lunedì 1 dicembre 2008

Bindi:Non possiamo farci dilaniare tra dalemiani e veltroniani

di Itti Drioli - da Quotidiano Nazionale


Rosy Bindi, nel partito democratico sembra che esistano solo dalemiani e veltroniani intenti a dilaniarsi. Voi ex popolari che ci state a fare? Assistete impotenti?
«Impotenti no. Alcuni sono alleati con D'Alema, altri con Veltroni e poi c'è chi, come me, mantiene una posizione di autonomia, convinta come sono che non possiamo essere la quarta evoluzione del partito della sinistra. Perciò non possiamo farci dilaniare da una gestione poco trasparente da una parte e percorsi paralleli dall'altra».

Equidistante da Veltroni e da D'Alema?
«Perché, del progetto di Rutelli non vogliamo parlare? Penso al problema dell'adesione al Pse: io non ho chiesto a Fassino di diventare cattolico democratico e lui non può chiedere a me di diventare socialdemocratica. Ma da questo a dire, come ha fatto Rutelli: "O così o usciamo dal partito", c'è una bella differenza!».

Ma com'è che siete arrivati a questo punto? Anche lei come il dalemiano Latorre pensa che la leadership di Veltroni sia fallimentare?
«Latorre non ha titolo per dirlo, perché non si evita una gestione fallimentare costruendo un'altra cosa, come si sta facendo con Red. Io sono molto critica con la gestione chiusa e tutta in difesa della maggioranza ma lo sono altrettanto con chi gli antepone un partito nel partito. E' normale che in questo partito ci siano due televisioni e tre giornali?».

Tre? C'è l'"Unità", c'è "Europa" e quale altro?
«Il "Riformista" dove lo mettiamo? Sembra che sia nato solo per parlare del Pd! E non si può dire che non esprima una linea».

Torniamo al segretario.
«Dovrebbe rivedere molto della sua politica, anche lui. Non si può venire a sapere dai giornali di 80 incarichi nel governo ombra. E non si può far eleggere il segretario del Lazio a maggioranza semplice in un partito nato dalle primarie».

E' paura o protervia?
«Direi che c'è una tentazione permanente di normalizzazione. Persino le primarie dei giovani. Dovrebbero essere un momento di massima apertura, chi se non i giovani? Invece la maggioranza ha indicato un candidato e gli altri erano tutti sfidanti. E c'è stato pure un ritardo enorme nel diffondere i risultati».

Dunque, il coordinamento di oggi è cruciale per avviare un chiarimento.
«Mah, ci si riunisce quasi ogni settimana, ma non è detto che le cose più importanti accadano là. La vicenda della commissione di vigilanza lo insegna: avevamo deciso tutti di puntare su Orlando, salvo imparare che qualcuno lavorava con la maggioranza. L'operazione Villari era preparata».

Dalla Vigilanza come ne uscite?
«Non c'è altra strada che abbandonare i lavori».

Tutto questo pasticcio per Di Pietro. Secondo i dalemiani ha creato troppi danni al Pd.
«In commissione di vigilanza, non siamo stati inchiodati a Di Pietro per subalternità politica, ma per correttezza istituzionale. L'Idv è l'unico gruppo parlamentare che non ha nessun incarico istituzionale. E non lo si può escludere perché non piace il suo modo di fare opposizione».

Lei dunque non se ne vuole liberare.
«L'alleanza con di Pietro può essere scomoda, ma - piccolo particolare non trascurabile- è stata sancita dagli elettori. Il resto, alleanze con l'Udc o altro, è tutto da costruire. E ce ne vuole...».

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi