Colomba Antonietta Porzi
Anna Maria Mozzoni
Eleonora De Fonseca Pimentel
Giuditta Sidoli
Cristina Trivulzio di Belgioioso
Teresa Casati Confalonieri
Nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia si dovrebbe pensare con gratitudine alle numerose e per lo più sconosciute donne del nostro Risorgimento.
In una società dove tutto era in mano agli uomini,ci furono numerose donne che si impegnarono su diversi fronti per la libertà. Vorrei raccontarvi di alcune di queste donne che con il loro impegno,sia nascosto che manifestato ci hanno aiutato ad essere ciò che siamo ed ad ottenere un’Italia Unita.
Molteplici furono i campi d’azione delle protagoniste del Risorgimento.
Furono mogli di patrioti come Teresa Casati Confalonieri che spese la sua vita nel tentativo di salvare il marito.
Furono amanti come Giuditta Sidoli,compagna di Mazzini e Nina Giustiniani amante di Cavour che si ribellarono così ai matrimoni combinati, di regola in quei tempi per affermare una libertà personale sconosciuta fino a quel momento.
Sacrificarono il loro status sociale di nobil donne come la principessa Cristina Trivulzio di Belgiosioso , giornalista ed editrice, che fu costretta ad emigrare in Francia a causa della divulgazione e della promozione dell’ Unità di Italia.
Morirono sul patibolo per l’Unità d’Italia. Eleonora Fonseca Pimentel, poeta e scrittrice, fu in primo piano nella Napoli repubblicana e giacibina del 1799 e fu tra le prime donne ad essere condannata a morte dai seguaci reazionari della monarchia. La sua battaglia politica era ispirata dagli ideali della Rivoluzione Francese e quindi si batteva per i ceti più deboli, per l’affermazione della libertà e per il progresso.
Morirono anche sul campo di battaglia come Colomba Antonietti Porzi, figlia di un fornaio di Foligno, che insieme al marito, conte Luigi Porzi, scelsero di combattere insieme a Garibaldi.Quando lei morì, vestita da maschio con la divisa da bersagliere, Garibaldi disse che Colomba sarebbe stata per sempre la “madre della Patria”.
Un’altra forma di resistenza fu il rifiuto di una vita in convento imposta:Enrichetta Caracciolo che riuscì a liberarsi dei voti dopo ingiustizie di ogni tipo.
Le donne del Risorgimento si prestarono anche sul fronte legato alle attività di soccorso:la gestione delle ambulanze e degli ospedali durante i periodi di guerra,il sostegno ai più poveri come ai contadini, alle prostitute ed ai carcerati. Sostennero la creazione di scuole, asili, collegi e fondazioni.Furono le prime a porsi il problema dell’istruzione per le bambine in una società dove la cultura era solo riservata agli uomini.
Altre presero parte attivamente al Risorgimento nel ruolo “di giardiniere”all’interno della Carboneria.
Giardiniere,con questo termine venivano chiamate tutte le donne che,appartenenti alla Carboneria,invece di riunirsi in luoghi segreti si incontravano nei loro giardini.Ogni raggruppamento,giardino formale o aiuola,era formato da 9 donne.Per potervi entrare queste dovevano superare lunghi periodi di indagine.All’interno delle giardiniere vi era una gerarchia:
-Apprendista,erano le più giovani e inesperte in loro motto era: ”COSTANZA E PERSEVERANZA”.
-Maestre giardiniere,vi si arrivava dopo un lungo tirocinio;il loro motto era “ONORE E VIRTù”Erano autorizzate a portare il pugnale tra calze e giarrettiera.Il loro segno di riconoscimento era:disegnare un semicerchio toccandosi la spalla sinistra e poi la destra e battendo tre colpi sul cuore.La società delle giardiniere iniziò ad operare in Lombardia dopo il marzo del 1821.
Ne fu un’illustre rappresentante Maria Gambarana in Frencavalli che,grazie ai suoi possedimenti in Lomellina poteva facilmente viaggiare tra Lombardia e Piemonte,portando ordini e messaggi.
Infine, fu una scelta estrema,l’intervento diretto ai moti rivoluzionari e alle sommosse in seguito ai quali alcune furono imprigionate e uccise,alcune anche minorenni.
Albonio Maria di 12 anni,Sarta,Fiocchi Maria di 12 anni contadina,Vigano Teresa di 8 anni e molte altre.Erano poco più che bambine,povere e sconosciute.Eppure anche a loro dobbiamo un pezzetto della nostra libertà
Il cammino verso l’emancipazione e la libertà delle donne è tutt’ora in evoluzione se pensiamo che solo quasi un secolo dopo nel 1947 alle donne fu concesso il diritto di voto, se leggiamo a seguire l’appello del 1864 di Anna Maria Mozzoni ci rendiamo conto che a tutt’oggi il diritto a pieno titolo di cittadinanza alle donne italiane , è ancora in buona parte precluso.
Anna Maria Mozzoni, nata a Rescaldina nel 1837 fu una pioniera di spicco del femminismo italiano. La donna e i suoi rapporti sociali, pubblicato nel 1864, è un’appassionata invocazione all’ingresso delle donne nelle strutture sociali. Leggere oggi le sue parole stupisce per la modernità di un programma concreto e articolato di riforme.
'La donna e i suoi rapporti sociali' di Anna Maria Mozzoni
"La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma, e chiedere:
I. Che le sia impartita un'istruzione nazionale con larghi programmi.
II. Che sia parificata agli altri cittadini nella maggiorità.
III. Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettorale, se non eleggibile.
IV. Che l'equilibrio sia ristabilito fra i coniugi.
V. Che la separazione dei beni del matrimonio sia diritto comune.
VI. Che l'adulterio ed il concubinato soggiacciano alle stesse prove legali ed alle stesse conseguenze.
VII. Che il marito non possa rappresentare la moglie in nessun atto legale, senza suo esplicito mandato.
VIII. Che siano soppressi i rapporti d'obbedienza e di protezione, siccome ingiusta l'una, illusoria l'altra.
IX. Che nel caso che la moglie non voglia seguire il marito, ella possa sottoporre le sue ragioni ad un consiglio di famiglia composto d'ambo i sessi.
X. Che il marito non possa alienare le proprie sostanze sia a tìtolo oneroso, sia gratuito, né obbligarle in nessun modo, senza consenso della moglie, e reciprocamente - Dacché il coniuge sciupatore dev'essere mantenuto dall'altro, è ben giusto che la controlleria sia reciproca.
XI. Che la madre sia contatrice, secondo lo vuole diritto naturale.
XII. Che il padre morendo elegga egli stesso un contutore, e la madre a sua volta elegga una contutrice ai suoi figli.
XIII. Che sia ammessa la ricerca della paternità, e soggiaccia alle prove legali, alle quali soggiace l'adulterio.
XIV. Che si faccia più severa la legge sulla seduzione, e protegga la donna fino ai venticinque anni.
XV. Che sia la donna ammessa alla tutela ed al consiglio di famiglia.
XVI. Che abbia la tutrice gli stessi diritti del tutore; e, dove v'abbia discordia, giudichi in prima istanza il consiglio di famiglia, quindi il tribunale pupillare.
XVII. Che siano aperte alla donna le professioni e gl'impieghi.
XVIII. Che possa la donna acquistare diritti di cittadinanza altrimenti che col matrimonio.
[...]
Ho già detto, ch'io credo dovere la donna apporre il suggello del suo genio sopra tutte le umane istituzioni, che fin qui non si possono che abusivamente chiamar tali, opera quali sono di una casta appartenente alla metà dell'uman genere; e non potrassi mai pensare altrimenti, finché la specie nostra, come tutte le altre, sarà composta di due termini.
[...]
Se le nazioni vogliono camminare alla libertà, è d'uopo, che non si trattengano in seno, terribile ingombro e potente avversario, un elemento impersuaso e malcontento così numeroso, qual è il femminile".