martedì 4 dicembre 2007

La pasionaria dei democratici

«Ha un bel dire Franceschini sellini che nel Partito democratico la democrazia c'è davvero... Io la bozza di riforma elettorale per ora l'ho vista solo sui giornali, mentre Gianni Letta ce l'ha, il Veltronellum gli è stato consegnato personalmente dal coordinatore del partito Goffredo Bottini, alla sua festa di compleanno. Per carità, Bettini è più amico di Gianni Letta che mio e può invitare alle feste chi gli pare, ma andando avanti così Veltroni riuscirà pure ad avere il via libera di Berlusconi, ma magari io poi quella riforma non gliela voto...».

Giornata di riposo a spasso per le amate Dolomiti. Ossigenazione profonda e rigenerazione. Dunque, una Rosy Bindi più grintosa del solito, se possibile.


Ministro Bindi, dica la verità: il punto è che il Veltronellum proprio non le piace. E ancora meno la gestione del Partito democratico. «Infatti. Non è pensabile che la fase costituente del partito, quella che deve essere di maggiore coinvolgimento e pluralità, sia affidata alle decisioni di Veltroni e dei segretari regionali, e con regole improvvisate che cambiano a ogni riunione. Serve un ufficio politico ristretto, nel quale si condividano le decisioni politiche».

Bindi, ma così le replicheranno che lei vuole un politburo che affianchi Veltroni. Proprio lei chiede spazio per i Rutelli, i Fioroni, i D'Alema, i Passino?
«Noto che il coordinamento nazionale non si è mai riunito, e che l'esecutivo non è un luogo decisionale, ma un organismo operativo del segretario. L'ufficio politico serve. E poi, scusi, quelle di cui lei parla sono figure istituzionali, vicepremier, capigruppo in Parlamento, segretari di partito, il gestore della fase costituente che è Bettini. E poi ci sono gli altri candidati alle primarie, certo».

E la proposta di riforma elettorale avanzata da Veltroni?«Non è possibile che la si debba apprendere dai giornali. Io rappresento almeno le 500 mila persone che mi hanno votato, avrò diritto a conoscerla prima che la conosca l'opposizione, o no? La gestione personale del Pd rischia di far tornare proprio il partito delle tessere. Lo farà tornare, il partito delle tessere si riorganizzerà, e annullerà il percorso innovativo iniziato con le primarie. E una mano in questa direzione la darà proprio anche il tipo di riforma elettorale che si propone».

Addirittura?«E' una legge elettorale che ci riporta all'antico, perché i cittadini non scelgono le alleanze e i governi, ma lasciano il segretario del maggior partito, cioè il Pd, libero di decidere poi con chi allearsi per governare. Questo è un ritorno alla Prima Repubblica, alla vecchia Dc col proporzionale, ai governi con crisi extra-parlamentari. E, mi creda, di quella stagione non c'è nulla da rimpiangere. Dobbiamo avere la forza di scegliere una legge elettorale che restituisca al Paese un bipolarismo maturo».

Questo è proprio il fine che Veltroni dice di perseguire. Non la convince? «No, perché la legge che ha proposto non persegue il bipolarismo, persegue una politica delle mani libere, nella quale a decidere non sono gli elettori. E le elezioni potrebbe vincerle Berlusconi, ricordiamocelo: il lancio della proposta di legge elettorale da parte di Veltroni ha coinciso con la fine della Casa delle Libertà, tanto che oggi apprendiamo dallo stesso Berlusconi che per cinque anni gli italiani sono stati governati da un ectoplasma... E' come se Veltroni e Berlusconi dicessero: facciamo la competizione tra noi, e poi chi di noi vince decide che fare, con chi allearsi, con chi fare il governo. No, per il bipolarismo occorre una cosa sola: il maggioritario. Anche perché il Veltronellum non ferma il referendum. Che si vuol fare? Se il referendum si tiene, il governo cade, questo è chiaro. Si vuol far cadere il governo?».

Possiamo dedurre che lei non apprezza nemmeno la Cosa Bianca di Pezzotta-Ta-bacci?«Che non piace nemmeno a D'Alema... Apprendo con piacere che non l'apprezza nemmeno Franceschini. Ma a Dario vorrei dire che se non gli va un Pd che è una evoluzione della socialdemocrazia, allora i cattolici devono fecondare il Pd, e questo può avvenire solo se si fa un partito plurale. Io voglio sapere: se nasce una Cosa Bianca e una Cosa Rossa, il Partito democratico con chi si allea?».

Lei con chi si alleerebbe?«Io vorrei un Pd davvero di centrosinistra, che renda inconsistente la Cosa Bianca, e che lavori per una Cosa Rossa davvero democratica, con la quale allearsi. Ma soprattutto un Pd con la capacità di interpretare anche il riformismo cattolico, altrimenti saremmo una riedizione in salsa socialdemocratica dei diesse, con qualche satellite annesso».

Lei ha consigliato a Prodi la fiducia sul Welfare. Perché?«Perché non si può lasciare un protocollo frutto di un accordo tra le parti sociali nel tira e molla tra Dini e Rifondazione. Ciò detto, quell'accordo non è l'omega: quello che manca davvero all'accordo di luglio è tutta la politica per le donne e la politica per la famiglia. Congedi parentali, asili nido, incentivi all'occupazione femminile, il part-time... Tutto ciò che serve a un Welfare moderno».

Da la Stampa di Antonella Rampino

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi