lunedì 23 febbraio 2009

Bindi: sarà un leader di garanzia, finito il finto unanimismo

da Il Messaggero 22 febbraio 2009


Rosy Bindi il 14 ottobre si candidò, non da sola, contro Veltroní. Ora ha detto sì a Franceschini. E spiega perché: «Io non sono entrata in maggioranza. La mia adesione all'elezione di Dario è esattamente il contrario: è la fine della maggioranza del 14 ottobre».

E il giudizio sulla sua elezione è positivo...
«Sì, giudizio positivo su come si è svolta l'assemblea: finalmente si è discusso serenamente, si è votato... Le altre volte era liturgia, stavolta è stato un momento di confronto vero».

Meglio di primarie subito o di un congresso anticipato.
«Decisamente sì. Io penso che noi abbiamo bisogno di assise vere, che non era possibile fare adesso. Per questo ero d'accordo con l'elezione ora di un segretario. Noi continuiamo ad avere l'illusione di dover nominare un leader che poi farà il partito; invece l'impostazione va rovesciata: c'è bisogno di un partito che poi si sceglierà il leader».

Cosa le è piaciuto di più dell'intervento di Franceschini?
«Ha fatto un discorso diretto, a braccio, e così ha potuto avere accenti davvero sinceri: quando uno parla a braccio tira fuori le cose che ha dentro, e credo che sia stato un atto di verità di cui avevamo bisogno».

Ma lei ha parlato anche di discontinuità. Quale?
«Adesso è finita la maggioranza confusa del 14 ottobre, quel 75 per cento di finto unanimismo che non ha fatto bene al partito e neanche a Veltroni. Ora c'è un elemento di chiarezza. Io il 14 ottobre ero da un'altra parte, stavolta con il mio appoggio, quello di Enrico Letta è chiaro che comincia una fase unitaria vera del partito. Franceschini ha tutte le possibilità di essere un vero segretario di garanzia...».

E non solo un reggente.
«Esattamente. Ciascuno si assume le sue responsabilità e contribuirà con le proprie idee a che il prossimo congresso scelga un leader di un partito che ha definito una linea politica, programmatica, le alleanze, la qualità della sua opposizione. Ossia tutto ciò che finora è rimasto indefinito per responsabilità, io ritengo, di quella maggioranza delle primarie che non è mai andata d'accordo e ha imposto anche a Veltroni una gestione che invece di discutere moltiplicava gli incarichi. Quella fase sí è conclusa».

Qual è la priorità ora?
«L'orientamento prevalente in periferia, lo sappiamo, era cambiamento subito, primarie subito, leader forte subito. L'assemblea ha deciso un percorso diverso e dunque credo che si sia bisogno di spiegare ai nostri militanti, alla nostra gente, il perché di questa scelta. Non una decisione delle oligarchie, bensì una scelta di responsabilità in un momento difficile, un segretario di garanzia per il congresso».

E i pericoli di scissione si sono fugati?
«Un segretario di garanzia come è Dario, e che per di più è espressione della cultura cattolico-democratica, che guida un partito dove c'è una maggioranza di sinistra, è una garanzia per scommettere sulla validità del Pd come partito plurale. Questa mi sembra la risposta migliore a tutti coloro sono alla ricerca di pretesti per costruire un nuovo centro prendendo a pretesto il fatto che ci sarebbe una egemonia díessina. Oggi abbiamo assicurato futuro al progetto dell'Ulivo e del Pd».

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi