I biocarburanti costano troppo e contribuiscono poco alla riduzione dei gas serra: meglio promuovere il risparmio energetico, soprattutto nel settore dei trasporti. E' questo il parere sui biocombustibili espresso dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) in un rapporto dal titolo "Valutazione economica delle politiche sui biocarburanti" diffuso oggi.
"Il sostegno pubblico dei Governi per la produzione dei biocarburanti è costoso - spiega l'Ocse - ha un limitato impatto nella riduzione dei gas serra e nel miglioramento della sicurezza energetica e ha una forte ripercussione sui prezzi degli alimentari nel mondo". Per questo, spiega l'Organizzazione, "i biocarburanti sono eccessivamente dipendenti dai fondi pubblici per essere praticabili". Si calcola che per Stati Uniti, Canada e Unione europea la spesa per il sostegno dei biocarburanti crescerà intorno ai 25 miliardi di dollari all'anno entro il 2015, a fronte degli 11 miliardi spesi nel 2006, e che il sostegno ai biocarburanti costa dai 960 ai 1.700 dollari a tonnellata di gas serra evitati.
Un sistema troppo costoso soprattutto se si esaminano i benefici prodotti: si eviterebbe una quota pari a meno dell'1% delle emissioni prodotte dai trasporti nel 2015. E visto che il primo obiettivo dell'uso dei combustibili 'verdi' è quello di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, l'Ocse avverte che i risultati sono troppo risicati. Mentre l'etanolo prodotto in Brasile dalla canna da zucchero taglia le emissioni di gas a effetto serra dell'80% circa, i biocarburanti ottenuto da altre materie prodotti in Stati Uniti, Canada e Ue ottengono un risultato decisamente inferiore. Per questo l'Ocse sollecita i Governi a promuovere politiche per la promozione del risparmio energetico e anche a sostenere l'uso dei cosiddetti biocombustibili di seconda generazione, che non richiedono l'uso di scarti alimentari.
Il problema legato ai biocarburanti, infatti, è anche quello di essere al centro di una polemica sul rincaro dei prezzi degli alimentari. Sulla base delle misure esistenti per il sostegno dei biocarburanti, l'Ocse calcola che i prezzi a medio termine del grano, del mais e degli oli vegetali aumenteranno rispettivamente del 5%, 7% e 19% e potrebbero salire ulteriormente nel caso in cui dovessero entrare in vigore le nuove politiche Ue. Infatti con le politiche attualmente in vigore il 12% della produzione mondiale di cereali secondari e il 14% della produzione mondiale di olio vegetale potranno essere utilizzati a medio termine per la produzione di biocombustibili.
Queste percentuali aumenteranno rispettivamente al 13% e al 20% una volta che entrerà in vigore nell'Unione europea la legge sull'indipendenza e la sicurezza energetica e che si approverà la direttiva sulle energie rinnovabili. A 'calmierare' i prezzi potrebbe essere una forte espansione della superficie agricola, fenomeno che però - avverte l'Ocse - può avere ripercussioni ambientali: se da una parte si accelera la coltivazione delle terre, soprattutto in America Latina e in vaste zone dell'Africa, dall'altra bisogna prevenire danni ambientali e pericoli di deforestazione.
E' più economico, conclude l'Ocse, ridurre il consumo di energia che sostituire una fonte energetica con un'altra e promuovere l'uso di superfici non coltivate piuttosto che coltivare le aree più sensibili.