domenica 21 febbraio 2010

PICCOLA RASSEGNA SUL TEMA: " CORTE DEI CONTI - CORRUZIONE"



Roma. Sull'Italia e sulle sue prospettive di crescita grava "una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del paese".

Nella metafora del presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro la denuncia del'organo di controllo della spesa pubblica: "Nel 2009 c'è stato un boom di denunce per i reati di corruzione e concussione".

Sempre peggio
"Il fenomeno, per quanto riguarda i reati di corruzione, concussione e abuso di ufficio - dice il procuratore generale della corte dei conti, Mario Ristuccia, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario - continua a presentare carattere di gravita', dal momento che, pur con la difficolta' di confrontare e coordinare dati provenienti da fonti diverse, deve comunque ritenersi che il numero delle denunce per fatti di corruzione e concussione accertati nel 2009 è fortemente aumentato rispetto al 2008".
In particolare, nel periodo gennaio-novembre 2009 ci sono state 221 denunce per corruzione, il 229% in più rispetto al 2008, 219 per concussione, pari al 153% in più rispetto all'anno precedente, e 1.714 per abuso di ufficio.

Niente trasparenza, grazie
Corruzione e tangenti, dice il presidente della Corte, Tullio Lazzaro, non accennano a diminuire e pesano sullo sviluppo del Paese perché "si verificano nell'ambito di gare di appalti, di realizzazione di opere pubbliche e lavori, di interventi di manutenzione su beni della collettività". Per Lazzaro esistono "pervicaci resistenze che questa patologia sembra opporre a qualsiasi intervento volto ad assicurare la trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni possono dirsi una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto piu' vitale e operoso del paese - dice lazzaro - non si puo' fare a meno di notare che l'oscuramento resta tuttora grave, non accenna neppure lentamente a dissolversi o a flettere nella sua intensità ispessita".

Dove si annida la nebbia
Nella relazione del procuratore generale emerge che Lombardia, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia sono le regioni dove i reati di corruzione e concussione sono piu' diffusi; regioni dove, rileva il procuratore generale, "maggiori sono le opportunita' criminali in considerazione del pil pubblico piu' elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e dal maggior numero di dipendenti pubblici".
Nel 2009 le procure regionali della corte dei conti hanno complessivamente emesso 92 citazioni per danni erariali di cui 21 in Toscana, 18 in Lombardia, 11 in Puglia, 10 in Sicilia, 7 in Umbria e Piemonte, 5 a Trento, 4 in Calabria, 3 nel Lazio, 2 in Abruzzo e in Emilia romagna, 1 in Friuli Venezia giulia e Liguria. 21 le sentenze emesse.

Quegli ospedali e ponti mai finiti
Uno dei capitoli che maggiormente pesa nell'attività della Corte dei Conti è quello delle "opere incompiute", vale a dire "progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione". Il pg della magistratura contabile Mario Ristuccia ha sottolineato che questo fenomeno "determina un ingente spreco di risorse pubbliche".

Chi riscuote
Nel settore della riscossione tributaria, ha ricordato ristuccia, sono emerse nel recente passato "rilevanti irregolarità commesse dell'espletazione del servizio da parte delle societa' concessionarie". In particolare, dalle indagini effettuate
dalla Guardia di finanza su delega dei pubblici ministeri contabili e' emersa una realtà di "procedure di riscossione assolutamente anomale" di vaste proporzioni: "in innumerevoli casi i concessionari, anziche' procedere alla ricerca del contribuente e dalla esecuzione forzata sui beni, si limitavano a registrare 'a tavolino' accessi ed atti esecutivi improduttivi, un servizio organizzato non tanto per pervenire a una effettiva riscossione dei tributi, quanto per costruire una documentazione che potesse, ad un esame superficiale, apparire probatoria di un'intensa attività di riscossione che in realta' non era stata effettuata".

Il procuratore generale della Corte dei conti ha quindi ricordato che con il passaggio dalla gestione in concessione affidata per lo piu' a istituti di credito alla gestione diretta della riscossione da parte dell'agenzia delle entrate, è stata avviata una sanatoria esattoriale che ha comportato per le casse dello stato un'entrata di circa 180 milioni. Nel solo 2009, ha concluso Ristuccia, la Corte ha portato a termine 25 giudizi di appello in materia di responsabilità per inadempimenti nell'espletamento del servizio di riscossione, con condanne al risarcimento per circa 6,2 milioni di euro.

I comuni indebitati con i titoli spazzatura
"E' necessario, allo stato, monitorare attentamente il fenomeno delle 'rimodulazioni' dei derivati che possono determinare effetti a cascata con esposizioni finanziarie, progressivamente sempre più insostenibili. Infatti, certe situazioni di debito e squilibrio si riflettono nel tempo, anche per 20 o 30 anni e rischiano di impegnare le generazioni future", ha ammonito il procuratore generale della Corte dei conti, Mario Ristuccia, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, facendo il punto sull'indebitamento delle amministrazioni italiane legato operazioni su derivati.
Fonte:rainews24.it

Il premier Berlusconi: "Non accettiamo lezioni di moralità da questa opposizione. Sono disperati per il calo di consenso, si aggrappano a tutto anche con la demolizione di servitori dello Stato con accuse assurde. Il Pd è al traino di un partito eversivo come quello di Di Pietro e dei radicali e al superpartito di Repubblica". E sul terremoto: "Si cerca di annullare una pagina nobile. Chi accusa Bertolaso causò il caos rifiuti a Napoli". Prodi replica: "Malgoverno è il suo"

"Voglio subito chiarire un punto. Vi rassicuro che non c'é alle porte una nuova tangentopoli ci sono semmai casi che vanno perseguiti e sanzionati". Lo ha detto Silvio Berlusconi in collegamento telefonico con il convegno di rete Italia. "Siamo garantisti - ha aggiunto - ma abbiamo detto che non ci sarà nelle nostre liste nessun personaggio compromesso in modo certo. Vigileramo con attenzione. Non accettiamo lezioni di moralità da questa opposizione. Sono disperati per il calo di consenso, si aggrappano a tutto anche con la demolizione di servitori dello Stato con accuse assurde". "E' la sinistra - ha aggiunto - con cui non abbiamo nulla da spartire. Ci sono due forze che si contrappongono, una forza che costruisce che siamo noi e loro che distruggono". "Il Pd è al traino di un partito eversivo come quello di Di Pietro e dei radicali e al superpartito di Repubblica".

"Il Pd è sempre più estremista e laicista, al traino politico di un movimento eversivo come l'Idv e culturale dei radicali", prosegue il premier. "Ho capito - ha detto parlando con Formigoni - anche se non l'ho mai praticato, che la politica è scontro aspro. Ma anche lo scontro deve avere delle regole che si basino sul rispetto tra le persone e il riconoscimento che c'é un interesse superiore a cui tutti devono guardare. Se vengono meno queste regole lo scontro diventa distruttivo. Noi abbiamo sempre concesso fiducia ai leader della sinistra, abbiamo sperato in Veltroni, in Bersani, ma alla prova dei fatti ci hanno tradito: le nostre aspettative erano anche aspettative dei cattolici che militano in quel partito e che ora hanno dovuto prenderne atto, che è un partito sempre più estremista e laiscista".
Fonte: il Giornale.it

Silvio Berlusconi è stato oggetto di numerosi procedimenti penali, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna.

Alcuni di questi procedimenti sono stati archiviati in fase di indagine; a seguito di altri è stato instaurato un processo nel quale Berlusconi è stato assolto. In altri processi, infine, sono state pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna per reati quali corruzione giudiziaria, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio. In alcuni di essi Berlusconi si è giovato di leggi approvate dalla maggioranza parlamentare da lui stesso guidata: tali provvedimenti, che hanno suscitato intense polemiche politiche, sono stati definiti leggi ad personam.

In questi casi, dopo un esito del primo grado di giudizio sfavorevole a Berlusconi, i procedimenti non si sono conclusi con una sentenza di condanna: ciò grazie a sentenze di assoluzione in appello, al riconoscimento di circostanze attenuanti – che, influendo sulla determinazione della pena, hanno comportato il sopravvenire della prescrizione – oppure a nuove norme, approvate definitivamente in Parlamento dalla maggioranza di centro-destra, che hanno modificato le pene e la struttura di taluni reati a lui contestati, come nel caso del reato di falso in bilancio. Dette norme in taluni casi hanno imposto una valutazione di non rilevanza penale di alcuni dei fatti contestati, poiché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; in altri casi la relativa riduzione delle pene previste per le nuove fattispecie di reato ha fatto sì che i termini di prescrizione maturassero prima che fosse pronunciata sentenza definitiva.

Silvio Berlusconi, in diverse dichiarazioni rilasciate alla stampa, ha avanzato l'ipotesi che i processi penali (tutti legati alla sua attività imprenditoriale) a cui è stato sottoposto a più riprese costituirebbero una manifesta persecuzione giudiziaria orchestrata dalle "toghe rosse", cioè da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra (vedi Magistratura democratica), che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica,[1][2] nonostante le prime indagini siano di gran lunga precedenti (1979) alla "discesa in campo" di Silvio Berlusconi (1994). Silvio Berlusconi ha però più volte ribadito che le indagini hanno seguito la sua discesa in campo, e ha denunciato i magistrati milanesi, presso la procura di Brescia, per il reato di attentato ad organo costituzionale. La denuncia è stata archiviata, e nelle motivazioni si legge:
« Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie [...] avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo" »

(Carlo Bianchetti, giudice per le udienze preliminari di Brescia, ordinanza di archiviazione della denuncia, 15 maggio 2001)

Altri commentatori affermano invece che la fondazione fulminea di un nuovo partito, Forza Italia, sarebbe stata solo un metodo per evitare la bancarotta o addirittura il carcere[3] grazie alle cosiddette leggi ad personam varate dai governi da lui presieduti. Affermano inoltre che, sebbene sia vero che Berlusconi non abbia mai subito alcuna condanna nei processi che lo riguardano, di fatto in alcuni casi gli sarebbe stata addebitata la responsabilità dei reati contestatigli e che solamente il sopraggiungere della prescrizione, di un'amnistia o di norme più favorevoli approvate ad hoc dalla sua maggioranza parlamentare lo avrebbe salvato da una sicura condanna. Riguardo all'accusa sulle "toghe rosse", essi sostengono infine che Berlusconi abbia al contrario tratto giovamento dal riconoscimento, da parte dei giudici, delle attenuanti generiche rispetto ad altri imputati, tra cui Cesare Previti.


Il 12 novembre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell'"Edilnord Cantieri Residenziali" s.a.s, società intestata a Umberto Previti ma di cui Berlusconi era proprietario unico.[6] Nonostante ciò, agli agenti risponde di essere «un semplice consulente esterno addetto alla progettazione di Milano 2»[7]; i militari, pur avendo riscontrato più di un'anomalia nei rapporti tra lo stesso Berlusconi e misteriosi soci svizzeri, chiudono così l'ispezione.

I tre finanzieri fanno carriera: si chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo (iscritto alla loggia P2 insieme a Berlusconi) e Alberto Corrado. Berruti, il capo-pattuglia, lascia le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare alla Fininvest, come avvocato d'affari. Arrestato nel 1985 per lo scandalo “Icomec” (e poi assolto), torna in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza. In seguito viene eletto deputato di Forza Italia e del PdL, e poi condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento.
Traffico di droga [modifica]

Nel 1983 i telefoni di Berlusconi furono messi sotto controllo nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di stupefacenti. L'indagine fu archiviata nel 1991.[8]
Falsa testimonianza [modifica]

Nel corso di un processo penale per diffamazione, avviato da una querela di Berlusconi per via di un articolo comparso sulla rivista Epoca nel 1987, il querelante riferì all'Autorità giudiziaria, sotto giuramento, di non aver corrisposto alcunché a Licio Gelli all'atto di iscriversi alla sua Loggia massonica, la P2, nel 1981.[9][10]

Berlusconi aveva detto infatti: «Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo [...] Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta».

I giornalisti imputati, tutti assolti, a loro volta presentarono un esposto presso la Pretura di Verona contro Berlusconi, affinché nei confronti di quest'ultimo fosse avviato un procedimento penale per falsa testimonianza.

Il 22 luglio del 1989 il pretore Gabriele Nigro firmò una sentenza istruttoria di non doversi procedere perché il fatto non costituisce reato.

Tale decisione veniva impugnata presso la Sezione istruttoria della Corte d'Appello di Venezia la quale nel 1990, essendo stata varata un'amnistia nei primi mesi di quello stesso anno, dichiarava il reato contestato a Berlusconi commesso e estinto a causa del suddetto provvedimento parlamentare.

La sentenza recita: "Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità... Ne consegue quindi che il Berlusconi, il quale, deponendo davanti al Tribunale di Verona nella sua qualità di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso su questioni pertinenti alla causa ed in relazione all'oggetto della prova, ha reso affermazioni non estranee all'accertamento giudiziale e idonee in astratto ad alterare il convincimento del Tribunale stesso e ciò (a prescindere dal mancato utilizzo processuale delle dichiarazioni menzognere medesime da parte del giudicante) ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del contestato delitto... Il reato attribuito all'imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia".[11][10][12]

Tangenti alla Guardia di finanza [modifica]

Silvio Berlusconi è stato accusato di concorso in corruzione, reato che sarebbe stato perpetrato mediante il versamento di alcune tangenti ad ufficiali della Guardia di Finanza impegnati in verifiche fiscali presso quattro aziende dell'imprenditore milanese. Gli episodi contestati sarebbero risaliti, secondo quanto prospettato dall'accusa, al 1989 (tangente per Videotime), al 1991 (Mondadori), al 1992 (Mediolanum) e al 1994 (Tele+).

Il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, che aveva ricevuto un invito a comparire presso la Procura di Milano per il 22 novembre 1994 davanti al PM Antonio Di Pietro,[13] è datato 14 ottobre 1995.[14]

In primo grado il processo, cominciato il 17 gennaio 1996,[15] si era concluso, il 7 luglio del 1998, con una condanna, per tutti i capi d'accusa, a 2 anni e 9 mesi di reclusione complessivi.[16]

Il giudizio di Appello, emesso il 9 maggio del 2000, aveva ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo Berlusconi (con la formula per non aver commesso il fatto) per la vicenda Tele+ e prosciogliendolo con riguardo ai tre residui capi d'imputazione (per intervenuta prescrizione dovuta alla concessione delle attenuanti generiche).[17]

Il 19 ottobre 2001 la Corte di Cassazione assolve l'imputato per tutti e quattro i capi d'accusa (con la formula per non aver commesso il fatto).[18]
Processo All Iberian [modifica]

Il 12 luglio 1996 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio per i reati di finanziamento illecito a un partito politico e falso in bilancio aggravato.[19] Secondo la prima accusa, Silvio Berlusconi avrebbe versato illecitamente 22 miliardi di lire, tra il gennaio 1991 e il novembre 1992, al Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi (coimputato nel processo per il medesimo reato). Il denaro sarebbe partito da fondi occulti della società berlusconiana Fininvest per finire nei conti svizzeri del PSI.

Quanto al falso in bilancio Fininvest, Berlusconi avrebbe perpetrato questo reato a partire dal 1989 fino al 1996, mediante il controllo di una serie di operazioni volte a trasferire ingenti somme di denaro (migliaia di miliardi di lire) all’estero attraverso l’utilizzo di numerosissime società offshore, con lo scopo, talvolta, di reimpiegare detto denaro in altre attività illecite.[20]

Il processo All Iberian, dal nome della società dietro cui alcuni testimoni d’accusa hanno sostenuto si celasse Fininvest, ebbe inizio il 21 novembre 1996.[21] Tuttavia, per una violazione di legge operata dalla magistratura requirente, che non aveva reso possibile alla società Fininvest di partecipare al processo in qualità di parte offesa, il 17 giugno 1998, circa un mese prima della prevedibile emissione della sentenza di primo grado, il processo fu diviso in due tronconi:[22] da una parte sarebbe proseguito il giudizio sulla presunta violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici (cosiddetto processo All Iberian 1); dall’altra, la violazione procedurale ha comportato l’azzeramento del processo per la parte relativa al falso in bilancio, che è pertanto ricominciato nel gennaio 1999 (cosiddetto processo All Iberian 2).[23]
All Iberian 1 (finanziamento illecito al PSI) [modifica]

Finché il processo All Iberian è stato trattato unitariamente, il reato asseritamente commesso fino al 1992 era ancorato al falso in bilancio contestato fino al 1996; ciò tuttavia non modificava l'aspetto relativo alla possibile estinzione per prescrizione, in quanto essa decorre autonomamente per ciascun reato, salva la contestazione (secondo la normativa all'epoca in vigore) della continuazione (art. 81 c.p.). Avvenuta la separazione dei processi, il finanziamento illecito fu perseguito da solo, con la conseguenza che il termine prescrizionale di sette anni e mezzo sarebbe decorso dal 1992, mettendo in pericolo la pronuncia di una sentenza definitiva di merito.

Nel processo di primo grado, concluso il 13 luglio del 1998, il proscioglimento per prescrizione era stato dichiarato solo per il versamento di 10 dei 22 miliardi di lire contestati; per la restante parte dell’accusa Berlusconi era stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 10 miliardi di lire.[24]

Il processo All Iberian si è concluso il 22 novembre 2000, quando la Corte di Cassazione, confermando la sentenza d’Appello emessa il 26 ottobre 1999,[25] ha dichiarato il proscioglimento dell’imputato per intervenuta prescrizione del reato.[26]
All Iberian 2 (falso in bilancio aggravato) [modifica]

Oltre a dover ricominciare da zero per un vizio procedurale, come deciso dai giudici nel giugno del 1998, la seconda tranche del processo All Iberian dovette una seconda volta essere azzerata in quanto, il 12 marzo 1999, il tribunale, accogliendo un’eccezione relativa alla «totale indeterminatezza dei fatti» contestati, dichiarò nullo il precedente rinvio a giudizio per una «sostanziale equivocità dell’imputazione», rinviando il procedimento alla fase dell’udienza preliminare.[27]

Il nuovo rinvio a giudizio portava la data del 24 novembre 1999, e fissava l’inizio del processo di primo grado al 7 aprile 2000.[28] Ma una pronuncia della Cassazione del 9 febbraio 2001, rilevata l’incompatibilità di un giudice con il processo,[29] riportò nuovamente il giudizio all’apertura del dibattimento. Dibattimento che riprese, davanti ad un nuovo giudice, il 22 febbraio dello stesso anno.

Il processo All Iberian 2 si è definitivamente concluso con l’assoluzione di Silvio Berlusconi (con formula perché il fatto non costituisce più reato in seguito alla riforma del diritto societario del Governo Berlusconi) emessa dal Tribunale di Milano il 26 settembre 2005.

