Roma, 8 feb. (Apcom) - "Stima e simpatia, vicinanza su molte questioni di carattere economico e sociale, non possono essere scambiate con un'adesione alla candidatura di Pierluigi Bersani". E' quanto precisa Rosy Bindi, vicepresidente della Camera ed esponente democratica, aggiungendo che "nell'intervista che ho rilasciato a 'Repubblica' ieri mi parevano evidenti almeno due aspetti. Primo, non è il momento di aprire la fase congressuale; secondo, per discutere e confrontarsi sul merito dei problemi che il Paese deve affrontare non è necessario fare il candidato segretario".
"E se le critiche alla gestione del partito, anche espresse in modo ruvido, non devono essere vissute dal segretario come un attentato di lesa maestà - prosegue Bindi - è però anche vero che non c'è bisogno per far valere le proprie idee di aprire una nuova competizione per la leadership. Così come sono convinta che Bersani sbagliò, in nome dell'unità dei Ds, a non candidarsi alle primarie del 2007, sbaglierebbe ora se lo facesse solo per ricompattare il suo ex partito. Così si ostacolerebbe e renderebbe più difficile la costruzione del Pd. Auspico comunque che alle prossime primarie oltre a Bersani e Veltroni ci siano più candidati. A cominciare dalle donne e da figure che, fuori dai recinti dei vecchi partiti - conclude -, possano interpretare davvero la novità culturale e politica del Pd".
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