ingeneroso dire che è il fallimento del segretario» precisa la vicepresidente della Camera, sottolineando di «non sentirsela di attribuire tutta la responsabilità delle ultime sconfitte elettorali a Veltroni. L'ultima cosa che deve accadere è gettare la spugna su questo progetto. Se c'è una cosa di cui questo Paese e il mondo hanno bisogno è il pensiero democratico, che è la sintesi delle culture che noi cerchiamo di realizzare».

Per Bindi «c'è il rischio che si torni a un partito di sinistra che ingloba Vendola e uno di centro che va insieme a Casini. Ed è quello che mi preoccupa di più. Sarebbe poi da vedere se questi due partiti potrebbero tornare ad allearsi fra loro» e comunque sarebbe un esito che azzererebbe quanto fatto dal «1996 anche con Romano Prodi». Il progetto del Pd «è lungimirante» e richiede anche «pazienza».

Per il dopo-Veltroni, secondo l'esponente del Pd «Franceschini segretario ponte è la via istituzionale perché è il vice, ha avuto l'investitura istituzionale, è stato eletto dall'Assemblea nazionale. Comunque ci sono anche altri». Bindi spiega di preferire in ogni caso l'opzione della segreteria ponte a causa dell'appuntamento con le elezioni e delle difficoltà di orqanizzazione che si incontrerebbero se si procedesse diversamente. L'unica alternativa possibile sarebbe quella di procedere a «delle nuove primarie, ma non credo che al Pd serva un'altra conta».

domenica 15 febbraio 2009

Rosy Bindi : La Carta strappata

di Marco Damilano - da L'Espresso


Sul tavolo accanto alla scrivania di vicepresidente della Camera ci sono due testi: la Bibbia e la Costituzione. "E presto aggiungerò i documenti del Concilio". I punti di riferimento fondamentali per la cattolica Rosy Bindi: fedeltà ai propri valori di credente "che non si impongono per legge", fedeltà alla Carta del 1948 messa in pericolo in questi giorni: "Berlusconi ha usato la vita di Eluana contro gli equilibri istituzionali previsti dalla Costituzione".

Vita contro procedure istituzionali: è la partita che la politica ha giocato in queste settimane?
"È la contraddizione voluta e costruita da Berlusconi e dalla sua maggioranza. So bene che in un clima di emotività nazionale era difficile riflettere, ma ora che i toni si sono abbassati possiamo provare a chiederci: si può garantire la dignità e la vita di una persona mettendo a rischio i fondamenti della democrazia? Qui c'è ben altro che la ragione di Stato da difendere. Sul caso di Eluana il governo ha giocato una partita con le carte truccate. È stata usata una vita contro la Costituzione. L'obiettivo non era salvare una donna, ma perseguire ben altri scopi".

Quali?
"Quelli dichiarati dallo stesso Silvio Berlusconi. Nella conferenza stampa in cui ha usato parole irripetibili riferite a Eluana ha detto che il governo non può essere limitato nel suo potere di fare i decreti. E ha minacciato, in caso contrario, di ricorrere al popolo per cambiare la Costituzione. Ma la firma del presidente della Repubblica sui decreti non è un atto notarile: è la garanzia che il governo sta esercitando il suo potere nel rispetto dei valori costituzionali. Sono stata ministro per sei anni, sui decreti c'è sempre un dialogo tra il governo e il Quirinale. Non è mai successo invece che sui dubbi del presidente della Repubblica il governo costruisse uno show. Si è creato ad arte un pretesto, si è spettacolarizzato il dissenso di Giorgio Napolitano, si è fatto di tutto per farlo passare per uomo di parte. Sono arrivati a dire perfino che la sua è la parte della cultura della morte. Tutto per lanciare un unico messaggio al Paese: non si disturba il manovratore".

Però tra i cittadini aumenta la paura del futuro. E l'invocazione di un uomo che decida.
"Nella storia le svolte autoritarie arrivano spesso per la difficoltà a funzionare delle assemblee parlamentari, lo so bene. Per questo bisogna rapidamente agire per correggere il bicameralismo, riformare i regolamenti delle Camere, ridurre il numero dei deputati e senatori. Tutto per rendere più efficace la forma di governo parlamentare, che non può essere messa in discussione. Berlusconi pensa che chi vince le elezioni comanda il paese: questa è la profonda distanza tra lui e la Costituzione. So che anche in casa mia, nel Pd, qualcuno ha avuto simpatia per modelli presidenziali, l'elezione diretta del premier, il sindaco d'Italia. Ma questo non è tempo di presidenzialismo: in questo momento storico, con Berlusconi, con il conflitto di interessi, con i parlamentari nominati, con i pesi e i contrappesi vissuti con insofferenza, non ci sono in Italia le condizioni per alcun cedimento".

Ma l'attacco alla democrazia è solo un fatto di regole?
"La mia paura è che questo governo voglia approfittare della crisi economica per svuotare la democrazia. La democrazia disegnata dalla Costituzione è in crisi perché sono duramente colpiti i suoi principi di uguaglianza e di giustizia sociale che garantiscono la libertà degli individui. Al loro posto c'è il modello di società di questa destra. Lo vediamo sull'immigrazione, su come trattano il povero, il marginale, il diverso. Si utilizza la crisi per creare una società più disuguale, più immobile, con più privilegiati garantiti e con lo scatenamento della guerra tra i più poveri, i non tutelati. La destra mette insieme la difesa del proprio territorio, il liberismo straccione pronto a trasformarsi in protezionismo e l'imposizione della sua visione etica con una legge dello Stato".

Non lo fa solo la maggioranza. In queste settimane i cardinali Ruini e Poletto hanno teorizzato un principio: la legge dello Stato non può opporsi alla legge di Dio e della Chiesa, in caso di contrasto deve prevalere la legge di Dio. Cosa ne pensa la cattolica Bindi?

"Penso che la legge di Dio sia superiore alle leggi umane. Ma nessuno può pretendere che la propria visione sia interamente recepita da una legge dello Stato. Non puoi trasformare la legge superiore che guida le tue scelte e la tua coscienza in una legge dello Stato imposta anche a chi non la condivide. Laicità e democrazia non sono l'assenza di valori, ma la fatica di valori condivisi. Tenendo uniti due principi: il primato della coscienza e la non imposizione dei tuoi valori agli altri".

D'accordo, però torniamo nell'Italia 2009. Nel caso Englaro questi principi sono stati rispettati dalla gerarchia ecclesiastica e dal governo?
"Ho una gran paura: che per ottenere alcune leggi una parte della gerarchia ecclesiastica e del mondo cattolico resti in silenzio su i rischi che incombono sulla nostra democrazia. Non si può barattare un singolo principio con il valore della democrazia: se metti in pericolo la libertà degli altri prima o poi toccano anche la tua. È già successo: sono concordataria, ma ricordo che nel 1929 la Chiesa firmò il Concordato con Mussolini e solo due anni dopo il regime fascista fece chiudere i circoli dell'Azione cattolica. Questo dovrebbe mettere in guardia verso chi si propone di nuovo come l'uomo della Provvidenza. Lo dico alla mia Chiesa: solo con la democrazia e con la Costituzione tutto è possibile. Non si possono difendere i propri valori abbassando i principi di convivenza democratica, perché così anche la difesa della vita e della famiglia diventa un fatto puramente formale e alla fine se ne paga un prezzo ben più alto".

Berlusconi è in politica da 15 anni, siamo davvero alla sfida decisiva: cambio della Costituzione, spallata istituzionale, assalto al Quirinale?
"Eluana ne è la prova: se Berlusconi è arrivato a usare un caso così delicato con quella volgarità vuol dire che è disposto a tutto. Il suo è un annuncio: se non mi date i poteri di cui ho bisogno ricorrerò al popolo. Dimentica che nel 2006 il popolo italiano ha già bocciato a grande maggioranza la loro controriforma della Costituzione".

E il suo partito, il Pd, come si attrezza a questa sfida? Oscillate tra due estremi: un giorno Berlusconi è come un premier inglese, il giorno dopo lo si paragona a Putin. Questa settimana siete scesi in piazza per difendere la democrazia minacciata, ma con Berlusconi state votando la modifica della legge elettorale europea e sul federalismo leghista vi siete astenuti.
"Se andare in piazza serve a riprendere il cammino parlamentare sulla bozza Violante per rafforzare il Parlamento va benissimo. Se le intenzioni del governo sono altre ci opporremo con tutte le nostre forze. Su giustizia e intercettazioni nessuno di noi ha intenzione di fare l'inglese. Piacerebbe anche a me un centrodestra europeo, ma in Italia purtroppo non c'è. E noi dobbiamo ripartire dalla Costituzione: questa è la nostra missione.".

Per la verità, nelle manifestazioni del Pd si canta l'inno nazionale e c'è il tricolore sul palco, ma della Costituzione non si vede traccia.
"Benissimo: allora portiamo sul palco anche il testo della Costituzione. Ma il problema non è di simbologia: spesso facciamo fatica a definire l'identità culturale del Pd, ma gran parte della nostra identità è contenuta lì, in quelle parole".

In piazza ha parlato Oscar Luigi Scalfaro: non temete di tornare al vecchio anti-berlusconismo?
"Scalfaro è il simbolo dell'Assemblea Costituente. Il nostro obiettivo non è l'antiberlusconismo, è la difesa di principi fondamentali che sentiamo minacciati. E su questo speriamo di trovare tanti compagni di viaggio. Per esempio, Pier Ferdinando Casini: altrimenti che avrebbe fatto a fare la rottura con Berlusconi un anno fa? La sinistra, che spero ricostruisca una sua presenza politica e non si affidi alla difesa di piccole sigle dello zero virgola per cento. Le forze sociali: la Cisl di Pezzotta nel 2006 fu al nostro fianco nel referendum sulla Costituzione, mi chiedo dove sarà la Cisl di Bonanni. E altri compagni di strada inaspettati".

A chi si riferisce?
"Con Gianfranco Fini mi trovo a lavorare alla presidenza della Camera. Gli do atto di aver difeso il presidente della Repubblica e il Parlamento dall'aggressione del governo a colpi di decreto. E qui, a Montecitorio, la nostra sarà una vigilanza quotidiana".

Non siamo ospiti del PD

di Rosy Bindi (colloquio con Federico Geremicca, La Stampa)

È il giorno del suo compleanno. Trattandosi di una signora, l'età - naturalmente - non si dice: quel che invece si può dire è che per Rosy Bindi quello di ieri non è stato tra gli anniversari più felici, turbata e ferita com'è da tutto quel che il caso-Eluana ha frullato assieme, allargando il solco tra il suo partito e la Chiesa, e perfino tra i cattolici che militano gomito a gomito nel Pd. Ferita, ma non rassegnata. Anzi, al solito, duramente reattiva.

E per questo, se è vero che c'è una questione che le sta a cuore sopra tutte le altre, prima c'è una cosa - una di quelle che ti restano là, senza andare né su né giù - della quale si deve liberare. E naturalmente lo fa: anche perché è una buona via per introdurre, poi, la questione principale. «Io non ho problemi a riaffermare - dice - che Berlusconi ha usato la vita della povera Eluana per altri fini. Ma anche dentro il mio partito, all'ombra della discussione sulla libertà di voto, c'è chi cerca di giocare la sua partita. E' la politica della bandierina cattolica dentro il Pd. Della serie: questo partito, nel suo insieme, non è un interlocutore per le gerarchie ecclesiali, ma dentro il Pd c'è qualcuno col quale parlare. E naturalmente anche su questo terreno ci si lottizza reciprocamente: qualcuno telefona a Fioroni, qualcun altro a Rutelli; poi Rutelli chiama qualcuno, Binetti qualcun altro... E si fa a gara per arrivare prima o per vedere se è rimasto qualche piccolo spazio da occupare».

L'amarezza e la preoccupazione di Rosy Bindi sono grandi, perché intorno al destino di Eluana ha visto accadere cose che non pensava possibili, e mai emerse con tale disarmante nettezza. E' questa la questione principale. Il ruolo dei cattolici in politica; quello dei cattolici all'interno del Pd; e la funzione della Chiesa, naturalmente: alla quale segnala - da credente impegnata in politica - un pericolosissimo errore di valutazione. «Quando nel giorno del decreto su Eluana e dello scontro che ne è seguito ho ascoltato Sacconi, Quagliariello e Bondi dire "oggi è nato il Pdl", mi è parso chiaro che ritengono di aver chiuso il cerchio. Ad una destra dal pensiero debole, è stato offerto il completamento del suo trittico: paura, liberismo straccione e quindi i valori, che sono ciò che mancava. Stanno costruendo la loro identità prendendo a prestito la parte che fa comodo di quella che chiamano civiltà cristiana. Inaccettabile. E non dovrebbe esserlo solo per noi...».

Ad offrire il completamento del trittico - è implicito - sono state le prese di posizione delle gerarchie ecclesiali: scese in campo con una durezza senza precedenti. E' un problema serio: ma nessuno se ne può sorprendere, secondo la Bindi. Spiega: «Senza nostalgie, bisogna dire che tutto origina dalla fine della Democrazia Cristiana, partito dei cattolici ma laico, attraverso il quale lo stesso messaggio della Chiesa veniva considerato, elaborato e trasformato in scelta politica. Non è che prima i vescovi non parlassero: solo che c'era uno strumento, un partito, capace di tradurre quella legittima parola in scelte politiche. Finita la Dc - continua - la Chiesa ha avviato una interlocuzione diretta con le istituzioni del Paese: e non è certo una critica dire che l'interprete di questo processo sia stato monsignor Ruini. E' stato lui a farsi carico di questo passaggio, dando alla Chiesa italiana una sua soggettività politica: una soggettività utilizzata per trattare ora su questo ora su quel singolo tema. Non è un inedito. Infatti, se escludiamo la breve esperienza del partito di Sturzo, bisogna dire che i cattolici, prima della Dc, non sono stati poi così spesso portatori di un progetto politico per il Paese».

Non è un inedito, ma è ugualmente un errore, assicura Rosy Bindi. «Sturzo era in posizione minoritaria quando fece il Partito popolare, perché la stragrande maggioranza dei cattolici preferiva trattare posti in Parlamento o leggi che interessavano. Fu allora che disse "no, signori miei, qui si fa un partito non perché siamo cattolici ma perché abbiamo una proposta politica". Del resto, il momento della vita del Paese nel quale i cattolici hanno maggiormente esercitato la loro influenza, non è certo stato quando hanno fatto un referendum, per poi magari perderlo: è stato quando hanno scritto la Costituzione. E da lì, tutto il resto. Io lo so che su questo si può non essere d'accordo... Le racconto un aneddoto. Una volta, un alto prelato mi disse "bravi, avete portato i comunisti al governo". Io risposi: "E abbiamo fatto una grande opera di democrazia, eminenza, se mi permette". Infatti, oggi domando: il pensiero politico dei cattolici avrà avuto pur un peso, se questo è uno dei pochissimi Paesi nei quali la tradizione della sinistra, prima comunista, è riuscita ad evolversi arrivando a trasformarsi in una forza di governo?».

Avrà avuto certo un peso: ma il problema non è il passato. Il problema è il peso che i cattolici hanno oggi all'interno del Pd, la loro convivenza con l'anima laica e di sinistra, l'influenza sul profilo e sulla linea generale del partito. Rosy Bindi non è pessimista: «Nella vicenda di Eluana, della legge proposta e poi accantonata dal governo e del testo cui stiamo lavorando oggi, nessun cattolico del Pd può gridare alla marginalizzazione. Senza umiliare nessuno, la strada scelta - quella dell'"orientamento prevalente" - fa della linea del partito una linea pluralista. Io lo so che tra di noi - sia cattolici che laici - c'è chi avrebbe preferito un'altra via: voi cattolici votate come vi pare, intanto il partito va da un'altra parte. Ma io non sono un ospite nel Pd, non mi va bene fare la dissidente, c'è un novanta per cento del testo elaborato sul quale l'accordo è generale e considero questo un grande risultato, perché siamo un partito giovane. Ciò che non è condiviso è affidato alla libertà di coscienza. Non starei mai in un partito che non mi riconosca la libertà di coscienza, ma non mi accontento di stare in un partito solo per rivendicare libertà di coscienza. Certo, se poi si utilizzano questioni delicate per altri scopi, allora tutto diventa più difficile».

E si torna all'avvio: alle bandierine cattoliche. Rosy Bindi lancia un avvertimento rivolto alla parte laica del suo partito. «Non ci si può accontentare di avere dei cattolici che fanno nel Pd quello che gli altri fanno in altri partiti identitari, magari per assicurarsi una fetta di elettorato. Bisogna avere ambizioni più alte: ricostruire un progetto politico che, laicamente e nel rispetto di ogni autonomia, sia interlocutore anche per la Chiesa e il mondo cattolico. La sfida del Pd è tutta qui. E attenzione, perché posizioni del tipo "purtroppo di questi cattolici dobbiamo tener conto", aiuta i disegni di chi vuol continuare a tenere la sua bandierina cattolica in mano. Dunque, anche i laici del Pd devono fare la propria parte. Io farò la mia. Ma due cose devono esser considerate certe - conclude -. La prima è che non si può continuare a stare nel Pd avendo la testa da un'altra parte e pensando sempre di fare un'altra cosa. La seconda è che la Chiesa non può immaginare di consegnare la sua dottrina cattolica nelle mani di Quagliariello e Berlusconi. Ma che questo non avvenga, dipenderà anche da noi...».

giovedì 12 febbraio 2009

Primarie PD: l'Umbria come la Sicilia ?


Navigo e noto che.........Bha !
Silvia

Pd siciliano: primarie a rischio e polemiche


Tornano le fibrillazioni nel Pd in Sicilia, dopo la lettera della commissione nazionale di garanzia che mette a rischio lo svolgimento delle primarie, già fissate al 29 marzo, per la scelta del nuovo segretario, che subentrerà a Francantonio Genovese.

La commissione ha evidenziato un'incongruenza tra lo statuto nazionale e quello regionale sulle modalità di scelta dei candidati con la conseguenza che la direzione siciliana del partito ha deciso di investire della questione l'Assemblea costituente regionale, che avrà il compito di definire l'iter congressuale.

Spetterà all'Assemblea decidere se procedere con le primarie, come stabilito nelle scorse settimane dalla direzione, aprendo però lo scontro con i dirigenti nazionali oppure modificare lo statuto adeguandolo a quello centrale con il conseguente rinvio del voto, probabilmente al 2010.

In base allo statuto nazionale, infatti, i candidati devono essere scelti durante convention di partito per poi misurarsi con le primarie, mentre in Sicilia era stato deciso di organizzare per marzo le primarie aperte a tutti, dalle quali sarebbe emerso il nuovo segretario.

La lettera della commissione di garanzia ha sparigliato le carte, provocando il malcontento di una parte dei dirigenti siciliani, in particolare della fronda numerosa che rivendica l'autonomia del partito siciliano rispetto a Roma.

E con una lettera a Veltroni, il deputato regionale Pino Apprendi in polemica con la commissione garanzia, ha dato le dimissioni dall'esecutivo regionale.
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 09 Febbraio 2009 16:53 )

fonte:marsal@.it

domenica 8 febbraio 2009

Bindi: non sostengo Bersani

Roma, 8 feb. (Apcom) - "Stima e simpatia, vicinanza su molte questioni di carattere economico e sociale, non possono essere scambiate con un'adesione alla candidatura di Pierluigi Bersani". E' quanto precisa Rosy Bindi, vicepresidente della Camera ed esponente democratica, aggiungendo che "nell'intervista che ho rilasciato a 'Repubblica' ieri mi parevano evidenti almeno due aspetti. Primo, non è il momento di aprire la fase congressuale; secondo, per discutere e confrontarsi sul merito dei problemi che il Paese deve affrontare non è necessario fare il candidato segretario".

"E se le critiche alla gestione del partito, anche espresse in modo ruvido, non devono essere vissute dal segretario come un attentato di lesa maestà - prosegue Bindi - è però anche vero che non c'è bisogno per far valere le proprie idee di aprire una nuova competizione per la leadership. Così come sono convinta che Bersani sbagliò, in nome dell'unità dei Ds, a non candidarsi alle primarie del 2007, sbaglierebbe ora se lo facesse solo per ricompattare il suo ex partito. Così si ostacolerebbe e renderebbe più difficile la costruzione del Pd. Auspico comunque che alle prossime primarie oltre a Bersani e Veltroni ci siano più candidati. A cominciare dalle donne e da figure che, fuori dai recinti dei vecchi partiti - conclude -, possano interpretare davvero la novità culturale e politica del Pd".

sabato 7 febbraio 2009

EMILY E LE SUE STRATEGIE


Durante l'iniziativa è stato presentato il documento a seguire, che delinea il percorso politico che Emily vuole intraprendere per il prossimo appuntamento elettorale. Le associazioni presenti, hanno accolto l'invito a partecipare attivamente alla stesura dei programmi dei futuri candidati sindaci ed hanno condiviso le linee politico programmatiche elencate nel documento. Inoltre sono state presentate alcune idee progettuali, di fondamentale importanza:
donne e lavoro ( Maria Rita Paggio)
politiche sociali, nuovi metodi di programmazione (Cecilia Stopponi)
l'accademia delle donne (Rosanna Ovidi)
la sanità e l'individuo (Laura Scotini)
la visione di genere nella politica (Loretta Fuccello)
laicità e politica (Pirko Peltonen)
Si ringraziano per il contributo e l'impegno le associazioni L'Albero di Antonia e il Filo di Eloisa e per la partecipazione dell'associazione Fi.Da.Pa, Altra Città e Cittadinanza Attiva, ed anche tutte le donne e gli uomini, i segretari di partito, gli amministratori pubblici,i liberi professionisti, che sono stati presenti all'iniziativa ed hanno festeggiato insieme a noi il II° compleanno di Emily.


EMILY COMPIE DUE ANNI !

Le socie dell’ associazione Emily in Italia Umbria, a due anni dalla costituzione, si ritengono soddisfatte degli obiettivi raggiunti. Il lavoro svolto in questo periodo di tempo ha diffuso nella politica, negli ambienti lavorativi, nel mondo dell’associazionismo ed ha immesso, anche sul nostro territorio, nuove pratiche di governance, con una connotazione ed un nuovo pensiero prettamente femminile, innovativo, che scaturisce dalla maggiore presenza delle donne nei processi decisionali.

Il nostro statuto recita: Lo scopo dell’Associazione è quello di promuovere e sostenere l’affermazione dell’autonomia culturale, professionale e politica delle donne nell’ambito dell’area di centro-sinistra al fine di accrescere la partecipazione e la presenza delle donne nelle istituzioni.
L’Associazione promuove la formazione delle donne relativamente alle attivita’ politiche da svolgersi a qualsiasi livello politico o territoriale e puo’ fornire sostegno culturale, a titolo consultivo, alle elette o titolari di incarichi politici.
L’Associazione promuove e sostiene la creazione di una rete tra donne che svolgono attività diverse in ambito professionale, culturale e politico finalizzata allo scambio di esperienze e alla valorizzazione delle singole competenze.

In questi due anni le iniziative e le azioni intraprese, sono state tutte volte all’attuazione dello scopo della nostra associazione. Le più importanti:
-Elezione di donne nostre associate negli organi dirigenti dei partiti di centro sinistra in particolare nel Partito Democratico sia locale, che provinciale,regionale e nazionale.
-Sostegno alle candidature femminili di tutto il centro sinistra, alle elezioni politiche dell’aprile 2008.
-Attivazione della rete tra donne per il raggiungimento degli obiettivi delle associazioni femminili presenti sul territorio, quale l’apertura del centro antiviolenza rivolto alle donne che subiscono violenza.
-Introduzione delle pratiche di genere a livello istituzionale, è simbolica l’istituzione presso il Comune di Orvieto del tavolo delle pari opportunità.
-Elezione nei consigli di zona del Comune di Orvieto di un numero maggiore di donne.
-Proposte e progetti elaborati con la “visione di genere” nei settori dei servizi e dello sviluppo economico.
-Corso di formazione politica rivolti a tutte le donne socie e non socie.

Tutto ciò è stato possibile grazie al volontariato di tante donne, consapevoli della precaria situazione, che vivono quotidianamente nella nostra società. L’assenza o la minima rappresentanza di donne nei luoghi del potere, penalizza pesantemente l’emancipazione femminile e produce un vuoto di elaborazione e proposta di genere nella gestione della “cosa” pubblica e privata.
Quindi, il nostro impegno dovrà continuare, deciso e costante, sarà necessaria una concentrazione di forze in vista del prossimo appuntamento elettorale.

Oggi, Emily in Italia Umbria si propone quale attore protagonista alle prossime elezioni amministrative. Facciamo appello, ai segretari di partito del centro sinistra ed ai loro organi dirigenti, ai candidati sindaci, di : rispettare la pari rappresentanza di genere nella composizione delle liste e di garantire un’equa elezione o nomina di donne negli organismi istituzionali, dai consigli alle giunte; di promuovere e sostenere le candidature di donne alle cariche monocratiche.
Inoltre chiediamo ai futuri candidati sindaci di far propri ,nei loro programmi, i “progetti di Emily” e di includere ed accettare la nostra collaborazione nella stesura degli stessi.

Invitiamo alla condivisione, al concorso ed alla cooperazione al fine di conseguire gli scopi sopra descritti, le altre associazioni femminili presenti sul territorio, contribuendo così, attivamente, alla programmazione futura della pubblica amministrazione, con la propria connotazione identitaria ed i propri fini.Attiviamo la rete di donne!

Siamo sicure della sensibilità e della considerazione che rivolgeranno nei nostri confronti i soggetti politici coinvolti, avendo maturato la consapevolezza politica che il mondo è metà uomo e metà donna e che l’uno non può escludere l’altra, diversamente verrebbe a mancare quel contributo essenziale e parte integrante della società che noi tutti, insieme, componiamo.

L’attività dell’associazione, delle socie, nei prossimi mesi, sarà intensa e dinamica, tesa ad ottenere il risultato che tutte noi auspichiamo: equa rappresentanza femminile nella stanza dei bottoni, perchè donna è cambiamento, rinnovamento ed innovazione. Vogliamo che le competenze di tutte le donne scendano in campo nella prossima tornata elettorale e dimostrino la loro forza e capacità. Tutte noi siamo chiamate ad assumerci la responsabilità di sostenere il nostro genere, se desideriamo veramente che anche le donne siano determinati nell’espletamento delle funzioni pubbliche e private.

Orvieto lì 6 febbraio 2009

La Presidente
di Emily in Italia Umbria
Silvia Fringuello

martedì 3 febbraio 2009

Emily in Italia Umbria compie due anni!




Venerdì 6 febbraio 2009, alle ore 17,00 presso l’Enoteca del Palazzo del Gusto di Orvieto, Emily festeggia il compleanno e presenta le prime proposte per le amministrative 2009

L’associazione Emily in Italia Umbria, a due anni dalla sua costituzione, torna a festeggiare il proprio compleanno con un bilancio più che positivo delle azioni volte alla promozione, al sostegno e all’affermazione dell’autonomia culturale, professionale e politica delle donne nell’ambito dell’area di centro-sinistra, al fine di accrescere la partecipazione e la presenza delle donne nelle istituzioni.

Le donne di Emily hanno contribuito all’attività politica degli ultimi due anni, a tutti i livelli, sia in ordine di rappresentanza che di proposta politica. Alcuni esempi:

- Determinanti le elette nella costituzione degli organi politici del Partito Democratico, sia locale che provinciale, regionale e nazionale.

- Attivazione della rete tra donne per il raggiungimento degli obiettivi delle associazioni femminili presenti sul territorio, quale l’apertura a Orvieto di un centro di ascolto rivolto alle donne che subiscono violenza.

- Introduzione delle pratiche di genere a livello istituzionale, simbolicamente segnata dalla recente istituzione, presso il Comune di Orvieto, del tavolo delle pari opportunità.

- Sostegno alle candidature femminili di tutto il centro sinistra alle elezioni politiche dell’aprile 2008.

- Elezione nei consigli zona del Comune di Orvieto di un numero maggiore di donne.

- Proposte e progetti elaborati con una precisa “visione di genere” nei settori dei servizi e dello sviluppo economico.

Le donne di Emily ritengono che il lavoro fin qui svolto dall’associazione è stato di notevole importanza e che ha contribuito a immettere, anche sul nostro territorio, nuove pratiche di governance, con una connotazione ed un pensiero prettamente femminile, innovativo. E’ con questo metodo e con la forza della rete tra donne che Emily vuole continuare il percorso avviato.

L’annuale appuntamento del compleanno è per venerdì 6 febbraio 2009 alle ore 17,00 presso l’Enoteca del Palazzo del Gusto – Chiostro di San Giovanni – Orvieto. Un’occasione di incontro e di scambio di idee in cui verranno presentati i “Programmi di Emily”, proposte che ambiscono ad avere un ruolo importante e riconosciuto, a livello politico, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

L’incontro è aperto a tutti i cittadini e cittadine che sostengono e promuovono le iniziative delle donne in ogni ambito della nostra società. Al termine si festeggerà il compleanno dell'associazione con la torta Emily e con una degustazione di prodotti tipici locali.

La Presidente
Silvia Fringuello
" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi