venerdì 30 dicembre 2011

Cardinal Tettamazzi sostituito da Scola e.... Il vescovo Paglia tra i candidati per Venezia...Anche nella Chiesa grande movimento !

Un anno segnato dal cambio nella guida spirituale della città: due stili agli antipodi
ma in entrambi i casi un’impronta forte e originale che si riflette anche sui laici
di ZITA DAZZI
Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
Alto e ceruleo, l’uno. Basso e sanguigno, l’altro. Erudito, cerebrale, perfino un po’ arcigno il primo. Popolare, semplice, sempre sorridente, il secondo. Come il giorno e la notte. Non potevano essere più diversi, i due cardinali che si sono dati il cambio alla guida della più importante diocesi del mondo, con un passaggio di consegne che è durato dallo scorso 28 giugno — quando papa Ratzinger ufficializzò la nomina di Angelo Scola arcivescovo di Milano — al 25 settembre, quando Dionigi Tettamanzi, simbolicamente, consegnò al suo successore il Pastorale che fu di Ambrogio, santo patrono .

Due uomini e due stili agli antipodi, che lasceranno ciascuno un’impronta forte e originale a due fasi storiche molto diverse della vita laica della città. La Milano sempre più secolarizzata che, dopo 17 anni di governo di centrodestra, proprio mentre nei palazzi della Curia si consumava l’avvicendamento dei cardinali, per la prima volta si è ritrovata ad avere un’amministrazione pubblica di sinistra. La Lega Nord e quel Popolo della libertà — tante volte bacchettati da Tettamanzi, paladino dei poveri e degli immigrati, e più volte insorti contro di lui chiedendone la cacciata — si sono trovati fuori dalla stanza dei bottoni proprio mentre a Milano era in arrivo un amministratore apostolico da molti inizialmente salutato come «il restauratore». Atteso con apprensione dai progressisti e dalle comunità del cristianesimo di base, Scola, si porta addosso un marchio di fabbrica indigesto per il cattolicesimo democratico milanese, essendo stato per molti anni uno dei pensatori di punta del movimento di Comunione e liberazione.

Il passaggio dall’episcopato di Tettamanzi a quello di Scola ha segnato in modo esplosivo e pieno di incognite il cambio di stagione in città. Innegabile lo sconcerto iniziale: Benedetto XVI era riuscito ad imporre per Milano il nome a cui pensava fin dall’inizio delle consultazioni fra i più importanti vescovi italiani. L’arrivo del lecchese Angelo Scola è stato vissuto, nelle prime fasi, come uno strappo alla tradizione che voleva la Diocesi ambrosiana saldamente in mano a un pastore di ispirazione progressista, attento più alla dottrina sociale del Concilio Vaticano II che alle complesse geometrie e dinamiche interne d’Oltretevere.

Tettamanzi, infatti, nei suoi dieci anni a Milano — dopo aver scontato un’accoglienza tiepida da parte dei fedeli disorientati, perché era anche lui inizialmente accompagnato dalla fama di “reazionario” — in realtà ha saputo raccogliere e non far rimpiangere l’eredità di Carlo Maria Martini, altra figura indimenticabile per i milanesi, armato di quel carisma ieratico che ancora oggi, tanti anni dopo il suo ritiro dalla scena pubblica, lo fa ritenere una guida morale per tanta parte della Chiesa italiana, e non solo per la Chiesa.

Scola, sbarcando a Milano dal nobile Patriarcato di Venezia, crocevia internazionale del dialogo interreligioso ma diocesi di piccole dimensioni, sapeva che non sarebbe stato un compito facile fare i conti con la popolarità raggiunta da "don Dionigi" tra il popolo delle 1107 parrocchie ambrosiane. Tettamanzi, fra l’altro, se ne va da Milano lasciando un cadeaux da 14 milioni di euro: il Fondo famiglia e lavoro che ha aiutato in due anni oltre 4mila disoccupati. Scola non ha fatto mistero fin dall’inizio di sentirsi quasi «impaurito» dal compito affidatogli. E per questo ha scelto da subito lo stile della mano tesa, elevando umilmente, fin dalla prima omelia nel giorno di ingresso in diocesi, un appello: «Carissimi, ho bisogno di tutti voi per svolgere nella gioia, e non nel lamento, il gravoso compito che mi aspetta».

Azzeccata, dunque, la scelta di debuttare in società incontrando in affollatissime assemblee pubbliche i diversi mondi di Milano: il volontariato, la politica, l’economia, la cultura. In ognuno di questi incontri, tra ottobre e novembre, Scola ha attentamente ascoltato il racconto di una città che non conosceva. E ha cominciato a spiegare il suo modo di intendere la fede, la Chiesa e il rapporto con la società. Uno stile che — inutile negarlo — ha un sapore a cui ci si deve abituare. Chi era ormai abituato a vedere Tettamanzi sguazzare nel fango del campo rom di via Triboniano e ad ascoltare le sue chilometriche prediche ispirate soprattutto dal buon senso antico, ha cominciato a far conoscenza con un cardinale che invece, in una o due pagine di omelia, condensa anni di studio e citazioni dotte che vanno come minimo da Tommaso d’Aquino a Von Balthasar passando per MurphyO’Connor.

I due, va detto, coabitano in diocesi senza pestarsi i piedi. Anzi: Scola non perde occasione per coinvolgere il predecessore in iniziative che li vedono affiancati. Se Carlo Maria Martini, dopo avere lasciato l’incarico, sparì a Gerusalemme per molti anni, Tettamanzi è a portata di mano, avendo scelto di consumare la pensione nel centro di spiritualità di Triuggio, a due chilometri da Macherio e a un’ora di macchina da Milano: anche se in città dice di venire «quasi solo per andare dal dentista». Non sembra passarsela male, l’arcivescovo emerito Dionigi, in quel di Triuggio, dove trascorre il tempo «riposando, scrivendo e rispondendo, rigorosamente a mano, alle tantissime lettere piene di affetto che mi arrivano dai fedeli ambrosiani».
Fonte: Repubblica Milano.it

Compagno di passeggiate e di lunghe chiacchiere è don Luigi Bandera, direttore della struttura, che con il pacioso Tettamanzi ha instaurato un clima molto poco formale, fatHto anche di scherzi e risate. A Milano, intanto, il serissimo Scola predica e si dedica a quella che ha indicato essere la sua missione fin dall’insediamento: far sì che «Milano, metropoli illuminata, operosa e ospitale, non perda di vista Dio».

martedì 18 ottobre 2011

PALAZZO DEI CONGRESSI -ORVIETO 21-22 OTTOBRE FORUM NAZIONALE DELLE AMMINISTRATRICI PD



PIU’ POTERE ALLE DONNE.

Il 21-22 OTTOBRE FORUM NAZIONALE DELLE AMMINISTRATRICI PD

Ad Orvieto per la prima volta le amministratrici PD di tutta Italia a confronto.
E’ ormai assodato che la gestione della res publica da parte delle donne porti un valore aggiunto a tutta la società. La concretezza ed il pragmatismo sono qualità femminili; a questo si aggiunge un fatto nuovo, statisticamente dimostrato, e cioè che le donne sono in media più colte, più studiose, più scolarizzate dei maschi. Sono anche più aperte all’innovazione. Soffrono però di una “gracilità sociale”: fanno più fatica a trovare occupazione e sono le prime a venire espulse dal mercato del lavoro in periodi di crisi. Ma, soprattutto, sono tutt’oggi in Italia sottorappresentate nelle istituzioni, nelle stanze dei bottoni.

Ed è proprio per riaffermare il ruolo e le grandi potenzialità delle donne nella gestione della res publica, che le amministratrici PD di tutta Italia, da quelle che governano le grandi città alla governatrice dell’Umbria, s’incontrano ad Orvieto per mettere a confronto e valorizzare esperienze di buon governo e creare una rete che dia slancio e protezione al ruolo delle donne nelle amministrazioni del Paese.
Le donne del PD dell’Orvietano si sono impegnate per poter ospitare questo I° Forum Nazionale.

Auspicano una folta partecipazione delle donne del Partito e delle simpatizzanti. Il Forum sarà anche l’occasione per fare il punto della grave situazione in cui verte la politica e l’amministrazione del Comune di Orvieto e per organizzare azioni concrete e puntuali per uscire dall’attuale condizione di stallo.



1° FORUM NAZIONALE DELLE AMMINISTRATRICI DEMOCRATICHE
21-22 OTTOBRE 2011

ORVIETO – PALAZZO DEI CONGRESSI
Venerdì 21 Ottobre
15.00: Registrazione partecipanti
15.30: Saluti di: Lamberto BOTTINI, Segretario PD Umbria
Anna ASCANI, Portavoce Democratiche Umbria

16.30: Apertura dei lavori: Roberta AGOSTINI, Portavoce Democratiche PD Nazionale

17.00: UNA MANOVRA INGIUSTA - GLI EFFETTI DEI TAGLI SUGLI ENTI LOCALI
Verso la manifestazione del 5 Novembre

Rosy BINDI, Presidente del Partito Democratico
Monica CIRINNA’, Presidente Commissione delle elette Comune di Roma
Paola DE VIVO, Docente di Sociologia dell’Amministrazione presso l’ Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Sonia MASINI, Presidente della Provincia di Reggio Emilia
Amalia NEIROTTI, responsabile Pari Opportunità ANCI nazionale, Presidente ANCI Piemonte
Carmela ROZZA, Capogruppo PD Comune di Milano
Linda Laura SABBADINI, Direttore del Dipartimento delle Statistiche Sociali e Ambientali ISTAT
Marina SERENI, Vice Presidente del Partito Democratico, Commissione Bilancio Camera dei Deputati
Stella TARGETTI, Vicepresidente Regione Toscana
Elisabetta TRIPODI, Sindaco di Rosarno (RC)
Livia TURCO, Responsabile nazionale Immigrazione PD, Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
Davide ZOGGIA, Responsabile nazionale Enti Locali PD

20.30: Cena
Sabato 22 Ottobre

9.30 13.30: IL BUON GOVERNO DELLE DONNE
GRUPPI DI LAVORO:
1) MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA VITA
Coordina: Teresa MARZOCCHI, Assessore Politiche Sociali Regione Emilia Romagna

2) FAR QUADRARE I BILANCI
Coordina: Ornella BELLINI, Assessore al Bilancio Provincia di Perugia

3) RIFORMARE E INNOVARE LE ISTITUZIONI
Coordina: Francesca ZAJCZYK, responsabile Pari Opportunità Comune di Milano

13.30: Pranzo

14.30: TAVOLA ROTONDA: ISTITUZIONI A CONFRONTO PER UN’EUROPA VICINA AI CITTADINI

Catiuscia MARINI, Presidente della Regione Umbri, Vice Presidente gruppo PSE Comitato delle
Regioni
Silvia COSTA, Europarlamentare PD
Zita GURMAI, Presidente delle donne del PSE (videomessaggio)
Francesca MARINARO, Capogruppo PD in Commissione Politiche dell’Unione Europea al Senato
Julienne MEYER, Sozialdemokratische Partei Deutschland (SPD)


17.00: Conclusioni di Roberta AGOSTINI

venerdì 23 settembre 2011

LE DONNE DEL RISORGIMENTO: D'ALLORA, POCO E' CAMBIATO

Colomba Antonietta Porzi
Anna Maria Mozzoni

Eleonora De Fonseca Pimentel

Giuditta Sidoli

Cristina Trivulzio di Belgioioso
Teresa Casati Confalonieri


Nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia si dovrebbe pensare con gratitudine alle numerose e per lo più sconosciute donne del nostro Risorgimento.
In una società dove tutto era in mano agli uomini,ci furono numerose donne che si impegnarono su diversi fronti per la libertà. Vorrei raccontarvi di alcune di queste donne che con il loro impegno,sia nascosto che manifestato ci hanno aiutato ad essere ciò che siamo ed ad ottenere un’Italia Unita.

Molteplici furono i campi d’azione delle protagoniste del Risorgimento.

Furono mogli di patrioti come Teresa Casati Confalonieri che spese la sua vita nel tentativo di salvare il marito.

Furono amanti come Giuditta Sidoli,compagna di Mazzini e Nina Giustiniani amante di Cavour che si ribellarono così ai matrimoni combinati, di regola in quei tempi per affermare una libertà personale sconosciuta fino a quel momento.

Sacrificarono il loro status sociale di nobil donne come la principessa Cristina Trivulzio di Belgiosioso , giornalista ed editrice, che fu costretta ad emigrare in Francia a causa della divulgazione e della promozione dell’ Unità di Italia.

Morirono sul patibolo per l’Unità d’Italia. Eleonora Fonseca Pimentel, poeta e scrittrice, fu in primo piano nella Napoli repubblicana e giacibina del 1799 e fu tra le prime donne ad essere condannata a morte dai seguaci reazionari della monarchia. La sua battaglia politica era ispirata dagli ideali della Rivoluzione Francese e quindi si batteva per i ceti più deboli, per l’affermazione della libertà e per il progresso.

Morirono anche sul campo di battaglia come Colomba Antonietti Porzi, figlia di un fornaio di Foligno, che insieme al marito, conte Luigi Porzi, scelsero di combattere insieme a Garibaldi.Quando lei morì, vestita da maschio con la divisa da bersagliere, Garibaldi disse che Colomba sarebbe stata per sempre la “madre della Patria”.

Un’altra forma di resistenza fu il rifiuto di una vita in convento imposta:Enrichetta Caracciolo che riuscì a liberarsi dei voti dopo ingiustizie di ogni tipo.

Le donne del Risorgimento si prestarono anche sul fronte legato alle attività di soccorso:la gestione delle ambulanze e degli ospedali durante i periodi di guerra,il sostegno ai più poveri come ai contadini, alle prostitute ed ai carcerati. Sostennero la creazione di scuole, asili, collegi e fondazioni.Furono le prime a porsi il problema dell’istruzione per le bambine in una società dove la cultura era solo riservata agli uomini.

Altre presero parte attivamente al Risorgimento nel ruolo “di giardiniere”all’interno della Carboneria.

Giardiniere,con questo termine venivano chiamate tutte le donne che,appartenenti alla Carboneria,invece di riunirsi in luoghi segreti si incontravano nei loro giardini.Ogni raggruppamento,giardino formale o aiuola,era formato da 9 donne.Per potervi entrare queste dovevano superare lunghi periodi di indagine.All’interno delle giardiniere vi era una gerarchia:
-Apprendista,erano le più giovani e inesperte in loro motto era: ”COSTANZA E PERSEVERANZA”.
-Maestre giardiniere,vi si arrivava dopo un lungo tirocinio;il loro motto era “ONORE E VIRTù”Erano autorizzate a portare il pugnale tra calze e giarrettiera.Il loro segno di riconoscimento era:disegnare un semicerchio toccandosi la spalla sinistra e poi la destra e battendo tre colpi sul cuore.La società delle giardiniere iniziò ad operare in Lombardia dopo il marzo del 1821.

Ne fu un’illustre rappresentante Maria Gambarana in Frencavalli che,grazie ai suoi possedimenti in Lomellina poteva facilmente viaggiare tra Lombardia e Piemonte,portando ordini e messaggi.
Infine, fu una scelta estrema,l’intervento diretto ai moti rivoluzionari e alle sommosse in seguito ai quali alcune furono imprigionate e uccise,alcune anche minorenni.

Albonio Maria di 12 anni,Sarta,Fiocchi Maria di 12 anni contadina,Vigano Teresa di 8 anni e molte altre.Erano poco più che bambine,povere e sconosciute.Eppure anche a loro dobbiamo un pezzetto della nostra libertà


Il cammino verso l’emancipazione e la libertà delle donne è tutt’ora in evoluzione se pensiamo che solo quasi un secolo dopo nel 1947 alle donne fu concesso il diritto di voto, se leggiamo a seguire l’appello del 1864 di Anna Maria Mozzoni ci rendiamo conto che a tutt’oggi il diritto a pieno titolo di cittadinanza alle donne italiane , è ancora in buona parte precluso.

Anna Maria Mozzoni, nata a Rescaldina nel 1837 fu una pioniera di spicco del femminismo italiano. La donna e i suoi rapporti sociali, pubblicato nel 1864, è un’appassionata invocazione all’ingresso delle donne nelle strutture sociali. Leggere oggi le sue parole stupisce per la modernità di un programma concreto e articolato di riforme.

'La donna e i suoi rapporti sociali' di Anna Maria Mozzoni

"La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma, e chiedere:

I. Che le sia impartita un'istruzione nazionale con larghi programmi.
II. Che sia parificata agli altri cittadini nella maggiorità.
III. Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettorale, se non eleggibile.
IV. Che l'equilibrio sia ristabilito fra i coniugi.
V. Che la separazione dei beni del matrimonio sia diritto comune.
VI. Che l'adulterio ed il concubinato soggiacciano alle stesse prove legali ed alle stesse conseguenze.
VII. Che il marito non possa rappresentare la moglie in nessun atto legale, senza suo esplicito mandato.
VIII. Che siano soppressi i rapporti d'obbedienza e di protezione, siccome ingiusta l'una, illusoria l'altra.
IX. Che nel caso che la moglie non voglia seguire il marito, ella possa sottoporre le sue ragioni ad un consiglio di famiglia composto d'ambo i sessi.
X. Che il marito non possa alienare le proprie sostanze sia a tìtolo oneroso, sia gratuito, né obbligarle in nessun modo, senza consenso della moglie, e reciprocamente - Dacché il coniuge sciupatore dev'essere mantenuto dall'altro, è ben giusto che la controlleria sia reciproca.
XI. Che la madre sia contatrice, secondo lo vuole diritto naturale.
XII. Che il padre morendo elegga egli stesso un contutore, e la madre a sua volta elegga una contutrice ai suoi figli.
XIII. Che sia ammessa la ricerca della paternità, e soggiaccia alle prove legali, alle quali soggiace l'adulterio.
XIV. Che si faccia più severa la legge sulla seduzione, e protegga la donna fino ai venticinque anni.
XV. Che sia la donna ammessa alla tutela ed al consiglio di famiglia.
XVI. Che abbia la tutrice gli stessi diritti del tutore; e, dove v'abbia discordia, giudichi in prima istanza il consiglio di famiglia, quindi il tribunale pupillare.
XVII. Che siano aperte alla donna le professioni e gl'impieghi.
XVIII. Che possa la donna acquistare diritti di cittadinanza altrimenti che col matrimonio.
[...]
Ho già detto, ch'io credo dovere la donna apporre il suggello del suo genio sopra tutte le umane istituzioni, che fin qui non si possono che abusivamente chiamar tali, opera quali sono di una casta appartenente alla metà dell'uman genere; e non potrassi mai pensare altrimenti, finché la specie nostra, come tutte le altre, sarà composta di due termini.
[...]
Se le nazioni vogliono camminare alla libertà, è d'uopo, che non si trattengano in seno, terribile ingombro e potente avversario, un elemento impersuaso e malcontento così numeroso, qual è il femminile".

venerdì 5 agosto 2011

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO " LA GIUNTA NON VA BENE! SONO ASSENTI LE DONNE ! "

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA


Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna


"...........In conclusione, il ricorso deve essere accolto, non avendo il Presidente della Giunta Regionale né compiuto la necessaria attività istruttoria volta ad acquisire la disponibilità alla nomina di persone di sesso femminile, né avendo motivato adeguatamente le ragioni della mancata applicazione del principio di cui all’art. 51 della Costituzione.

I provvedimenti impugnati vanno quindi annullati, dovendo il Presidente della Giunta Regionale procedere alla nomina dei nuovi assessori tenendo conto dei principi contenuti nella presente decisione.

Attesa la novità e complessità della questione sussistono giusti motivi per compensare tra le parti le spese processuali."


http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Cagliari/Sezione%202/2010/201001111/Provvedimenti/201100864_01.XML

sabato 30 luglio 2011

APPELLO:IL TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE


« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »

(Articolo 1 della Costituzione Italiana)

L'iniziativa di Ceroni del PDL: con la modifica dell'art. 1 si vuole rimarcare la centralità del Parlamento anche rispetto al governo, alla Consulta e al presidente della Repubblica. Il testo della proposta, depositata a Montecitorio negli scorsi giorni, diverrebbe così: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".

Il treno delle donne per difendere la costituzione è un’iniziativa tutta al femminile che parte dal basso per difendere i diritti fondamentali dei cittadini italiani e che dimostra una volta di più il connubio strettissimo tra donne e politica.

"Il treno delle donne per la costituzione"

Il dettato presente sul sito ufficiale dell’iniziativa recita così:

E’ chiaro a tutti che con la proposta di modifica dell’art. 1 della nostra Costituzione in Italia si prospetta un pericolo concreto di dittatura, poiché tale sarebbe un Parlamento che sovrasta tutti gli altri organi Costituzionali.

Noi donne non possiamo permettere che un simile scempio si consumi!
E’ arrivato il momento di fare sentire chiara e forte la nostra voce, e per questo motivo dobbiamo chiedere al Presidente della Repubblica di ascoltare anche la nostra opinione!
Le donne sono la maggioranza in questo Paese e nessuno può permettersi di ignorare il nostro pensiero, le nostre preoccupazioni, la nostra presenza

"donne e costituzione"Un’iniziativa degli attivisti italiani e soprattutto per le donne in politica, per proteggere la costituzione. In gran parte costituita da reti femminili, la proposta è quella di radunarsi a Roma e dar vita ad una grande manifestazione, arrivando nella Capitale con il treno. Da cui il titolo dell’evento “Il treno delle donne”. Il treno delle donne attraverserà l’Italia per dare risalto alla costituzione, per difenderla in un evento che punta a creare attenzione attorno al problema politico della modifica della carta costituzionale.

L’obiettivo è arrivare a Roma il 22 e 23 settembre e circondare il Parlamento. Si è scelto come interlocutore privilegiato il Presidente della Repubblica, perché difenda la carta dei diritti degli fondamentali degli italiani.
Se volete partecipare all’evento ecco dove iscrivervi

potete scrivere a:

retedonnesiciliane@li​bero.it; Info@trenodelledonneperlacostituzione.it

o visitare la pagina di iscrizione
Nella stessa pagina indicazioni anche sul prezzo del biglietto e attività di logistica.

L’iniziativa è promossa da alcuni gruppi, fra cui i movimenti di rivoluzione gentile, nati sulla scia dei movimenti delle donne:

RETE DELLE DONNE SICILIANE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
GRUPPO VENETO RETE RIVOLUZIONE GENTILE
MOVIMENTI CIVICI
RADIO CENTO PASSI
CONSULTA DELLE DONNE
ONERPO (Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità)
FORUM AMBIENTALISTA
RETE VIOLA
MOVIMENTO NO COKE ALTO LAZIO
VESPRI SICILIANI

Fonte: www.ilsitodelledonne.it

lunedì 23 maggio 2011

UNIONCAMERE UMBRIA - INCONTRO CON LE IMPRENDITRICI DELL'AREA ORVIETANA - ORVIETO - PALAZZO DEI SETTE - ORE 15,30

UNIONCAMERE UMBRIA

ALLE IMPRESE UMBRE AL FEMMINILE
DELL’AREA ORVIETANA
Oggetto: L’imprenditoria femminile per lo sviluppo del territorio: incontro con le imprenditrici dell’area orvietana.

Gentile imprenditrice,
ho il piacere di comunicarLe che il Comitato regionale per la promozione dell’imprenditoria femminile (Crif), con il coordinamento di Unioncamere Umbria, ha programmato per il giorno mercoledì 25 maggio p.v., alle ore 15.30 presso la sala del Governatore a Palazzo dei Sette ad Orvieto, un incontro con le imprenditrici del
territorio orvietano sul tema “L’imprenditoria femminile per lo sviluppo del territorio” .
Con l’iniziativa si intende creare un occasione per favorire e incentivare il rilancio e la qualificazione dell'imprenditoria femminile locale, per confrontarsi su tematiche fondamentali concernenti la gestione aziendale e per sviluppare un network di relazioni nel territorio.
All’incontro, saranno presenti le rappresentanti dei comitati che illustreranno le attività di promozione e sostegno all'imprenditoria femminile, le iniziative di informazione, formazione ed assistenza attualmente in corso.
Parteciperanno, inoltre, il prof. Sergio Sacchi e il prof. Paolo Fratini che avranno il compito di delineare un quadro sulla presenza delle donne nel mondo dell'imprenditoria umbra e sulle caratteristiche peculiari della gestione
femminile dell'impresa.
Confidando nella sua gradita partecipazione all’evento La informo che per le adesioni è disponibile la segreteria organizzativa al n° 0744 489238/224 mail chiara.brutti@umbria.camcom.it oppure staff@umbria.camcom.it.
Distinti saluti.
IL DIRETTORE
(Dr.ssa Giuliana Piandoro)

giovedì 17 febbraio 2011

"Se non ora quando": le donne torneranno presto in piazza: le testimonianze di Bindi e Camusso


Non erano poche radical chic, non erano solo brutte, vecchie, di sinistra e soprattutto non erano poche. Non c’erano solo le voci della presidente del Pd, Rosy Bindi, o del segretario Cgil, Susanna Camusso. Domenica scorsa al grido di “Se non ora quando?” l’Italia è stata scossa da un movimento di piazza che ha dimostrato al mondo intero come il popolo italiano, fatto di donne e uomini, non subisca passivamente qualsiasi arroganza del potente di turno.

E nessuno si aspettava una risposta così corale. Non se lo aspettavano il governo, i partiti d’opposizione e le stesse organizzatrici. Lo dimostrano le piazze scelte come sede della protesta che si sono rivelate tutte troppo piccole per contenere la marea di cittadine e cittadini scesi per strada ad esternare la propria indignazione, non tanto per lo scandalo Ruby, quanto per quello della rappresentanza femminile tradita da criteri di selezione tutt’altro che meritocratici.

Una risposta così forte autorizza il comitato organizzatore a volare alto, a non fermarsi qui e promettere nuove iniziative. “Grazie alle donne e agli uomini che sono scesi nelle piazze di tutta Italia e di tanti paesi di tutto il mondo per manifestare la volontà di costruire un paese migliore”, si legge nel comunicato diffuso attraverso il blog senonoraquando. “Grazie per l’adesione e il sostegno che ha unito così tante persone, numeri che non possono e non devono essere ignorati”, e poi la promessa: “La nostra lotta continua. Presto sul blog scriveremo quali saranno le prossime iniziative. Ieri è iniziata la risposta al nostro 'se non ora, quando?'. Inizia l’adesso”.

Ecco qual è la speranza che molte e molti traggono dall’evento di domenica: che sia l’inizio di un movimento civico di opinione e di azione. Un movimento senza colore politico e senza connotazione di genere, perché è vero che tutto può partire dalle donne ma è la cittadinanza intera che può accogliere l’invito a dire “basta” alla volgarità, alla menzogna e al lassismo di Stato.

Fonte: Tiscali - di Claudia Mura
Immagine: Il fatto Quotidiano
15 febbraio 2011

venerdì 11 febbraio 2011

EMILY IN ITALIA UMBRIA :SE NON ORA QUANDO ? - DOMENICA ORE 15,30 - PIAZZA DELLA REPUBBLICA - ORVIETO



Se non ora, quando?

In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.

se non ora quando

Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.

Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.

Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.

Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.

Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.

Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.

Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.

Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.
" Il primo compito del Partito Democratico deve essere quello di restituire credibilità alla politica". Rosy Bindi