Una morte annunciata, come se fosse per lei una roba normale..... il coraggio delle donne, è manifesto su tutto il pianeta, quotidianamente, in ogni piccola azione, quasi sempre invisibile non riconosciuto.
Il coraggio di Benazir echeggia, rimbomba e grida nelle nostre menti, nei nostri cuori.
Il suo ricordo m'accompagnerà lungo il percorso della mia vita.
Silvia Fringuello
Bhutto: una democratica per il mondo
Il commento di Albertina Soliani
L'assassinio di Benazir Bhutto ci sconvolge - dice la senatrice del Pd Albertina Soliani, presidente de Le Democratiche -. Rischia di esplodere, con il Pakistan, tutta l'area, e noi stiamo comprendendo che il destino del mondo è uno solo, è il nostro destino. Una donna tra le prime ad aprire le vie del potere politico alle donne musulmane, una donna che sapeva di essere stata scelta dal destino per la democrazia del suo popolo, una donna che ha combattuto ed è ritornata nel suo paese identificando la sua vita con il futuro del Pakistan e tuttavia consapevole che la morte per lei si preparava ogni giorno. Quanto poco, rispetto a lei, costa a noi la democrazia. Essere democratiche vuol dire esserlo in prima persona, esserlo per il proprio paese, esserlo per il mondo.
Un ritratto di Benazir Bhutto pubblicato dall’Ansa
Amata in occidente, beniamina degli americani, Benazir Bhutto, simbolo della democrazia, della modernita’, della rivendicazione femminile, e’ morta in un attentato poco più di due mesi dopo il ritorno in patria, dopo otto anni di esilio volontario, segnata da una lunga battaglia contro accuse di una presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime. I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India, come i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo. Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i Bhutto hanno una storia tragica, di molte morti precoci. Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir aveva 26 anni, era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo piu’ in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz’ora, il giorno prima l’esecuzione non annunciata, senza neanche poterlo abbracciare, racconta nella sua autobiografia ‘La figlia dell’Est’. Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggi’ in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall’estero guido’ una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi. L’altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985. La vedova di Murtaza, Ghinwa, guida una fazione del Ppp e si oppone al rientro della cognata definendola ”un emissario del presidente Bush in Pakistan”. Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la Bhutto divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990 fu destituita, travolta da accuse di corruzione, piu’ o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996. In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari e’ molto controverso. Mister 10%, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma egli ha passato almeno otto anni in carcere. E’ stato rilasciato nel 2004 con la condizionale. Il presidente Pervez Musharraf ha firmato il 5 ottobre una controversa amnistia che cancella i reati della Bhutto e del marito, aprendo la strada a un accordo di spartizione del potere. Nel 1999, dopo essere stata incriminata - ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell’allora governo di Nawaz Sharif - la Bhutto ha lasciato il Paese ed e’ vissuta a Dubai, con i tre figli. Il 18 ottobre di quest’anno, Benazir Bhutto rientra a Karachi. Migliaia di sostenitori scendono per le strade per festeggiare il rientro. Intorno a mezzanotte, al passaggio del corteo, un kamikaze si fa esplodere tra le ali di folla. La Bhutto rimane illesa, ma nell’attacco almeno 139 restano uccise ed oltre 400 ferite. E’ il peggior attentato della storia del Pakistan. La Bhutto accusa ”elementi” dei servizi segreti pachistani e conferma di voler mantenere il proprio programma e guidare il Partito popolare pachistano (Ppp) nelle elezioni legislative previste a gennaio. Stati Uniti e Gran Bretagna vedevano in lei un leader liberale che avrebbe potuto dare legittimita’ alla guerra contro il terrorismo del generale Musharraf.
Il coraggio di Benazir echeggia, rimbomba e grida nelle nostre menti, nei nostri cuori.
Il suo ricordo m'accompagnerà lungo il percorso della mia vita.
Silvia Fringuello
Bhutto: una democratica per il mondo
Il commento di Albertina Soliani
L'assassinio di Benazir Bhutto ci sconvolge - dice la senatrice del Pd Albertina Soliani, presidente de Le Democratiche -. Rischia di esplodere, con il Pakistan, tutta l'area, e noi stiamo comprendendo che il destino del mondo è uno solo, è il nostro destino. Una donna tra le prime ad aprire le vie del potere politico alle donne musulmane, una donna che sapeva di essere stata scelta dal destino per la democrazia del suo popolo, una donna che ha combattuto ed è ritornata nel suo paese identificando la sua vita con il futuro del Pakistan e tuttavia consapevole che la morte per lei si preparava ogni giorno. Quanto poco, rispetto a lei, costa a noi la democrazia. Essere democratiche vuol dire esserlo in prima persona, esserlo per il proprio paese, esserlo per il mondo.
Un ritratto di Benazir Bhutto pubblicato dall’Ansa
Amata in occidente, beniamina degli americani, Benazir Bhutto, simbolo della democrazia, della modernita’, della rivendicazione femminile, e’ morta in un attentato poco più di due mesi dopo il ritorno in patria, dopo otto anni di esilio volontario, segnata da una lunga battaglia contro accuse di una presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime. I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India, come i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo. Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i Bhutto hanno una storia tragica, di molte morti precoci. Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir aveva 26 anni, era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo piu’ in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz’ora, il giorno prima l’esecuzione non annunciata, senza neanche poterlo abbracciare, racconta nella sua autobiografia ‘La figlia dell’Est’. Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggi’ in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall’estero guido’ una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi. L’altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985. La vedova di Murtaza, Ghinwa, guida una fazione del Ppp e si oppone al rientro della cognata definendola ”un emissario del presidente Bush in Pakistan”. Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la Bhutto divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990 fu destituita, travolta da accuse di corruzione, piu’ o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996. In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari e’ molto controverso. Mister 10%, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma egli ha passato almeno otto anni in carcere. E’ stato rilasciato nel 2004 con la condizionale. Il presidente Pervez Musharraf ha firmato il 5 ottobre una controversa amnistia che cancella i reati della Bhutto e del marito, aprendo la strada a un accordo di spartizione del potere. Nel 1999, dopo essere stata incriminata - ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell’allora governo di Nawaz Sharif - la Bhutto ha lasciato il Paese ed e’ vissuta a Dubai, con i tre figli. Il 18 ottobre di quest’anno, Benazir Bhutto rientra a Karachi. Migliaia di sostenitori scendono per le strade per festeggiare il rientro. Intorno a mezzanotte, al passaggio del corteo, un kamikaze si fa esplodere tra le ali di folla. La Bhutto rimane illesa, ma nell’attacco almeno 139 restano uccise ed oltre 400 ferite. E’ il peggior attentato della storia del Pakistan. La Bhutto accusa ”elementi” dei servizi segreti pachistani e conferma di voler mantenere il proprio programma e guidare il Partito popolare pachistano (Ppp) nelle elezioni legislative previste a gennaio. Stati Uniti e Gran Bretagna vedevano in lei un leader liberale che avrebbe potuto dare legittimita’ alla guerra contro il terrorismo del generale Musharraf.
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