martedì 26 agosto 2008

Bindi: "Serve il centro, il Pd esca dalla storia della sinistra"

«Il centro-destra maggioranza nel Paese da 15 anni? Condivido l'analisi di Roberto D'Alimonte (si veda Il Sole 24 Ore di ieri, ndr). Le ultime elezioni hanno fatto chiarezza, le votazioni precedenti avevano in qualche modo mascherato la realtà: il cuore degli italiani batte a destra». Rosy Bindi non lo nasconde: il Partito democratico non è riuscito a "sfondare" al centro. «A Prodi va senz'altro il merito storico di essere riuscito, almeno elettoralmente, a fare da diga. Quello che contesto è che si consideri l'esperienza dell'Ulivo prima e del Pd dopo come evoluzione della sinistra. E dunque si veda la soluzione in un accordo elettorale con l'Udc di Casini come se si trattasse del classico accordo della sinistra con il centro. Se così fosse fallirebbe l'operazione politica che ha dato vita al Pd e sarebbe meglio chiudere bottega».


Dunque no all'alleanza con Casini?
La conclusione del ragionamento sembra essere questa: se il Pd non riesce a conquistare sufficienti voti moderati bisogna allearsi con l'Udc. Insomma, si prende Casini e lo si convince. Sembra essere la posizione di autorevoli esponenti del mio partito come D'Alema, Letta o Rutelli. A parte il fatto che ho i miei dubbi sulla reale disponibilità di Casini ad andare oltre un semplice corteggiamento, in questo modo è certo che si fa fallire il Pd. Perché si delega a un altro partito, per di più piccolo, la gestione dell'elettorato moderato. Non ho bisogno di Casini per parlare con il mondo cattolico, e la vicenda di Famiglia cristiana lo dimostra. Dobbiamo essere noi a parlare direttamente a quel mondo, con la nostra forza e con la forza delle nostre proposte. Tra l'altro un'operazione del genere rischierebbe di allontanare da una parte gli elettori più a destra dell'Udc, che non accetterebbero un'alleanza con noi, e dall'altra i nostri elettorato più "laici", che non accetterebbero un'alleanza con loro. Con vantaggio alla fine minimo dal punto di vista percentuale.


Rifondarsi al centro?
Bisogna rompere con la storia e l'evoluzione della sinistra italiana: o il Pd rappresenta come partito plurale un salto, una discontinuità, o è destinato a non vincere mai. Dunque rafforzare il partito sul territorio e intercettare con le nostre proposte riformiste, con una particolare attenzione ai temi economici-sociali, anche l'elettorato tradizionalmente più moderato. Questo non esclude poi una politica di alleanze, al centro come a sinistra, ma da una posizione di forza.


Il Prc può essere interlocutore anche dopo la vittoria di Ferrero?
Il dialogo con il partito di Ferrero è ora molto problematico, ma è possibile il dialogo con gli elettori della sinistra. Molti di loro hanno cultura di governo, è a loro che dobbiamo rivolgerci.


Un siffatto Pd riformista accetta di riscrivere le regole insieme alla maggioranza?
Il partito si costruisce anche e soprattutto attraverso l'azione parlamentare, dunque sì al confronto su federalismo e legge elettorale. Ma nelle sedi giuste. Per questo ho criticato la scelta di Giuliano Amato di presiedere la commissione romana. Così si nega il principio dell'alternanza. Bene anche il dialogo sulla riforma elettorale. Però è il bipolarismo la nostra offerta politica: si può certo trovare un punto di compromesso, ma èun controsenso che sia il Pd a proporre il ritorno al proporzionale. Come dicono anche D'Alimonte e Forquet (sempre sul Sole) la soluzione ai problemi elettorali del centro-sinistra non è scardinare il bipolarismo.


Fonte :Il Sole 24 Ore di Emilia Patta

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" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi