Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 075 del 22/10/2008
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente SCHIFANI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,02).
Si dia lettura del processo verbale.
STIFFONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico
PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.
Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,04).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la senatrice Soliani per illustrare la questione pregiudiziale QP7.
SOLIANI (PD). Signor Presidente, signora Ministro, colleghi, parlare di Cittadinanza e Costituzione, come fa l'articolo 1 di questo decreto, e metterne in discussione principi e valori negli articoli successivi, è il paradosso di questo provvedimento.
Come si fa a parlare dell'articolo 3 della Carta costituzionale, che proclama l'eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua - sottolineo, di lingua -, di religione, mentre si opera, con l'articolo 4 di questo decreto, una riduzione tale del tempo scolastico, degli insegnanti, delle compresenze, delle relazioni educative interne ed esterne alla scuola, da indebolire oggettivamente l'azione della Repubblica volta - è sempre l'articolo 3 - a rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza di cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana?
Perché la scuola è lo strumento formidabile per attuare questo articolo, per modificare le condizioni di partenza, per realizzare la mobilità sociale. Perché la scuola è la Repubblica. C'è un rapporto vitale tra la scuola e la Costituzione, che va ben oltre l'articolo 1 di questo decreto. La Costituzione si deve insegnare, si deve conoscere e si deve coerentemente praticare. L'articolo 4 del decreto, che introduce, vent'anni dopo, l'insegnante unico nella scuola primaria, in luogo della scuola a tempo pieno o con moduli articolati nel tempo e nell'insegnamento, istituita dalle leggi nn. 820 del 1971, 517 del 1977 e 148 del 1990, opera una drastica restrizione delle opportunità educative e di apprendimento dei ragazzi italiani.
Proprio perché taglia, smantella, riduce e restringe, questo intervento si configura come un attentato all'esercizio del diritto all'istruzione di cui debbono poter godere, secondo la Costituzione, i bambini di oggi nel nostro Paese. Questo è l'interrogativo sostanziale sulla costituzionalità di questo decreto. Parlo di quei bambini, di quei ragazzi a cui la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, inserita nel Trattato di Lisbona, all'articolo 24, si rivolge così: "In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente", anche - aggiungo io - di fronte all'organizzazione scolastica. Questa è l'Europa che noi oggi siamo.
Quale scuola elementare si prepara ai bambini di oggi e di domani con questo decreto? Più inclusiva o meno inclusiva di quella di oggi? Più ricca o più povera di stimoli? Certamente più povera. Più povera di rapporti interpersonali, di mezzi, di cultura, di educazione, di qualità. Ogni tempo sprecato nell'infanzia o nell'adolescenza è una perdita o un ritardo per il futuro. Questa è la nostra responsabilità.
Guardiamo questo provvedimento con lo sguardo verso il futuro dei bambini di tre o quattro anni che frequentano oggi la scuola dell'infanzia, o di quella di sei e sette anni che frequentano la scuola elementare e chiediamoci: dà loro maggiori opportunità la scuola che esce da questo decreto e dai provvedimenti che lo accompagnano? Noi abbiamo il dovere in quest'Aula di rappresentare gli interessi dei bambini, perché vale anche per loro l'articolo 2 della Costituzione, che parla della solidarietà sociale. Li riguarda. E il citato articolo 24 della Carta europea dice che i minori, quindi i bambini e ancor più gli adolescenti, «possono esprimere liberamente la propria opinione. Questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità».
L'insegnante unico, ministro Gelmini, modifica la struttura della scuola primaria, che è tra le migliori del mondo, quella che ha consentito di più di rimuovere gli ostacoli di cui parla la Costituzione. È questo che si aspettano i bambini italiani oggi? Sa il Ministro che la solitudine del maestro unico, da solo di fronte ai molti problemi e di fronte al mondo, è insostenibile? Verranno poi da sé, immediatamente - perché altrimenti non si regge nella classe - le classi differenziate per immigrati e ragazzi con difficoltà; verrà l'assistenza dei doposcuola per i più poveri, in luogo della scuola, una bella scuola per tutti! (Applausi dal Gruppo PD). Sa, il Ministro, che una scuola più povera mette in difficoltà le famiglie e, in particolare, le donne, e che questo non è compatibile con la tutela accordata alle famiglie, appunto, dagli articoli 29 della Carta costituzionale e 33 della Carta dei diritti dell'Unione europea? Lo sa, il Ministro, che, secondo il recente rapporto della Banca d'Italia sulle economie regionali, le cause dei risultati insufficienti delle scuole del Sud non sono rappresentate dagli insegnanti, ma dalla mancanza di infrastrutture edilizie e dalla bassa condizione sociale ed educativa delle famiglie?
Sa, il ministro Gelmini, che la legge n. 148 del 1990, che istituì l'attuale scuola elementare, fu l'esito di un dibattito lungo e approfondito nel Governo, nel Parlamento, nella scuola e nel Paese, come ricorda oggi il Ministro della pubblica istruzione di allora, Sergio Mattarella? Sa, il Ministro, che la scuola dei moduli venne dopo i nuovi programmi del 1985, che, sotto la spinta dei cambiamenti sociali e culturali, ritennero motivatamente insufficienti nel mondo di 20 anni fa il maestro unico e le 24 ore settimanali? Sa, il Ministro Gelmini, che nel biennio 1987-1988 vi fu una sperimentazione sul campo, prima che la suddetta legge fosse varata, su 6.000 classi, nel primo anno, e su 21.000, nel successivo, con esito positivo, come registrò la Conferenza nazionale sulla scuola del 1990? Non dico che così si governava, ma dico che così si deve governare. (Applausi dal Gruppo PD). Chi ha raccontato al ministro Gelmini che la ragione di quella riforma è stata l'occupazione dei docenti? Non si mette mano alla scuola senza una memoria, senza una visione, soltanto per pura economia! (Applausi dal Gruppo PD).
In questi giorni, ministro Gelmini, è in visita alle scuole dell'infanzia di Reggio Emilia l'economista James Heckman, premio Nobel nel 2000 per l'economia, che, intervistato, ha detto che investire nell'infanzia porta un ritorno anche economico e che vi sono gli strumenti per dimostrarlo. Sull'investimento iniziale vi è un ritorno annuo valutabile nella misura del 10 per cento, superiore a certi investimenti sul mercato azionario dove il tasso di ritorno medio è dell'ordine del 6 per cento sul lungo termine. Nella situazione globale in cui ci troviamo, che non sarà così per tutta la vita dei nostri ragazzi, ciò di cui dobbiamo preoccuparci ora è pensare a investimenti, dice Heckman, in programmi per l'educazione dell'infanzia, in particolare degli immigrati, perché sarà quella che porterà il maggior ritorno economico. Questa è la visione, signora Ministro, alternativa a quella del Ministro dell'economia, il quale ha così sintetizzato la sua pedagogia sulla stampa: un maestro, un libro, un voto. Questa è la miseria del vostro programma: in realtà, a Tremonti la scuola non interessa; gli interessa far cassa per altri interessi e il ministro Gelmini, semplicemente, esegue.
Signor Presidente, infine, vi è un altro punto che vorrei evidenziare prima di avviarmi a concludere: l'articolo 5 del decreto determina quantità e contenuto dei libri di testo e mette vincoli precisi, stabilendo per quanto tempo debbano durare nella scuola quei libri di testo, ossia cinque anni. Per cinque anni, cioè, non si pensa a nient'altro rispetto a quanto è stato pensato quando si è stampato il libro di testo: e dov'è la libertà d'insegnamento sancita dall'articolo 33 della Costituzione? Possibile che il Governo non avesse altre strade per confrontarsi con gli editori e stabilire anche sgravi fiscali per le famiglie? Qui è accaduto che da un taglio di 8 miliardi di euro, semplicemente, si sia poi sviluppato un pensiero ideologico di grande portata (l'ha dichiarato il ministro Gelmini): cancellare 40 anni di storia italiana!
Non ricorda, signora Ministro, quante vittime può mietere un approccio di questa natura? Ecco perché, signor Presidente, questo decreto è lontano dalla nostra Costituzione. Ecco perché, in Italia, cresce la ribellione democratica, che non è - come ha dichiarato poco fa il ministro Sacconi, oggi presente in quest'Aula - frutto di una minoranza di presuntuosi o di una generazione di docenti cinica e ideologizzata.
Avete tentato di toccare la Carta costituzionale formale e il popolo qualche anno fa ha respinto il tentativo. Ma se si tocca la vita delle persone, delle nuove generazioni...
PRESIDENTE. Per favore, si avvii a concludere, senatrice Soliani.
SOLIANI (PD). Sto per terminare, Presidente.
Come dicevo, se si tocca la vita delle persone, delle nuove generazioni allora il popolo comincia a dire no, perché l'Italia non è disposta a vedere le nuove generazioni private della chance più importante per il loro futuro: l'istruzione. Perché questa, signor Presidente, sarà la generazione che per prima avrà meno istruzione delle precedenti e questo non è propriamente quello che prevede la Carta costituzionale.(Vivi applausi dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut. Congratulazioni).
venerdì 24 ottobre 2008
IMPRESE FEMMINILI: AGEVOLAZIONI
UMBRIA: FONDO CREDITO AGEVOLATO PIU' FAVOREVOLE PER IMPRESE FEMMINILI
(ASCA) - Perugia, 23 ott - Il Fondo per operazioni di credito agevolato, rifinanziato dalla regione Umbria e gestito da Unicredit Banca di Roma, prevede un contributo in conto interessi, concesso ad abbattimento del tasso applicato al finanziamento bancario pari al 60% del tasso di riferimento, per gli investimenti in impianti ed attrezzature e per la formazione di scorte. Detto limite e' aumentato al 70% del tasso di riferimento, nel caso di nuove imprese femminili; al 35% del tasso di riferimento, per gli investimenti in immobili ed in beni usati. Indipendentemente dall'importo del finanziamento, quello ammissibile al contributo in c/interessi non potra' essere inferiore a 10 mila euro ne' superiore a 200mila Euro. Nuova anche la modalita' di presentazione: l'accesso alle domande di ammissione al contributo - spiega un a nota - viene automatizzato con l'attivazione del software ''Chebandi'', prodotto dalla software house umbra Pegaso 2000, completamente online, che presenta notevoli vantaggi per le Aziende che intendono accedere al contributo. Le Aziende sono guidate nell'inserimento delle informazioni richieste; la compilazione delle domande (che comunque devono successivamente essere inviate all'Ente gestore) e' telematico e potra' essere delegato anche ad associazioni di categoria e consulenti.
(ASCA) - Perugia, 23 ott - Il Fondo per operazioni di credito agevolato, rifinanziato dalla regione Umbria e gestito da Unicredit Banca di Roma, prevede un contributo in conto interessi, concesso ad abbattimento del tasso applicato al finanziamento bancario pari al 60% del tasso di riferimento, per gli investimenti in impianti ed attrezzature e per la formazione di scorte. Detto limite e' aumentato al 70% del tasso di riferimento, nel caso di nuove imprese femminili; al 35% del tasso di riferimento, per gli investimenti in immobili ed in beni usati. Indipendentemente dall'importo del finanziamento, quello ammissibile al contributo in c/interessi non potra' essere inferiore a 10 mila euro ne' superiore a 200mila Euro. Nuova anche la modalita' di presentazione: l'accesso alle domande di ammissione al contributo - spiega un a nota - viene automatizzato con l'attivazione del software ''Chebandi'', prodotto dalla software house umbra Pegaso 2000, completamente online, che presenta notevoli vantaggi per le Aziende che intendono accedere al contributo. Le Aziende sono guidate nell'inserimento delle informazioni richieste; la compilazione delle domande (che comunque devono successivamente essere inviate all'Ente gestore) e' telematico e potra' essere delegato anche ad associazioni di categoria e consulenti.
giovedì 2 ottobre 2008
CROLLA IL MERCATO SENZA LO STATO. (DOCUMENTO ESCLUSIVO)
CROLLA IL MERCATO SENZA LO STATO. (DOCUMENTO ESCLUSIVO)
Il Governo americano ha annunciato che stanno arrivando 700 miliardi di dollari e le Borse di tutto il mondo s’impennano come non mai negli ultimi anni, in barba al dogma del mercato che fino a ieri era assediato dalla inefficienza pachidermica dello Stato, nemico dello sviluppo e della libertà.
Con queste cazzate hanno condito milioni di consumatori e oggi i liberisti sono diventati antimercatisti e si mettono in fila ad aspettare i finanziamenti dello stato come ancòra di salvataggio e della propria lurida avidità. BALLE, questo è l’asset di questo sistema che si manifesta attraverso l’ignoranza alimentata dall’informazione, nessuna memoria, nessuna consapevolezza, conformismo e superficialità.
Non pensiate che tutto questo sia lontano da noi, e non crediate alle raccomandazioni di quegli esperti e di quei politici italiani che sostengono che il nostro Paese resterà estraneo al tracollo della finanza degli imbroglioni. Siamo tutti coinvolti, nessun salvacondotto è previsto e ce ne rendiamo conto solo quando uno come DAVID PARENZO si domanda per quale motivo ha avuto il coraggio di pubblicare i nomi delle banche italiane che hanno venduto obbligazioni Lehman Brothers, perchè? Vuoi vedere che i grandi giornali (Corriere, Repubblica, ecc…) hanno qualcosina da nascondere? Forse nei loro consigli di amministrazione siedono proprio quelle banche che hanno venduto prodotti Lehman? Intanto qui sotto ecco la lista proibita che forse non vedrete mai pubblicata.
CRACK LEHMAN BROTHERS IN ITALIA Esposizione banche e assicurazioni 1.457 mln €
1. Unipol: 370 mln € (120 polizze index con sottostante bond, 250 obbligazioni)
2. Mediolanum: 270 mln € (230 polizze index con sottostante bond, 40 obbligazioni)
3. Intesa San Paolo: 260 mln € (bond per un nominale 166 milioni di euro, crediti per cassa 51 milioni di euro, crediti di firma 3 milioni di euro, mark-to-market 40 milioni di euro)
4. Unicredito 160 mln € (bond nominale 120 mln €, mark-to-market 28 mln €, linee credito 12 mln)
5. Generali 110 mln € (polizze index con sottostante bond)
6. Banco Popolare 60 mln € (bond per un nominale)
7. MPS 50 mln € (bond per un nominale)
8. Bcc 40 mln € (polizze index con sottostante bond)
9. Fondiaria Sai 38 mln € (polizze index con sottostante bond)
10. Bper 24 mln €
11. UBI 20 mln € (bond per un nominale 13 mln €, derivati 7 mln €)
12. RAS 20 mln € (polizze index con sottostante bond)o) Credem 14 mln € (mark to market)
13. Alleanza 10 mln € (bond per un nominale)
14. Bpm: 9 mln € (bond per un nominale)
15. Banca Italease 2 mln € (leasing and factoring)
Fonte: il blog di Luigi Crespi
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