lunedì 26 luglio 2010

DURANTE LA CRISI......MI RITROVAI PER UNA SELVA OSCURA : Ecolcity - Sopravvivere alla crisi economica globale 2008-201X


"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ah quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinnova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte."
Da: Canto I - L'Inferno - Dante Alghieri

Progetto della Città di Dongtan - Cina


Anticipare i tempi aumenta di molto la possibilità di vivere meglio in caso di crisi.

Sopravvivere alla crisi economica globale 2008 - 201X è un libro di Ecolcity, nasce con lo scopo principale di aiutare le persone a mantenere i propri risparmi e la propria salute in un periodo di crisi sistemica globale.

Attenzione alcuni consigli di questo libro vanno adottati solo in caso di grave crisi sistemica nazionale o globale.

E' chiaro che la percezione della gravità della crisi, potrà essere diversa sia per la condizione sociale dell'individuo, sia per il luogo in cui si vive.
Quindi sta ad ognuno di noi fare una attenta valutazione dei propri rischi.

Ecolcity è dedicata a chi sa vedere oltre, alcuni problemi che noi affronteremo per molti non hanno motivo di esistere, e noi facciamo il tifo per questi ottimisti perchè nessuno vuole una crisi del sistema.

Però già nel 2005-2006 persone coraggiose controcorrente, scrissero di una crisi delle borse e del mercato finanziario che avrebbe portato ad una crisi sistemica.
Molti dissero che erano pazzi ma chi li seguì, ora che questo è successo, ha salvato i propri risparmi dalla crisi della borsa e finanziaria.

Ora si parla di crisi sistemica e di grave recessione, ed in questo caso è molto più difficile difendere i propri risparmi ed il proprio lavoro, alcuni gruppi di persone hanno iniziato a proporre soluzioni ed Ecolcity è una di queste.

Ecolcity però non è solo una soluzione ad una crisi economica, ma è anche una risposta alla crisi ambientale e sociale.

Costruire mini città evolute ed ecologiche e villaggi agricoli tecnologici autosufficienti, sarebbe la risposta a tutte le crisi.

Fonte:www.ecolcity.it

ECOCITTA'

Ecocittà, luci e ombre delle città ecologiche
Opportunità per promuovere la sostenibilità o minaccia per gli ecosistemi rurali ? In Francia e Gran Bretagna proteste contro le ecocittà proposte dai governi. Ma la situazione nel mondo è diversa

Pianificazione sostenibile, minimo impatto energetico, stile di vita ecologico per i suoi abitanti. Questi gli ingredienti delle ecocittà, centri urbani che adottano gli standard più elevati in materia di protezione ambientale e risparmio energetico, grazie a sistemi di trasporto urbano pulito, uso di fonti energetiche alternative e soluzioni di design innovative e pragmatiche.
Il concetto di ecocittà, coniato nel 1987 dall’urbanista americano Richard Register, è stato riproposto di recente anche in Europa per indicare una nuova forma di sviluppo urbano, rispettosa dell’ambiente e in linea con gli obiettivi di riduzione del Co². La proposta di costruire ecocittà ha pero’ scatenato accesi dibattiti in Francia e Gran Bretagna, dove le reazioni dei cittadini hanno evidenziato luci ed ombre di questo nuovo approccio.

La situazione in Francia
La proposta formulata dalla commissione Attali di creare entro il 2012 dieci ecocittà con meno di 50mila abitanti, dotate dei più avanzati sistemi di risparmio energetico e comunicazione, ha susciato forti reazioni da parte dei gruppi ecologisti, che hanno protestato contro l’aumento selvaggio dell’urbanizzazione ritenuto contrario ai principi dello sviluppo sostenibile.
In realtà, il concetto di ecovilles non è una scoperta recente nel paese transalpino: già a partire dal 1965 nove Villes Nouvelles sono state create per organizzare al meglio la crescita dei grandi agglomerati urbani, in particolare di Parigi (cinque di queste città furono create in Île de France, altre quattro in Provenza). A causa della mancanza di forti sistemi di trasporto pubblico capaci di collegare tali città alla capitale, il progetto non ha riscosso fra l’opinione pubblica il successo sperato, ma tuttavia i principi di ecoprogettazione sono stati recepiti in maniera ampia dagli urbanisti francesi, che sono riusciti ad applicarli in centri di piccole dimensioni (in particolar modo rurali). La tutela degli spazi verdi e la promozione della mobilità sostenibile sono state comunque promosse in molte grandi città francesi già a partire dagli anni ’90, segno che l’evoluzione in senso ecologico della gestione del territorio è stata comunque una priorità degli amministratori locali, favorendo lo sviluppo di città più pulite ed efficienti.

Le proteste contro le ecocities in Gran Bretagna
La proposta, formulata da Gordon Brown, di creare quindici nuove ecocittà a basso consumo di Co² in Gran Bretagna sta incontrando forti proteste da parte di numerose comunità rurali, che temono la crescente urbanizzazione delle Midlands britanniche, con la costruzione di nuove infrastrutture che danneggerebbero il paesaggio rurale. Gli abitanti di Stoughton sono contrari alla scelta del loro territorio come sede di una nuova ecocittà. Nonostante il progetto favorisca la costruzione di nuove scuole riducendo la distanza fra le abitazioni e i servizi pubblici, i critici asseriscono che la costruzione di ecocittà nei centri rurali servirebbe soltanto ad aumentare la disponibilità di abitazioni per i grandi centri vicini, alterando cosi’ definitivamente i delicati sistemi urbani di villaggi e cittadine di contea.
Paradossalmente, la costruzione di nuovi quartieri ecologici comporterebbe un aumento delle autovetture circolanti nella zona, con un effetto esattamente opposto a quello che si sarebbe voluto ottenere con la costruzione di percorsi ecologici e piste ciclabili.

Il caso di successo di Friburgo (Germania)
Le contraddizioni legate allo sviluppo di ecocittà ed ecovillaggi sono state affrontate in precedenza anche da Germania, Scozia e Danimarca, che hanno realizzato esperimenti di successo in piccoli distretti dei centri urbani per poi replicare su più vasta scala i risultati ottenuti.E’ il caso del distretto di Vauban a Friburgo (Germania), dove un’ex zona militare controllata dai francesi durante la Seconda guerra mondiale è stata riconvertita ecologicamente a partire dal 1996, diventando il fiore all’occhiello del progetto di sviluppo sostenibile lanciato dall’amministrazione comunale. Pianificazione partecipata, car sharing, ampio uso di energie sostenibili e partecipazione dei cittadini alle scelte di gestione della città sono gli elementi chiave di questo ecovillaggio ospitato nella città più verde della Germania, dove la mobilità pulita e l’uso di energie rinnovabili ha decisamente cambiato il modo di vivere il contesto urbano.

Le ecocittà nel mondo
Più che l’Europa, sono l’Asia e l’America ad essere i principali centri di innovazione in tema di ecocittà. In Cina, la città di Dongtan diventarà la prima ecocittà al mondo. Situata in prossimità di Shanghai sull’isola di Chongming, la città è energeticamente autosufficiente e alimentata interamente da fonti rinnovabili : attraverso la promozione della biodiversità e delle coltivazioni biologiche, si intende per la prima volta diffondere principi di sviluppo urbano sostenibile su vasta scala (si prevede che la città avra oltre 500mila abitanti nel 2040). Il governo cinese ha siglato nel 2005 dei contratti con la società inglese Arup per la costruzione di due nuove ecocittà nei prossimi anni su siti ancora da individuare.
Gli esperimenti di ecocittà rappresentano già la regola in alcuni stati americani, come la California. La città di Davis è sicuramente l’esempio più riuscito di città interamente verde, che ospita sin dagli anni ’70 una comunità alternativa che è riuscita a realizzare un quartiere interamente ecologico di oltre duecento abitazioni, quasi del tutto senza automobili e con ampio spazio per marciapedi, parchi pubblici e spazi coltivabili. Questa città nella città è riuscita a ridurre di tre volte i consumi energetici rispetto a Davis, che già consuma la metà rispetto alle altre città californiane. L’esperienza di questo gruppo composto perlopiù da ex hippy è riuscita ad influenzare parte della pianificazione urbana ed ecologica dell’intera città, contribuendo a renderlo il centro più ecologico degli States. Anche in grandi città come Cleveland, Cincinnati e Chicago stanno cominciando a sorgere interventi di ecosostenbilità e sono stati creati piccoli villaggi urbani collegati, come a Cincinnati, con un efficiente sistema di trasporto pubblico.

E in Italia ?
Il concetto di ecocittà non è riuscito ancora ad imporsi all’attenzione di urbanisti e pianificatori locali italiani, che sono riusciti a replicare solo in piccole città esperienze positive. « E’ difficile trovare esperienze di eccellenza in Italia su questi temi- afferma l’architetto e urbanista Raymond Lorenzo- Tanti progetti locali sono stati realizzati sui temi del risparmio energetico, come esperienze di cogenerazione di energia, ma restano esempi isolati. Se parliamo invece di ecovillaggi, questi sono quasi tutti sparsi sul territorio rurale e spesso rappresentano esperienze di lunga durata, come quelle realizzate da alcune comunità alternative quasi completamente lontane dalla società. E’il caso del Popolo degli Elfi, un gruppo che vicino Pistoia pratica la vita in comune, l’agricoltura biologica e bassi consumi energetici». Le esperienze degli ecovillaggi italiani sono raccolte dalla Rete italiane dai villagi ecologici, che raccoglie soprattutto esperienze realizzate da cooperative e comunità dedite al risparmio energetico.
Solo in alcune realtà urbane, come Modena e Volterra, stanno emergendo progetti di bioarchitettura e progettazione ecologica, ma restano esperienze isolate e mai legate ad una visuale urbana d’insieme simile a quella progettata in Francia o Gran Bretagna.

Superare le tensioni con i cittadini
Favorire la partecipazione dei cittadini nella pianificazione delle ecocittà è la pista che le amministrazioni locali francesi e inglesi intendono seguire per realizzare i piani ideati dai governi centrali e che ancora stentano ad emergere dai livelli locali. La via scelta dal Minitero inglese per l’housing è invece quella della coerenza nella pianificazione e della valutazione dell’impatto delle nuove città in termini di traffico e inquinamento prodotti per l’accesso e il deflusso dalle città verdi.

Fonte: ANCI IDEALI www.ideali.be/it/index.html

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