venerdì 9 novembre 2007

Pd, cittadinanza "attiva" e "responsabile"

Lo scorso 14 ottobre più di 80.000 umbri – quasi il 10% della popolazione – hanno attivamente contribuito, con il loro voto, alla nascita del Partito democratico. La maggior parte di questi elettori ha votato per appartenenza o per “obbedienza politica”. Non a caso la lista largamente vincente è stata quella “istituzionale” dei “Democratici per Veltroni”, nella quale erano presenti nomi “eccellenti” della classe politica locale, i cui referenti sul territorio hanno svolto una capillare ed efficace opera di mobilitazione.
Una percentuale nettamente inferiore di voti è invece andata alle altre liste collegate a Veltroni e a quelle degli altri candidati segretari nazionali e regionali: la brevità del tempo a disposizione per la definizione delle liste e per la campagna elettorale ha impedito un adeguato coinvolgimento dei cittadini a favore delle candidature provenienti dalla società civile.
Ciò significa che l’assemblea costituente regionale del Pd, che si riunirà per la prima volta il prossimo 10 novembre prossimo, risulta composta, in modo secondo me non equilibrato, da una maggioranza di nomi espressione dei tradizionali apparati di partito e da una minoranza di personalità provenienti dal mondo del lavoro, delle professioni, dell’imprenditoria, dei sindacati, ecc. L’auspicio è che il “partito nuovo” possa, una volta strutturato, mettere a punto meccanismi virtuosi di selezione dei suoi gruppi dirigenti, in grado di favorire un ricambio fisiologico nei posti di comando e meccanismi di reale partecipazione, soprattutto per quel che riguarda i giovani, le donne e tutti coloro che della politica non hanno fatto la loro professione esclusiva.
Nel prossimo fine settimana, a Santa Maria degli Angeli, si parlerà di regole, di organigrammi e dello Statuto del Pd umbro, con l’obiettivo di dare vita anche nella nostra regione ad una struttura partitica non piramidale e verticistica, non composta unicamente da iscritti e militanti, ma flessibile e aperta al contributo di tutti, in grado quindi di promuovere il senso civico e l’interesse dei cittadini per la politica. Sarebbe importante che i dirigenti e ai militanti del PD si assumano un ruolo di operatori di connessioni e relazioni, come attivatori di opportunità per la sviluppo di pratiche partecipative, piuttosto che come frequentatori solo delle sedi istituzionali e di partito.
La scommessa del Pd è quella di porre i cittadini al centro dei processi decisionali politici, oggi di competenza esclusiva, anche in Umbria, di ristrette oligarchie. Ma si parlerà anche di idee e di programmi. Quali sono i temi salienti sui quali realizzare nuove forme di partecipazione attiva? Quali sono i temi che, nella nostra regione, stanno a cuore al “cittadino democratico”?
Sicuramente quello della sicurezza, del rispetto delle regole e delle leggi, che anche in Umbria la politica ha colpevolmente trascurato per troppo tempo. uali soLa sicurezza è un diritto primario senza il quale non c’è libertà reale.
C’è poi la grande questione di come garantire all’Umbria uno sviluppo economico razionale ed equilibrato, capace di conciliare la crescita dell’economia con la difesa dell’ambiente, la giustizia sociale con l’innovazione imprenditoriale. Il benessere non è assicurato solo dal livello del PIL ma dalla qualità della vita dei cittadini; non si deve mai trascurare , ai fini dello sviluppo sociale ed economico dell’Umbria, l’importanza del suo tessuto di piccole e medie imprese.
Il cittadino democratico vuole che si ponga un freno alla precarietà del lavoro, che è fonte di incertezza, soprattutto per le giovani generazioni.
Altrettanto importante è coinvolgere i cittadini su temi quali le pari opportunità di accesso all’istruzione, alla formazione e agli impieghi professionali. I “democratici” non debbono avere paura di difendere la meritocrazia, che non vuol dire discriminare i più deboli, ma esattamente il contrario. Solo premiando il merito individuale a detrimento delle rendite di posizione e dei privilegi acquisiti anche i più deboli possono sperare di avanzare lungo la scala sociale.
Il cittadino democratico, inoltre, vuole in Umbria istituzioni culturali capaci di produrre innovazione attraverso la ricerca e la creatività e nello stesso tempo aperte e interrelate con il mondo globale. L’Umbria, a dispetto della retorica diffusa, deve ancora internazionalizzarsi.
Ma vuole anche efficienza, efficacia e trasparenza nella gestione degli enti locali e dei servizi di pubblica utilità; non vuole sprechi di risorse, desidera una burocrazia più efficace e una gestione del capitale umano e delle risorse pubbliche meno condizionata da criteri e logiche di tipo clientelare.
Il cittadino democratico umbro aspira altresì ad una cultura urbanistica in grado di contrastare il lento degrado delle città e delle periferie e di valorizzare al meglio il patrimonio artistico presente sul nostro territorio. Vuole che si parli di infrastrutture e di sistema di mobilità realmente moderno, in grado di rimuovere una volta per tutte lo storico isolamento dell’Umbria.
Ma il problema forse più sentito, propedeutico a tutti gli altri, è quello della trasparenza della politica e della pubblicità che deve essere assicurata a tutte le decisioni e scelte che incidono sulla vita della collettività. La politica, anche in Umbria, deve smettere di essere autoreferenziale e chiusa in se stessa. I progetti e i programmi delle diverse amministrazioni locali debbono essere discussi e comunicati ai cittadini, in modo chiaro e comprensibile, con l’idea di operare un loro reale coinvolgimento.
I cittadini debbono poter esprimere le loro valutazioni e i loro orientamenti su tutti i temi che li riguardano direttamente: è questa la vera sfida del Partito democratico. Una partecipazione che per essere efficace non deve essere occasionale o semplicemente rituale e formale, ma autentica e organizzata secondo precisi meccanismi. Per quanto mi riguarda, penso in particolare ad uno strumento, le “conferenze di cittadinanza” a carattere tematico e programmatico, che si riuniscano periodicamente , magari a scadenza trimestrale, in luoghi pubblici e facilmente accessibili, aperte alla partecipazioni di tutti e non solo di coloro che si riconoscono nel Pd.
Tali conferenze potrebbero essere istituite a tutti i livelli: regionale, per discutere problematica generali che interessano l’Umbria, ma anche provinciale e comunale, toccando argomenti e problemi di interesse più ristretto.
Ad esse dovrebbero partecipare in particolare gli amministratori direttamente coinvolti nelle questioni oggetto di discussione. Ma fondamentale sarebbe anche la presenza di personalità non politiche, autorevoli e particolarmente competenti ed esperte nelle problematiche trattate.
Penso anche ad una conferenza permanente tra PD umbro e cittadini sul web, attraverso un blog gestito dai giovani, suddiviso in temi e contenitore di progetti e programmi.
Solo attraverso simili meccanismi di partecipazione si può sperare che la discussione politica torni ad essere, anche a livello locale, pubblica e trasparente. Premessa indispensabile per la costruzione di quella cittadinanza “attiva” e “responsabile” che rappresenta il punto di partenza necessario della “nuova stagione” che Veltroni e il Partito democratico intendono realizzare.

di Attilio Solinas (Membro dell’Assemblea costituente nazionale del Partito Democratico)
da "Il corriere dell'Umbria"
del 7/11/2007

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