Il processo All Iberian 2 è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Lo schieramento del centrosinistra (e con esso i suoi sostenitori), infatti, ha accusato il Parlamento di aver approvato delle leggi ad personam, ossia delle norme che sarebbero state emanate al solo scopo di influire sui processi pendenti nei confronti dell’allora Presidente del Consiglio Berlusconi.

Le polemiche cominciarono già a seguito dell’emanazione della legge 367 del 2001 sulle rogatorie internazionali, che si diceva avrebbe portato alla conclusione anticipata del processo per sopravvenuta inutilizzabilità di alcuni documenti, ritenuti decisivi dall’accusa, provenienti dalla Svizzera. Tuttavia, la polemica non trovò conferma nei fatti. I documenti, infatti, furono utilizzati dal Tribunale a norma della stessa legge criticata.[30][31]

Successivamente alla riforma del diritto societario, approvata dal Parlamento sotto il governo presieduto da Berlusconi, i critici del centrodestra rinnovarono la loro accusa al Parlamento, reo, a loro dire, di aver legiferato così da venire incontro ai desiderata giudiziari di Silvio Berlusconi.

L’applicazione della nuova normativa in materia di falso in bilancio, infatti, ed in particolare dei riformulati articoli 2621 e 2622 del codice civile, ha reso la condotta imputata a Berlusconi non più perseguibile penalmente. La norma infatti prevede la perseguibilità del reato a querela di parte, querela che non era stata presentata a suo tempo e che avrebbe costretto i giudici a prosciogliere l’imputato per difetto di causa di procedibilità. Il Tribunale, invece, ritenne di accogliere le richieste della difesa – l’accusa aveva chiesto che Berlusconi venisse prosciolto per prescrizione del reato[32] – volte ad ottenere la più ampia formula assolutoria (la citata il fatto non costituisce più reato). Con la riforma, infatti, il reato di falso in bilancio, che vedeva ridursi i termini prescrizionali, è diventato perseguibile solo quando l’entità della falsa dichiarazione sia tale da aver creato degli effetti nocivi, non bastando che questi effetti rimangano potenziali.[33][34]
Processo Lentini (falso in bilancio) [modifica]

Nel gennaio del 1995 Silvio Berlusconi è stato indagato per il reato di falso in bilancio, perpetrato attraverso il versamento “in nero” di una decina di miliardi di lire dalle casse della squadra di calcio del Milan a quelle del Torino per l’acquisto del giocatore Gianluigi Lentini.[35]

Secondo l’accusa, in particolare, i bilanci della società Milan sarebbero stati «fraudolentemente falsificati» negli anni 1993 e 1994; successivamente, inoltre, la magistratura inquirente ha ritenuto di estendere le accuse di irregolarità dei bilanci al periodo compreso tra il 1991 e il 1997.

Il 28 maggio 1998 Berlusconi viene rinviato a giudizio presso il Tribunale di Milano.[36] Il processo sarebbe dovuto iniziare l’8 luglio del 1999, ma uno sciopero degli avvocati iniziato quello stesso giorno e protrattosi per quasi un mese ne fece slittare l’apertura al giugno del 2000.[37]

Il 4 luglio 2002 il processo si conclude definitivamente con il proscioglimento di Berlusconi per intervenuta prescrizione del reato.[38]

Il proscioglimento di Berlusconi è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Il processo, infatti, si è interrotto quando ancora il dibattimento era in pieno svolgimento ed una sentenza di primo grado dunque era ben lungi dall’essere emanata.[39] Tale conclusione anticipata è dovuta al fatto che nel gennaio 2002 il Consiglio dei Ministri del governo presieduto da Berlusconi approvò, rendendole immediatamente operative, le nuove norme in materia di riforma del diritto societario, in ossequio alla legge delega approvata dal Parlamento nell’ottobre 2001 che imponeva al governo di adottare le nuove misure entro il 3 ottobre del 2002.[40]

La riforma del diritto societario ha comportato una diversa valutazione del reato di falso in bilancio, con modifiche incidenti anche in materia di prescrizione. Se dunque prima della riforma il reato contestato a Berlusconi si sarebbe prescritto nel 2004 (dopo sette anni e mezzo dalla supposta commissione), adesso i termini erano ridotti di tre anni.[41] Pertanto, il Tribunale non ha potuto che adempiere all'obbligo, contenuto nell'articolo 129 del Codice di procedura penale, di dichiarare la presenza di una causa di estinzione del reato in ogni stato e grado del processo.[42] Per tale ragione, il governo è stato accusato di aver approvato una legge ad personam.
Medusa cinematografica [modifica]

Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. Assoluzione nel giudizio di appello, con sentenza confermata dalla Cassazione. [senza fonte]
Falso in bilancio nell'acquisto dei terreni di Macherio [modifica]

Nel gennaio del 1999 Berlusconi è stato accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio.[43] In primo grado è stato assolto dai reati di appropriazione indebita e di frode fiscale, mentre per le due imputazioni di falso in bilancio contestate dal PM Francesco Saverio Borrelli è scattata la prescrizione. In appello, in data 29 ottobre 1999, è stata confermata l'assoluzione per il reato di frode fiscale e per uno dei due falsi in bilancio; per l'altro invece è stata concessa l'amnistia come conseguenza del condono fiscale del 1992.[44]
Lodo Mondadori [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Lodo Mondadori.

Berlusconi era accusato (assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta) di concorso in corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter del codice penale), per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore nel giudizio di impugnazione per nullità del Lodo Mondadori, dal cui esito dipendeva la proprietà della casa editrice.

La posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in seguito alla sua nomina a Presidente del Consiglio, e ad interminabili contrasti tra il Tribunale di Milano, la Procura della Repubblica presso lo stesso Tribunale e la Presidenza del Consiglio, che hanno portato anche all'intervento della Corte Costituzionale in sede di soluzione di confitti di attribuzione tra poteri dello Stato.

Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, concludendo che la corruzione pluriaggravata ipotizzata dal Pool per il caso Mondadori «non sussiste»[45]. In udienza preliminare il giudice Rosario Lupo ha bocciato la Procura. La Corte d'appello, su ricorso della procura, decide nel giugno 2001 che per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; in primo grado Cesare Previti è stato condannato, mentre per questo stesso episodio Berlusconi, grazie alla concessione delle attenuanti generiche, ha ottenuto la prescrizione del reato di corruzione semplice (poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 7 anni e mezzo) ed ha evitato una eventuale condanna. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto la sentenza afferma che “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi.

I giudici della V sezione della Corte d'Appello hanno infatti ritenuto che nei confronti di Silvio Berlusconi fosse ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello più grave di corruzione in atti giudiziari, in quanto non sono stati provati i provvedimenti giudiziari oggetto della corruzione. Hanno inoltre confermato il riconoscimento delle attenuanti generiche, al quale consegue la prescrizione del reato. La Corte Suprema di Cassazione ha infine confermato la sentenza d'appello.

Segue un estratto della sentenza definitiva:

«Il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è nel frattempo diventato Presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non appare per nulla incongruo».[46]

La sentenza a carattere esecutivo del Tribunale di Milano, depositata il 3 ottobre 2009, nella causa civile promossa da Cir contro Fininvest, stabilisce che la Fininvest di Silvio Berlusconi deve risarcire circa 750 milioni di euro (749.955.611,93 euro) alla Cir di Carlo De Benedetti per il danno causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda del lodo Mondadori. [47]

Nei giorni immediatamente successivi, Canale 5 ha prodotto un servizio sul giudice Mesiano, autore della sentenza di risarcimento, consistente in un pedinamento commentato. In tale servizio venivano evidenziate quali "stravaganze" il fatto che il giudice fumasse e passeggiasse aspettando il suo turno dal barbiere, ed il colore dei suoi calzini. Gli ordini giornalistici hanno ritenuto ignominiosa la condotta della testata, la Federazione della Stampa ha chiamato "pestaggio mediatico" tale servizio.
Processo SME [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Processo SME.

Berlusconi era accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si è concluso con condanne per Previti e Squillante, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto, reintrodotto per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Schifani", votata nel giugno 2003, ha imposto la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio dei Ministri, ma è stata bocciata dalla Corte costituzionale perché incostituzionale. Stralciata la posizione di Berlusconi dal processo principale, il Tribunale di Milano ha ritenuto provati i fatti di corruzione, lo ha prosciolto per prescrizione sui soldi pagati a Squillante (capo A) e assolto per insussistenza del reato di corruzione ai fini della mancata vendita della SME (capo B). Previti invece viene condannato.
Processo SME, capo di accusa A [modifica]

Per il capo di accusa A del suddetto processo SME Silvio Berlusconi viene prosciolto in primo grado per prescrizione in ordine ad alcuni punti del capo medesimo, ed assolto in ordine ad altri.

Questa conclusione è maturata anche grazie alle rogatorie internazionali giunte dalla Svizzera. Esse furono oggetto di aspro confronto, in quanto Berlusconi ha sempre sostenuto che fossero documenti falsificati. Durante il processo, il governo Berlusconi II varò una legge che introduceva norme più rigorose per accertare l'autenticità e la provenienza delle rogatorie internazionali, suscitando la reazione delle opposizioni che giudicavano tale legge un provvedimento inutile o addirittura escogitato ad arte per rendere più difficile alcuni processi.

I documenti in questione provavano la sussistenza di versamenti di 434.404 dollari effettuati da un conto della Fininvest ad uno di Previti, dal quale infine giunsero ad un conto di Squillante.

Al termine del processo i giudici, pur ritenendo che Berlusconi avesse commesso il fatto-reato imputatogli, gli concedettero le attenuanti generiche, che tra gli altri effetti dimezzano i termini di prescrizione di quel reato da quindici anni a sette anni e sei mesi; il reato commesso è risultato così estinto per prescrizione, situazione giuridicamente differente dall'assoluzione, anche se porta ad effetti pratici simili.

Di seguito il dispositivo della sentenza formulato il 10 dicembre 2004 dai giudici della Prima Sezione Penale di Milano:

Visto l'articolo 531 c.p.p. dichiara non doversi procedere nei confronti di Berlusconi Silvio in ordine al reato di corruzione ascrittogli al capo A) limitatamente al bonifico in data 6-7 marzo 1991 perché, qualificato il fatto per l'imputato come violazione degli articoli 319 e 321 c.p. e riconosciute le circostanze attenuanti generiche, lo stesso è estinto per intervenuta prescrizione; visto l'articolo 530 CO.2 c.p.p. assolve Berlusconi Silvio dal reato di corruzione relativo al bonifico in data 26-29 luglio 1988 contestato al capo A) per non aver commesso il fatto; visto l'articolo 530 c.p.p. assolve Berlusconi Silvio dagli altri fatti di corruzione contestati al capo A) per non aver commesso il fatto; Visto l'articolo 530 CO.2 c.c.c., assolve Berlusconi Silvio dal reato di corruzione a lui ascritto al capo B) perché il fatto non sussiste.

Gli avvocati di Berlusconi hanno fatto ricorso in appello per ottenere un'assoluzione piena. Il 27 aprile 2007 i giudici hanno assolto Silvio Berlusconi per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste.

Di seguito il dispositivo della sentenza: «La corte, visto l'articolo 605 cpp, in riforma della sentenza del tribunale di Milano in data 10 dicembre 2004, assolve Silvio Berlusconi dal reato a lui ascritto sub capo A) ai sensi dell'articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale, per non aver commesso il fatto, e dal reato a lui ascritto sub capo B) ai sensi dell'articolo 530 comma 1 cpp perché il fatto non sussiste».

Il ricorso della procura di Milano contro la sentenza di assoluzione viene rigettato dalla VI sezione penale della Corte di Cassazione il 26 ottobre 2007. Berlusconi esce così assolto definitivamente da questo processo. Non vi è dubbio, invece, che Cesare Previti, con fondi della Fininvest, abbia versato tangenti a magistrati romani per pilotare un giudizio cui la stessa azienda era interessata.

Il 30 gennaio 2008 Silvio Berlusconi è stato prosciolto dalla I sezione penale del Tribunale di Milano per l'accusa di falso in bilancio nel processo SME, in quanto il fatto per il quale è stato imputato, a seguito della riforma promossa dal governo Berlusconi II,[48] non costituisce più reato.
Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest [modifica]

Berlusconi era accusato di aver indotto la RAI, da presidente del Consiglio dei Ministri, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.
Tangenti fiscali sulle pay-tv [modifica]

Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.
Stragi del 1992-1993 [modifica]

La Procura di Firenze ha indagato per molti anni (fino all'agosto 1998) sui mandanti a volto coperto delle stragi:

* del 14 maggio 1993 a Maurizio Costanzo (via Fauro, Roma)
* attentato agli Uffizi del 27 maggio 1993 (via de' Georgofili, Firenze)
* attentato al Padiglione di Arte Contemporanea del 27 luglio 1993 (Via Palestro, Milano)
* di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (Roma, 28 luglio 1993)
* allo stadio Olimpico (dicembre 1993 – gennaio 1994)
* a Formello-Roma (attenato a Salvatore Contorno, 14 aprile 1994)

La procura di Firenze iscrisse nel registro degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri (con il soprannome AUTORE 1 e AUTORE 2), considerati mandanti delle suddette stragi. Il Pm di Firenze chiese l'archiviazione del procedimento al termine delle indagini preliminari, accolta dal giudice per le indagini preliminari competente, in quanto non si era potuta trovare la conferma delle chiamate "de relato" e delle intuizioni logiche, sebbene si evidenziasse nel decreto di archiviazione che vi era «un’obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione» (ovvero Forza Italia) e che durante le indagini «l'ipotesi iniziale abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità».[49]

A Caltanissetta Berlusconi e Dell'Utri furono iscritti nel registro degli indagati come mandanti delle stragi di Via D'Amelio (Paolo Borsellino) e Capaci (Giovanni Falcone). Le indagini sono partite da:

* le dichiarazioni di Salvatore Cancemi
* i verbali relativi ai rapporti con Vittorio Mangano
* le dichiarazioni successive di Tullio Cannella e Gioacchino La Barbera
* le dichiarazioni di Gioacchino Pennino e Angelo Siino
* gli esiti delle indagini della Dia e del Gruppo Falcone e Borsellino

Il 3 maggio 2002 il fascicolo viene archiviato, su richiesta dello stesso PM, perché il quadro indiziario risulta friabile. Il Gip tuttavia, nel decreto di archiviazione, lascia alla valutazione dei pubblici ministeri di effettuare ulteriori indagini su «piste investigative diverse da quelle sinora perseguite» ritenendo che «tali accertati rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all'organizzazione Cosa nostra, costituiscono dati oggettivi che rendono quantomeno non del tutto implausibili né peregrine le ricostruzioni offerte dai diversi collaboratori di giustizia». Oltre a questo viene evidenziato anche che «gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra gli uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati». Ma conclude affermando che «Occorre tuttavia verificare se effettivamente tali contatti vi siano stati e che esito abbiano avuto. Orbene le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che dovrebbero riscontrare tale ipotesi sono tutte “de relato” e, come si è visto, il più delle volte generiche ed incerte nei contenuti.» [50] Tale richiesta di archiviazione, tuttavia, non fu sottoscritta dall'altro pm che si era occupato delle inchieste e dei processi sulle stragi, Luca Tescaroli, contrario alle impostazioni della richiesta di archiviazione, soprattutto nella parte in cui si sostiene che le dichiarazioni dei principali pentiti della strage, Cancemi e Brusca, erano contrastanti.[51] Una tesi che è stata confermata anche nella sentenza d'appello della strage di Capaci dove i giudici scrissero tra l'altro che le dichiarazioni di Brusca e Cancemi erano convergenti e che era necessario indagare ancora «nelle opportune direzioni per individuare i convergenti interessi di chi era in rapporto di reciproco scambio con i vertici di Cosa nostra».[51]
Concorso esterno in associazione mafiosa [modifica]

La procura di Palermo ha indagato su Silvio Berlusconi e su Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Nel 1998 il procedimento è stata archiviato al termine delle indagini preliminari, che erano state prorogate per la massima durata prevista dalla legge. Dell'Utri, infine, è stato condannato a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; dagli atti risulta che Forza Italia sarebbe stata fondata per fornire nuovi agganci politici alla mafia e che Berlusconi sarebbe stato messo da Dell'Utri nelle mani della mafia fin dal 1974.

Il 26 luglio 2007 si è assistito alla ritrattazione del prof. Giuffrida, funzionario della Banca d'Italia e perito per conto della Procura della Repubblica nel processo di Palermo che vedeva imputato il senatore Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, in merito alle conclusioni da questi rassegnate ai Giudici circa l'oscura provenienza di ingenti quantitativi di denaro (113 miliardi di lire dell'epoca), nelle casse della Fininvest nella seconda metà degli anni settanta.

Giuffrida, che era stato querelato per diffamazione per le sue dichiarazioni al processo, giunge ad un accordo transitivo con Mediaset, in cui si riporta che «il dott. Giuffrida [...] riconosce i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento ed inoltre che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest» e che Fininvest/Mediaset prendono atto «che i limiti della consulenza del dott. Giuffrida non sono dipesi da sua negligenza ma da eventi estranei alla sua volontà – scadenza dei termini e successiva archiviazione del procedimento – che lo hanno indotto a conclusioni parziali e non definitive».

I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque emesso una dichiarazione, riportata dall'ANSA, in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento («una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali»), né la versione definitiva leggermente corretta («non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute»).

La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo solo basata su «una parziale documentazione», ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva «trovato smentita dal consulente della difesa Dell’Utri», in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano «potenzialmente non trasparenti» e non aveva «fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest».[52][53]

Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset ed il prof. Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo [modifica]

Silvio Berlusconi risulta attualmente indagato dalla procura di Roma per diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo, in relazione alla vicenda delle dichiarazioni dell'allora Premier in merito alle relazioni tra le cosiddette Cooperative Rosse e camorra durante una intervista rilasciata il 3 febbraio 2006 ad una emittente nazionale. L'iscrizione è avvenuta in seguito alla querela presentata dal presidente della Lega Nazionale delle Cooperative Poletti.[54]
Telecinco (in Spagna) [modifica]

In Spagna Silvio Berlusconi, insieme ad altri manager Fininvest, è stato accusato di violazione della legge antitrust, frode fiscale e reati vari (quali riciclaggio di denaro) a favore dell'emittente Telecinco da lui fondata. Il processo è stato sospeso dal 1999 al 2006 per l'immunità di cui Berlusconi godeva nel paese in qualità di eurodeputato prima e di capo di stato estero poi; nell'aprile del 2006, anno in cui è subentrato al terzo mandato di Berlusconi il secondo di Prodi, il giudice Baltasar Garzón che per primo aveva avviato il procedimento ha riaperto il fascicolo a suo carico.

Nel 2008 l'avvocato Niccolò Ghedini annuncia l'assoluzione del suo assistito.[55]
Caso Saccà [modifica]

Nel 2007, Silvio Berlusconi è stato indagato dalla procura di Napoli con l'accusa di aver corrotto l'allora presidente di RaiFiction Agostino Saccà e di aver istigato alla corruzione il senatore Nino Randazzo e altri senatori della Repubblica «in altri episodi non ancora identificati».[56][57] L'accusa era basata essenzialmente su una decina di registrazioni telefoniche effettuate tra i mesi di giugno e novembre 2007.[58] Secondo la Procura di Napoli, Saccà aveva il compito di piazzare in Rai le attrici raccomandate da Berlusconi, in cambio di un aiuto nella sua futura attività privata («Agostino, ti contraccambierò quando sarai imprenditore»); nell'ipotesi d'accusa Berlusconi avrebbe segnalato un nome vicino ad un senatore del centro-sinistra (allora al governo con una maggioranza risicata in Senato), in modo da accattivarsi la sua simpatia e convincerlo a passare nella formazione di centro-destra e, di conseguenza, a causare la caduta del governo Prodi.[59]

Nel luglio 2008, su richiesta dei difensori di Silvio Berlusconi, gli atti del procedimento sono stati trasferiti a Roma a causa dell'incompetenza territoriale del tribunale di Napoli (dato che le telefonate "cruciali" per il reato contestato al Cavaliere erano avvenute mentre i due interlocutori erano a Roma).

Il 17 aprile 2009 il gip Pierfrancesco De Angelis ha archiviato il caso, poiché Saccà «non era da considerare un incaricato di pubblico servizio».[60] Pochi giorni dopo, precisamente il 24 aprile 2009, sono state distrutte le intercettazioni raccolte a Napoli sul caso Saccà-Berlusconi.[61]Trascrizioni di queste conversazioni sono tuttavia ancora reperibili on-line.[62]
Compravendita diritti televisivi [modifica]

I PM Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, che hanno collezionato 50.000 pagine di atti con rogatorie in 12 paesi, hanno richiesto il rinvio a giudizio per 14 indagati:

* Silvio Berlusconi (appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio)
* Fedele Confalonieri (falso in bilancio)
* Frank Agrama (uomo di "appoggio" Fininvest in America)
* David Mills (marito di un ministro del governo Blair)
* Daniele Lorenzano (capoacquisti Finivest)
* Erminio Giraudi (mercante di carni a Montecarlo)
* Paolo del Bue (banchiere svizzero)
* Giancarlo Foscale e Candia Camaggi (cugino del Cavaliere e consorte, responsabili della finanza svizzera)
* altri dirigenti di Fininvest e Mediaset.

Oltre a queste sono state stralciate (cioè verranno contestate in procedimento separato) le posizioni di Marina Berlusconi (assurta a presidente Mediaset) e Piersilvio Berlusconi, accusati di riciclaggio.

Dall'indagine All Iberian nasce questo filone d'inchiesta su due società estere collegate alla Silvio Berlusconi Finanziaria (società lussemburghese), la Century One e la Universal One. Sui conti di tali società hanno lasciato l'ultima traccia i fondi neri «distratti su conti bancari in Svizzera, Bahamas e Montecarlo [...] nella disponibilità degli indagati [...] e gestiti da fiduciari di Berlusconi». La cresta sulla compravendita dei diritti di film made in USA avveniva, secondo l'ipotesi accusatoria, in modo illegale: Mediaset non li comprava direttamente ma da società offshore (Century One e Universal One e altre come la Wiltshire Trading e la Harmony Gold) che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo ad ogni passaggio. La differenza tra il valore reale e quello finale consentiva di mettere da parte fondi neri.

Berlusconi avrebbe intascato fondi neri (280 milioni di euro in dollari, lire, franchi francesi e svizzeri e fiorini olandesi) in nero, senza pagarvi le tasse e frodando i propri azionisti (falso in bilancio). Ma la difficoltà maggiore per i PM è stato capire come avvenivano tali operazioni, considerato che il premier ha lasciato tutte le cariche sociali nel 1993. Berlusconi avrebbe continuato a occuparsi delle società tramite prestanome. L'ipotesi accusatoria è suffragata dalle testimonianze di Carlo Bernasconi (capo della Silvio Berlusconi Communications), Oliver Novick (responsabile della Direzione Corporate Development) e Marina Camana (segretaria di Bernasconi che, secondo le rivelazioni dell'Espresso, ha raccontato proprio che le indicazioni per gli acquisti venivano da Arcore).

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Mediatrade spa, cioè la società controllata dal Gruppo Berlusconi che ha preso il posto, a partire dal febbraio 1999, Mediaset e la Maltese Ims nell'acquisto dei diritti TV. La procura avrebbe scoperto massicci trasferimenti di denaro della Wiltshire Trading (società intestata ad Agrama) a favore di conti svizzeri di personaggi Mediaset (denominati "Leonardo", "Trattino", "Teleologico", "Litoraneo", "Sorsio", "Clock" e "Pache"). Questo nuovo filone nasce dalla testimonianza di un ex dirigente Paramount, Bruce Gordon, che definisce Agrama come «agente di Berlusconi» e «rappresentante Fininvest». Farouk Mohamed Agrama, detto Frank, è considerato l'interfaccia di Lorenzano (ex capoacquisti di Mediaset) negli USA.

Secondo la procura l'accumulazione dei fondi neri sarebbe continuata anche oltre il 1999, fino al 2002 cioè quando Berlusconi era già Presidente del consiglio. Berlusconi e Mills sono accusati di corruzione in atti giudiziari. Si legge nell'atto notificato il 16 febbraio 2006:
« Deponendo Mills in qualità di testimone nei processi 'Arces + altri' e 'All Iberian', accettava la promessa e successivamente riceveva da Carlo Bernasconi (manager Fininvest, morto nel 2001, ndr), a seguito di disposizione di Silvio Berlusconi, la somma di 600mila dollari, investita dallo stesso Mills in unità del fondo Giano Capital e l'anno successivo reinvestita nel Torrey Global Offshore Fund, per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio di testimone: come in effetti faceva affermando il falso e tacendo in tutto o in parte ciò che era a sua conoscenza in ordine al ruolo di Silvio Berlusconi nella struttura di società offshore creata dallo stesso Mills, struttura fuori bilancio utilizzata nel corso del tempo per attività illegali e operazioni riservate del gruppo Fininvest. »


Davanti ai giudici, in particolare, Mills «ometteva di dichiarare quanto a sua conoscenza in ordine alla proprietà e al controllo delle società offshore del Fininvest B group e di conseguenza non rivelava che delle stesse erano beneficiari Silvio Berlusconi, Carlo Bernasconi e Livio Gironi, e che il controllo sulle stesse era esercitato da fiduciari della famiglia Berlusconi» e di «riferire la circostanza del colloquio telefonico intercorso nella notte del 24 novembre 1995 con Silvio Berlusconi in ordine alla società All Iberian e al finanziamento da 10 miliardi di lire erogato tramite All Iberian a Bettino Craxi».

Bugie ricompensate, secondo la Procura, con quei 600.000 dollari riciclati da Mills in fondi riservati.

Il 17 febbraio 2009 Mills è stato infine condannato[63] dal tribunale di Milano a 4 anni e 6 mesi per aver ricevuto quei 600.000 dollari e per aver testimoniato due volte il falso nell'ambito dei suddetti procedimenti giudiziari.[64] Il legale è stato inoltre interdetto per 5 anni dall'esercizio dei pubblici uffici e dovrà risarcire 250 mila euro alla presidenza del consiglio, costituita parte civile. La posizione del coimputato è invece stata stralciata in attesa che la Consulta si pronunciasse sulla costituzionalità del Lodo Alfano, dichiarato decaduto nell'ottobre 2009.

Il 27 ottobre 2009 la corte d'appello ha confermato la sentenza di primo grado, ovvero la condanna a 4 anni e 6 mesi a Mills per aver ricevuto 600.000 dollari da Silvio Berlusconi per testimoniare il falso in 2 processi, quello su All Iberian e quello sulle tangenti alla guardia di finanza[65].
Voli di Stato [modifica]

Il 3 giugno 2009 Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati dal procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara, con l'accusa di abuso d'ufficio.[66] Le indagini si riferiscono ad un presunto abuso nell'utilizzo degli aerei del 31º stormo dell'Aeronautica militare di stanza a Ciampino, finalizzato al trasporto del Presidente del Consiglio e di altre persone (tra cui Mariano Apicella) ad una serata di intrattenimento tenutasi in Sardegna, a Villa Certosa.

Il 16 giugno 2009 la Procura ha richiesto l'archiviazione delle indagini dopo aver accertato che su tutti i voli era presente almeno una persona autorizzata ad usufruirne (Berlusconi), constatando che per il resto «l'utilizzo della flotta non è disciplinato da alcuna disposizione di legge o regolamento, ma soltanto da direttive della Presidenza del consiglio dei ministri». Anche l'ipotesi di peculato, avanzata in un primo tempo, è stata scartata, appoggiandosi su una sentenza della Cassazione risalente al 2007.[67]
Fonte:www.wikipedia.org

martedì 2 febbraio 2010

A TUTTI GLI ELETTORI ISCRITTI E SIMPATIZZANTI DEL PD: LETTERA DI CATIUSCIA MARINI




Sono candidata per la carica di Presidente della Regione alle elezioni primarie del PD. Ho raccolto questa opportunità per interpretare la spinta di tanti cittadini ad aprire in Umbria una fase nuova.

È il tempo di privilegiare una politica aperta alla società, che si interroga sulle incertezze dei nostri tempi, che prova a dare un progetto ai bisogni della comunità fornendo contenuti, programmi e politiche, che offre nuove motivazioni e fiducia alle persone.

La crisi economica e la fase di profondo cambiamento che viviamo richiedono un nuovo ruolo a Istituzioni, imprese, forze sociali, Università e sistema del credito.

Le incertezze del lavoro, i rischi per le aziende, il futuro di ragazzi e ragazze, i mutamenti sociali connessi ai fenomeni demografici e migratori richiedono politiche pubbliche in grado di dare risposte alle forti preoccupazioni di persone, famiglie e imprese.

Serve energia nuova per l’Umbria

Le persone sono al primo posto, ancora una volta, nel mio impegno politico ed istituzionale per il governo dell’Umbria.
Dobbiamo dare opportunità ai giovani nella definizione di percorsi formativi, nella scelta di un lavoro, nella ricerca di stabilità e autonomia dalla famiglia; dobbiamo costruire una nuova agenda sociale che concretizzi l’obiettivo di un welfare di comunità capace di ridurre le disuguaglianze, aggredire le povertà, sostenere le famiglie (non autosufficienza, cura degli anziani e dei bambini, immigrazione, disoccupazione) fondato sulla rete comunitaria di enti locali, imprese sociali, cooperazione e terzo settore; dobbiamo garantire la tutela, la promozione della salute e del benessere, la parità di genere per l’inclusione delle donne in tutti gli ambiti della società.

Per l’Umbria dei prossimi anni dovremo sostenere ed incoraggiare la società e l’economia della conoscenza unita ad un modello di sviluppo sostenibile e duraturo: innovazione, ricerca, qualità ambientale, autonomia energetica e sfida delle energie rinnovabili, creazione di servizi ad elevato livello tecnologico.

La cultura deve essere assunta come modello di sviluppo; le reti e i sistemi delle città, il territorio, l’agricoltura di qualità e lo sviluppo rurale devono essere una priorità di governo.

Lavoriamo per dare forza alle nostre “imprese” e creare nuovo lavoro attraverso processi di integrazione e radicamento, poli di innovazione, politiche industriali a supporto del sistema produttivo umbro, in particolare per le PMI.

L’Umbria, regione europea, sinergica ai territori più dinamici, è in grado di attrarre saperi, conoscenze, risorse ed è aperta alle spinte di innovazione nazionali ed internazionali.

Accetto questa sfida alle Primarie perché mi sento parte di un progetto collettivo: con me ci sono tanti uomini e tante donne delle città umbre che lavorano, amministrano, fanno politica, partecipano alle attività sociali e di volontariato, che sono espressione del mondo produttivo.

Mi accompagnano in questa sfida tanti giovani, tanti cittadini convinti che ci sia bisogno in Umbria di una “nuova energia”. Per dare fiducia e speranza al futuro della Regione.

Sono sicura che, grazie al sostegno di tutti, sia ancora possibile scrivere pagine di bella politica e di buon governo.

Mi serve la vostra fiducia ed il vostro sostegno con il voto alle primarie del 7 febbraio.

Insieme, ce la possiamo fare.


Catiuscia Marini
" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi