giovedì 7 febbraio 2008

Rosy Bindi: "C’è sempre chi è più papista del Papa"


di Alberto Conti - da IO DONNA


Perché oggi è più forte la contrapposizione tra laici e cattolici?
«Vengono meno le certezze del passato, le nostre coscienze sono interpellate da novità sconvolgenti. Chi avrebbe mai pensato che l'uomo potesse entrare nel mistero della vita? Si fa la mappatura del dna, è possibile la clonazione e l'umanità affronta una storia medita. Ma invece di riflettere e dialogare insieme, si ripropongono vecchi steccati. Ancora: pensavamo che lo scontro tra le grandi religioni monoteiste non potesse più ripetersi. E invece, ecco le tensioni con l'Islam... I grandi rivolgimenti provocano sempre delle crisi, ma poi si ritrova un equilibrio. A patto di un confronto serio e onesto, sennò rischiamo gravi turbolenze».

Di confronto non si vede l'ombra.
«E’ vero. C'è sempre chi è più papista del papa, chi fa il clericale in Parlamento, chi ne approfitta per fare la propria corrente, e chi si chiude nelle proprie certezze dimenticando che la laicità è soprattutto dialogo. Alla fatica dell'ascolto reciproco si preferisce la scorciatoia delle strumentalizzazioni, Mi chiedo: è meno rispettoso chi impedisce al Papa di parlare o chi usa il Papa per le proprie ambizioni politiche?».

Ma oggi la Chiesa invade più di prima i campi della politica.
«La Chiesa dice quello che pensa e non può non pensare quello che dice. A me dispiace che in Italia passi di più l'immagine severa di una Chiesa che nega i funerali a Welby e non quella misericordiosa di chi assiste i malati terminali, o di chi ogni giorno nei confessionali assolve le persone che hanno un comportamento che si allontana dalla dottrina. Ma le scelte del Parlamento sono sempre e solo responsabilità dei politici, che hanno il dovere di rispettare la legge, la laicità e il pluralismo della società. I Dico, per, esempio, non sono passati perché non c'è una maggioranza al Senato e non perché così vuole la Chiesa. Dopodiché giudicherà Dio se io, che ho preparato i Dico insieme al ministro Pollastrini, sono più o meno coerente della Binetti che li ha bloccati».

Lei domenica 20 gennaio non è andata all'adunata organizzata da Ruini a San Pietro. Perché?
«Per esprimere solidarietà al Papa non ho bisogno che me lo chieda monsignor Ruini. La domenica ascolto sempre l'Angelus. Se sono a Roma vado a San Pietro, se sono a casa lo seguo in televisione, se sono in macchina alla radio. E invece domenica c'era tanta gente che all'Angelus non ci è mai andata e che non ci tornerà. Penso sia stato sbagliato rispondere alla divisione che ima minoranza ha creato alla Sapienza, con un'altra divisione. Per accogliere la stragrande maggioranza degli italiani che hanno dato solidarietà a Benedetto XVI non sarebbe mai bastata piazza San Pietro. Quell'iniziativa è stata riduttiva. E poi, non si va in piazza per contarsi. O peggio, per farsi benedire una corrente politica, come il ministro Fioroni».

Un altro tema che divide è la moratoria sull'aborto di Ferrara.
«Non condivido molte delle iniziative di Ferrara, non vi partecipo, non lo invito alla presentazione dei miei libri. Però credo che stia compiendo un percorso personale che rispetto. Ma sbaglia quando mette sullo stesso piano la pena di morte e l'aborto, in questo modo compromette una riflessione non banale. Nessuno deve dare per scontato il ricorso all'aborto. E sarebbe giusto se l'Onu riflettesse su questo, alla luce di quanto avviene in alcuni paesi. Penso alla Cina, in cui la politica di controllo delle nascite fa pensare a una sorta di aborto di Stato».

Ma con questo discorso si è riaperto un varco per chi medita di cambiare la 194.
«E' questo l'inganno di Ferrara. Dice di non voler cambiare la 194 però crea un clima che mette sotto accusa questa legge e colpevolizza le donne. Sono convinta che l'aborto sia la soppressione di una vita ma non parlerei mai di omicidio. Non ho votato la 194, non ero ancora in Parlamento, e ho fatto un referendum per abrogarla. Poi ho fatto il ministro della Sanità e ho applicato la legge, sforzando-mi di farlo per intero, perché non regola » solo l'interruzione delle gravidanze. Una donna dovrebbe essere messa in condizione di tenersi il figlio, non di sopprimerlo. Comunque, la legge non si cambia. E se davvero si vuole migliorarla, ascoltiamo prima di tutto le donne. La vita del bambino dipende dalla madre e se io voglio tutelare quella vita non posso prescindere dalla libera scelta della madre. Purtroppo su temi come questi gravano da una parte residui di femminismo, dall'altra un'incapacità di dialogare sulla libertà femminile da parte della Chiesa».

Be', in Italia una donna incinta viene ostacolata in tutti i modi.
«In questa società la maternità è vista come un ostacolo, sul lavoro e non solo, E questo mi fa molto arrabbiare. Nella laicissima Francia una donna che aspetta un figlio prende subito un assegno. Se proponi una cosa del genere, in Italia ti dicono che vuoi impedire alla donna di fare le sue scelte».

Ma nel Pd c'è spazio per laici e cattolici?
«Se si saldano i teodem e chi vuole una corrente politica in nome dei cattolici, sarà molto dura. Ho scelto il Pd per superare antiche contrapposizioni ideologiche. Se diventasse davvero un luogo di dialogo, eviteremmo gli eccessi della Sapienza e quelli di piazza San Pietro».

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi