Quest'anno si celebra il sessantesimo del voto alle donne in Italia, in un clima politico che vede una presenza ancora molto modesta di donne sia in parlamento che in senato, e soprattutto nei posti importanti della vita del paese. Ripercorrere la storia del voto, e quindi dell'accesso alla vita politica delle donne sia come elettrici che come elette, serve anche a comprendere le ragioni profonde di questa situazione.Anche se le abbiamo dimenticate, l'Italia ha avuto le sue battagliere suffraggette che, fin dalla seconda metà dell'800, hanno combattuto con determinatezza e coraggio per far passare il diritto alla presenza nella sfera politica delle donne nel nostro paese. Il programma ricostruisce la loro storia, aprendo anche continui confronti con quello che succede negli altri paesi europei e negli Stati Uniti, e ricostruisce anche una fase di solito dimenticata, cioè il ruolo delle femministe nel primo decennio fascista, e l'atteggiamento favorevole espresso da Mussolini verso il voto femminile, culminato nella concessione del voto amministrativo ad alcune categorie di donne 'meritevoli' nel 1925. Le guerre mondiali infatti sono il vero punto di svolta nella storia del rapporto fra donne e politica: dopo la prima, i grandi partiti di massa nuovi, cioè il partito popolare di Sturzo e i Fascisti, inseriscono nel loro programma il suffragio femminile, mentre il partito socialista lo aveva già fatto, grazie alle pressioni di Anna Kuliscioff, nel 1910. Ma la vera svolta viene con la Resistenza, a cui le donne partecipano consapevolmente, anche prendendo le armi: il 2 giugno 1946 le donne voteranno per la prima volta al referendum fra monarchia e repubblica, e voteranno e saranno anche candidate a far parte dell'Assemblea Costituente. Nonostante le molte paure, le donne italiane partecipano in massa al voto, e danno prova di non sentirsi estranee alla politica anche presentandosi come candidate, e partecipando attivamente alla fase costituente della repubblica
2008?
Secondo i primi dati elaborati dall'Osservatorio di genere di Arcidonna, bene Pd, maluccio Pdl e Lega, male Idv e Udc
Rispetto alle ultime elezioni politiche, un piccolo miglioramento c'è stato. Ma le donne elette al parlamento italiano continuano ad essere un'esigua minoranza. Secondo i primi dati elaborati dall'Osservatorio di genere di Arcidonna (che tengono conto dei dati del Viminale e delle prime indicazioni dei partiti sulle scelte di coloro che sono stati candidati in più circoscrizioni) le donne che siederanno nei seggi della Camera sarebbero 133, ossia il 21,1 % del totale. Al Senato, invece, le donne elette sarebbero 55, il 17,4 % del totale. L'Italia, secondo l'Inter-Parliamentary Union http://www.ipu.org/english/Whatipu.htm, passerebbe così dal 67° al 50° posto nella classifica mondiale per presenza di donne in parlamento. Nel 2006, infatti, le elette erano state 109 a Montecitorio (il 17,3 per cento) e 45 a Palazzo Madama (il 14 per cento). La crescita, insomma, è stata minima. Andando a guardare i singoli partiti, il Pd ha portato 65 donne alla Camera su 217 deputati (il 29,9%) e 36 donne al Senato su 118 senatori (il 30,5%). Si è vicini, insomma, al 33 per cento di donne in parlamento annunciato dal leader Walter Veltroni in campagna elettorale. Meno brillante invece il dato del Pdl, che porta 54 donne alla Camera su 276 deputati (19,5%) e 13 donne al Senato su 147 senatori (8,8%). Per quanto riguarda gli altri partiti, alla Camera le percentuali di donne sono 6,6 per l'Italia dei Valori, 16,7 per la Lega Nord, 5,6 per l'Udc. Al Senato, percentuali di donne sono 14,3 per l'Italia dei Valori e 12 per la Lega Nord. Niente donne per gli altri partiti.Commenta Valeria Ajovalasit, presidente nazionale di Arcidonna «Solo un quinto dei parlamentari è composto da donne: un dato allarmante, che non può essere spiegato, come ha fatto Berlusconi, alla luce di una maggiore presenza di uomini in politica. Al parlamento ci sono più uomini perché i partiti hanno scelto razionalmente di non fare eleggere le donne. E' una scelta politica. Non è un caso che il Pdl, pur vincendo, abbia portato alla Camera e al Senato meno donne del Pd. Speriamo che in sede di nomine governative ci sia una sorta di compensazione da parte della coalizione vincente.Il Pd, invece, ha avuto il merito di aver raggiunto un incoraggiante 30 per cento, quota che, però, rimane risicata, visto che l'obiettivo minimo indicato dal partito prima delle elezioni era stato del 33 per cento. I timori espressi prima delle urne non erano poi così infondati».
Tratto da http://www.vita.it/
del 16/04/2008
Rispetto alle ultime elezioni politiche, un piccolo miglioramento c'è stato. Ma le donne elette al parlamento italiano continuano ad essere un'esigua minoranza. Secondo i primi dati elaborati dall'Osservatorio di genere di Arcidonna (che tengono conto dei dati del Viminale e delle prime indicazioni dei partiti sulle scelte di coloro che sono stati candidati in più circoscrizioni) le donne che siederanno nei seggi della Camera sarebbero 133, ossia il 21,1 % del totale. Al Senato, invece, le donne elette sarebbero 55, il 17,4 % del totale. L'Italia, secondo l'Inter-Parliamentary Union http://www.ipu.org/english/Whatipu.htm, passerebbe così dal 67° al 50° posto nella classifica mondiale per presenza di donne in parlamento. Nel 2006, infatti, le elette erano state 109 a Montecitorio (il 17,3 per cento) e 45 a Palazzo Madama (il 14 per cento). La crescita, insomma, è stata minima. Andando a guardare i singoli partiti, il Pd ha portato 65 donne alla Camera su 217 deputati (il 29,9%) e 36 donne al Senato su 118 senatori (il 30,5%). Si è vicini, insomma, al 33 per cento di donne in parlamento annunciato dal leader Walter Veltroni in campagna elettorale. Meno brillante invece il dato del Pdl, che porta 54 donne alla Camera su 276 deputati (19,5%) e 13 donne al Senato su 147 senatori (8,8%). Per quanto riguarda gli altri partiti, alla Camera le percentuali di donne sono 6,6 per l'Italia dei Valori, 16,7 per la Lega Nord, 5,6 per l'Udc. Al Senato, percentuali di donne sono 14,3 per l'Italia dei Valori e 12 per la Lega Nord. Niente donne per gli altri partiti.Commenta Valeria Ajovalasit, presidente nazionale di Arcidonna «Solo un quinto dei parlamentari è composto da donne: un dato allarmante, che non può essere spiegato, come ha fatto Berlusconi, alla luce di una maggiore presenza di uomini in politica. Al parlamento ci sono più uomini perché i partiti hanno scelto razionalmente di non fare eleggere le donne. E' una scelta politica. Non è un caso che il Pdl, pur vincendo, abbia portato alla Camera e al Senato meno donne del Pd. Speriamo che in sede di nomine governative ci sia una sorta di compensazione da parte della coalizione vincente.Il Pd, invece, ha avuto il merito di aver raggiunto un incoraggiante 30 per cento, quota che, però, rimane risicata, visto che l'obiettivo minimo indicato dal partito prima delle elezioni era stato del 33 per cento. I timori espressi prima delle urne non erano poi così infondati».
Tratto da http://www.vita.it/
del 16/04/2008
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